Il film di Carole Link, Quando Hitler rubò il coniglio rosa, è in parte ispirato alla storia vera della scrittrice Judith Kerr, autrice dell’omonimo romanzo. Va sottolineato però, che la scrittrice non approvò tutti i cambiamenti alla storia da lei narrata, per il film, sostenendo che il suo romanzo aveva funzionato per anni e per generazioni di persone così com’era. Alla regista del film inoltre, rivelò che quello da lei raccontato, era stato il periodo più bello della sua vita, nonostante tutto, perché la sua famiglia non era mai stata così unita.
Pubblicato nel 1971, ma arrivato in Italia solo cinque anni dopo, il libro racconta la vicenda di Anna, una bambina di religione ebraica, che viveva a Berlino con la sua famiglia, poco prima dell’ascesa del Führer. Quando Hitler si insediò alla guida della nazione tedesca, perseguitando gli ebrei, la famiglia di Anna lasciò in fretta e furia la città per trasferirsi in Svizzera. La piccola, così, fu costretta ad abbandonare il coniglietto rosa che tanto amava, simbolo della sua infanzia.
Judith Kerr sublimò in questo racconto la sua esperienza di transfuga assieme al padre Alfred Kerr, critico teatrale e fervente anti nazista. Aveva solo 11 anni (due in più della protagonista Anna) quando dovette lasciare Berlino per trasferirsi prima in Svizzera, poi in Francia, infine a Londra, dove rimase fino alla morte, avvenuta nel 2019 a 95 anni.
Judith ebbe l’idea di scrivere Quando Hitler rubò il coniglio rosa, quando portò i figli a vedere Tutti insieme appassionatamente al cinema. Il celebre musical del 1965, con Julie Andrews e Christopher Plummer, era anch’esso ambientato agli albori della Seconda Guerra Mondiale. Poco prima dell’annessione dell’Austria alla Germania.
In quell’occasione Kerr sentì forte il desiderio di raccontare quanto vissuto in prima persona. Soprattutto la lotta di resistenza fatta quotidianamente per non essere scoperta e catturata. Era il suo modo, insomma, di condividere una parte essenziale della vita con i figli e con le bambine e i bambini del mondo. Affinché non dovessero più confrontarsi con simili catastrofi. Alla fine della Guerra, Judith visse serenamente. Sposò lo sceneggiatore Nigel Kneale ed ebbe due figli, Matthew e Tacy, oggi esperta di effetti speciali cinematografici.
Nell’adattare il romanzo di Judith Kerr in un film, la regista Caroline Link ha spiegato in un’intervista a Women and Hollywood che “il libro affronta un periodo buio della storia tedesca, ma al tempo stesso lei prova a raccontare quel che successe agli ebrei con un approccio luminoso, ottimistico e positivo. Il romanzo era triste e commovente, ma al tempo stesso, leggero. Pensai che fosse insolito per storie ambientate in quello specifico periodo, quindi perché non fare un film con lo stesso approccio? Alcune persone però, mi dissero che avrei dovuto drammatizzare la storia, perché non succede molto. Alla famiglia non accade nulla di serio e non si ritrovano in pericolo, nell’immediato”. Così la regista si trovò a doversi inventare qualcosa di nuovo, cercando di mantenere lo stile che aveva caratterizzato la voce narrante di Kerr, per il romanzo.
Judith Kerr però, non approvò tutti i cambiamenti della versione cinematografica. “Ebbi una lunga discussione con Judith sulla sceneggiatura” – spiegò la regista – “Era molto critica circa i cambiamenti che volevo fare. Mi disse che il libro aveva funzionato così com’era per decenni, per generazioni di persone. Ho fatto alcuni cambiamenti perché alcune scene del libro erano troppo costose da realizzare. Per esempio, non abbiamo potuto girare la scena in cui la famiglia celebra una festa nazionale a Parigi, agli Champs-Élysées, insieme a tante persone”
“Spiegai a Judith che volevo rievocare nel film i piccoli momenti che caratterizzano ili libro. I dettagli, le frasi, quello che Anna dice in alcune circostanze, quello che il padre dice ad Anna, a sua madre e a suo fratello. Ho cercato di concentrarmi su queste piccole cose, che creano un’atmosfera. Il film è più sull’atmosfera che sulla trama, perché non succede nulla, alla famiglia. Non vedi mai che si trovano in pericolo, è tutto molto d’atmosfera. Judith mi ascoltò e disse: “Sì, ok, magari verrà bene”.
“Durante le riprese del film, Judith mi disse una cosa sorprendente, che, come tedesca, non avrei osato dire”
Link ha raccontato infine una cosa sorprendente che le disse Judith Kerr, durante la lavorazione del film. “Come tedesca, non avrei mai osato dirlo. Judith mi disse che i quattro anni prima che la sua famiglia arrivasse a Londra sono stati i più belli della sua vita. Per me, questa è una storia di una famiglia di ebrei perseguitata dai nazisti, che è costretta a fuggire. Forse lei, invecchiando, ne ha ricordato gli aspetti più ottimistici. Mi disse che ha amato quel periodo perché “come famiglia, non siamo mai stati così uniti, prima… e dopo”.
Ricordiamo che Quando Hitler rubò il coniglio rosa è in streaming.