Candidato all’Oscar come migliore film straniero, Perfect Days di Wim Wenders narra la storia di Hirayama, addetto alle pulizie dei bagni pubblici di Tokyo. Uomo dalla vita abitudinaria, illuminata però da sprazzi di bellezza improvvisa, il protagonista del lungometraggio è anche un grande appassionato di lettura. Lo vediamo mentre sdraiato sul futon legge con avidità i libri che acquista sempre nello stesso negozio. Sono tre i volumi che Hirayama indirettamente ci presenta: Le palme selvagge di William Faulkner, Gli alberi di Aya Koda e Urla d’Amore di Patricia Highsmith. Scopriamo qualcosa in più su queste opere.
1. Le palme selvagge di William Faulkner
Pubblicato nel 1939 è composto da due racconti. Nel primo una coppia decide di ritirarsi in solitudine, vivendo esclusivamente dell’amore che nutrono l’una per l’altro. Salvo poi autodistruggersi. Nel secondo, invece, un detenuto è spedito a salvare una donna che durante un’esondazione del Mississippi, si è aggrappata a un albero per partorire. L’uomo salva la donna, fa nascere il bambino e poi torna in prigione.
2. Gli alberi di Aya Kōda
Il secondo libro è Gli alberi della scrittrice e saggista Aya Kōda, scomparsa nel 1990. Un’opera abbastanza misteriosa, mai pubblicata in italiano, che l’autrice ha scritto sul finire degli anni ’70 e che è stata data alle stampe postuma nel 1992. Kōda è una figura interessante della narrativa giapponese, particolarmente interessata al rapporto tra essere umano e natura. Proprio come Hirayama che spesso passa le sue giornate contemplando gli alberi. Non è un caso che la libraia, colpita dalla scelta dell’uomo, si complimenta con lui spiegando come la scrittrice usi le nostre stesse parole, ma in modo differente.
3. Urla d’amore di Patricia Highsmith
Completa il terzetto, la raccolta di racconti di Patricia Highsmith, Urla d’amore. In particolare a interessare Hirayama è quello intitolato La tartaruga. Il giovane, Victor (in cui la stessa scrittrice si riflette), ha un rapporto tormentato con la mamma, illustratrice di libri per l’infanzia. E identificandosi nella sofferenza di una tartaruga che la donna cucina, bollendola viva, uccide la madre in maniera brutale. Finendo in un ospedale psichiatrico. La storia sembra molto distante dalla vita del pacifico Hirayama (Kōji Yakusho), che ha risolto il suo forse doloroso rapporto con la famiglia (che noi conosciamo attraverso la presenza della nipote, figlia della sorella), semplicemente vivendo un’altra vita.