Sin dai titoli di testa di The Deliverance – La redenzione, viene sottolineato che il film è ispirato alla storia vera di Latoya Ammons, una donna che nel 2011, a Gary, nell’Indiana, fu coinvolta in un caso di possessione demoniaca nell’abitazione in cui abitava con sua madre e i suoi tre figli di 7, 9 e 12 anni. Va specificato però, che nonostante la Ammons risulti tra i produttori associati del film, il regista Lee Daniels e gli sceneggiatori Elijah Bynum e David Coggeshall si sono presi numerose libertà rispetto alla vicenda originale, e hanno cambiato anche i nomi dei personaggi.
In un articolo pubblicato da IndyStar nel 2014, basato su 800 pagine di documenti ufficiali sulla storia di Latoya Ammons, che includevano le dichiarazioni della polizia, dei servizi sociali, degli psicologi e del personale sanitario, dei menbri della famiglia di Latoya Ammons e di un sacerdote cattolico, si raccontava di come iniziarono i fenomeni paranormali, quali provvedimenti furono presi e come si svilupparono le indagini. La Ammons acconsentì anche alla pubblicazione di valutazioni rilasciate da medici e psicologi, che non erano esattamente a suo favore, purché venisse assicurata la privacy dei suoi figli.
A novembre 2011 gli Ammons si trasferirono in una casa in affitto su Carolina Street 3860 a Gary, un’area tranquilla caratterizzate da villette da un piano. Strani eventi iniziarono a manifestarsi già dal mese successivo, con fastidiosi sciami di mosche che infestavano il portico della casa, protetto da zanzariere, nonostante le temperature invernali. Rosa Campbell, la madre di Latoya, disse che non era una cosa normale: “continuavamo ad ucciderle, ma le mosche tornavano”. Va sottolineato che il proprietario di quella che in seguito sarà chiamata La casa dei 200 demoni, dichiarò che né prima, né dopo la permanenza degli Ammons, si erano verificati eventi soprannaturali (al contrario di come accade nel film, con i precedenti proprietari). Nel 2016 l’abitazione fu acquistata da Zak Bagans che la demolì dopo aver girato al suo interno un documentario dal titolo Demon House. Quelle che vedete nel trailer qui sotto sono le riprese effettuate nella vera casa al centro della storia.
Rosa Campbell e Latoya Ammons raccontarono anche di altri episodi strani. Ad esempio capitava che dopo mezzanotte sentissero dei passi pesanti che salivano la scala della cantina e poi a seguire, lo scricchiolio della porta che collegava la cantina e la cucina. Nonostante i rumori però, non c’era nessuno. Provarono anche a chiudere la porta a chiave, ma i rumori proseguirono. La madre di Latoya raccontò anche che una notte si svegliò e vide l’ombra di un uomo che camminava in salotto. Quando si alzò dal letto per vedere cosa stesse succedendo, trovò delle grosse impronte bagnate sul pavimento.
Il 10 marzo 2012 però, la sensazione di disagio che ormai accompagnava la quotidianità degli Ammons da mesi, si trasformò in paura. Erano le due del mattino e gli Ammons non erano a letto, perché era morta una persona cara ed erano in compagnia di alcuni amici con i quali condividevano il lutto. Latoya, che era nella camera da letto di Rosa, ad un certo punto iniziò a chiamare sua madre, gridando. Rosa entrò nella sua stanza e vide che sua nipote di dodici anni stava letteralmente levitando sopra il letto, priva di coscienza. Stando al loro racconto, gli Ammons e le altre persone che si trovavano in casa in quel momento, si disposero attorno alla ragazza e si misero a pregare. La ragazzina poi discese sul letto e si risvegliò, ignara di cosa era successo. Gli amici che quella notte erano con gli Ammons, non tornarono mai più a trovarli. Dopo quell’episodio così eclatante, Rosa disse a sua figlia che avevano bisogno di aiuto e che dovevano parlare con qualcuno che sapesse come gestire la situazione che si era venuta a creare.
