Il film Paziente 64 – Il giallo dell’isola dimenticata non è ispirato ad una storia vera, perché è tratto da un romanzo dello scrittore Jussi Adler-Olsen, ma si riferisce in parte a vicende realmente accadute sull’Isola di Sprogø, in Danimarca, che tra gli anni ’20 e ’60 del secolo scorso, era sede di un ospedale femminile, l’istituto Kellersk, tristemente noto per gli abusi perpetrati sulle ricoverate.
La storia di Paziente 64 vede protagonisti due agenti, Carl Mørck e Assad, che indagano sul peculiare ritrovamento di tre cadaveri in un vecchio appartamento di Copenhagen. I tre corpi in avanzato stato di decomposizione, appartenenti a due donne e un uomo uccisi in modo efferato, erano stati occultati dietro una finta parete e sistemati attorno ad un tavolo da pranzo. Uno dei dettagli più strani però, è che il tavolo presenta un posto vuoto, ma apparecchiato. I due agenti, che si occupano di casi irrisolti, scoprono che quei morti sono collegati in qualche modo all’ospedale femminile dell’isola di Sprogø, dove per circa quarant’anni furono rinchiuse almeno 500 donne considerate promiscue o mentalmente instabili, che avevano una possibilità di uscire solo se accettavano di essere sterilizzate.
Come scrive The CPHPost, la nascita dell’istituto Kellersk, realmente esistito, va collocata in un periodo in cui l’Europa faticava a riprendersi dalla Prima Guerra Mondiale e le condotte sessuali troppo libere erano additate come l’origine di numerosi problemi. Nello specifico, si riteneva che le donne sessualmente attive erano le principali responsabilidella diffusione di malattie che contribuivano ad un abbassamento della qualità genetica della popolazione. Quindi le donne che venivano considerate “ninfomani” o instabili venivano mandate sull’isola e dopo qualche anno lo stesso dottor Kellersk decideva se potevano uscire, a patto che si sottoponessero a sterilizzazione. La struttura era gestita come una fattoria, ma le donne non venivano pagate, e a ricevere i soldi erano le loro famiglie. Come ha spiegato anche Clara Rosager, una delle attrici che nel film interpreta una delle pazienti dell’istituto:
“Ne ho parlato con mia nonna e lei ricordava benissimo di Sprogø. Era il tipo di posto in cui dicevano che saresti andata se non ti fossi comportato bene. Era un metodo di intimidazione”
Jussi Adler-Olsen ha spiegato in un’intervista al blog letterario Emotions, che la storia di Paziente 64 è stata un modo di rendere omaggio a suo padre.
“Per me è stata un’opportunità per rendere omaggio a mio padre. Da bambino ho vissuto nella parte nord de Jutland e diverse volte ci recavamo in Selandia per far visita ai parenti. Ogni volta che il traghetto passava davanti all’isola di Sprogø, mio padre parlava delle povere donne che erano state rinchiuse nell’ospedale dove lui aveva lavorato come specializzando. Mio padre non ha mai dimenticato quelle donne e le ingiustizie e gli abusi della professione medica che hanno dovuto subire. Papà, come medico, era imbarazzato dal fatto che un’istituzione del genere potesse esistere. Con questo libro ho avuto modo di condividere l’indignazione di mio padre e mostrare la nostra empatia nei confronti di queste donne”
Ricordiamo che Paziente 64 – il giallo dell’isola dimenticata è il quarto di una serie di film tratti dai romanzi di Jussi Adler-Olsen ed è preceduto da Carl Mørck – 87 minuti per non morire, The Absent One – Battuta di caccia e A Conspiracy of Faith. A questo link parliamo del finale di Paziente 64.