Le due donne erano ormai consapevoli che si trattava di eventi soprannaturali. Si misero in contatto con diverse chiese locali, ma la maggior parte di loro non volle nemmeno ascoltarle. Solo i sacerdoti di una chiesa, in particolare, acconsentirono ad aiutare gli Ammons e andarono a trovarli. Ammisero che la loro casa era infestata da spiriti e diedero loro dei consigli a dir poco bizzarri: pulire tutta la casa con candeggina e ammoniaca e tracciare delle croci con dell’olio su ogni porta e finestra. Sempre su suggerimento dei sacerdoti, Latoya versò un po’ di olio d’oliva sulle mani e i piedi dei loro figli e poi, sempre con l’olio, tracciò delle croci sulla loro fronte.
Nello stesso periodo Latoya e sua madre si rivolsero anche a due sensitivi i quali stabilirono che la casa era infestata da ben duecento demoni e consigliarono loro di trasferirsi altrove. La famiglia però aveva dei problemi economici e un trasloco non era fattibile, almeno non nell’immediato. Latoya ripiegò su un altro consiglio datole da uno dei due sensitivi e installò un altare giù in cantina, disponendo una candela bianca e tre statue della Sacra Famiglia su un tavolo coperto da un telo bianco. Aprì la Bibbia sul salmo 91 e insieme ad un’altra persona, indossò una maglietta bianca e si coprì il capo con una sciarpa bianca. Sempre su suggerimento di uno dei due medium, Latoya bruciò salvia e zolfo in casa, a cominciare dal piano superiore, fino a scendere. Dopo questi rituali la situazione peggiorò e gli eventi soprannaturali si intensificarono, tanto che alcune notti gli Ammons decisero di andare a dormire in un albergo, per disperazione.
La famiglia spiegò che i demoni iniziarono a possedere Latoya Ammons e i suoi figli. I ragazzi cambiavano espressione, mostrando occhi sporgenti e sorrisi malvagi. Anche le loro voci cambiavano, facendosi più profonde. La loro madre sosteneva che durante le possessioni si sentiva debole e fuori controllo, con il corpo pervaso da una sensazione di calore e da tremolii. La nonna invece, spiegò che su di lei le possessioni non avevano alcun effetto, perché sin dalla nascita era protetta dal maligno.
Tra i figli di Latoya, quello che subì maggiormente l’influsso dei demoni, fu il minore, di sette anni. Come si vede anche nel film, il bambino si chiudeva in uno sgabuzzino a parlare con un bambino che nessuno vedeva e che gli raccontava di essere stato ucciso. Secondo sua nonna inoltre, in un’occasione il bambino fu lanciato fuori dal bagno, in modo violento, da una forza invisibile.
La ragazzina di 12 anni spiegò a degli psicologi che a volte sentiva come se qualcuno volesse strangolarla e tenerla ferma, in modo da impedirle di parlare e muoversi. La ragazza riferì anche che sentiva una voce che le diceva che non avrebbe mai più visto la sua famiglia e che sarebbe morta nel giro di venti minuti.
Uno degli episodi più spaventosi fu documentato in alcuni report dei servizi sociali e del personale medico che era intervenuto a casa degli Ammons. Le testimonianze riportano che il figlio minore di Latoya fu sollevato e lanciato contro il muro senza che nessuno lo avesse toccato. Gli altri due ragazzi invece persero i sensi. Quella volta qualcuno chiamò il 911 e arrivarono diverse ambulanze e sette o otto agenti di polizia. Il medico di famiglia degli Ammons, il dottor Geoffrey Onyeukwu, ricorda che nessuno capiva cosa stesse succedendo. Il figli di Latoya furono portati in ospedale dove poi si risvegliarono. Al risveglio il bambino di 9 anni si comportava in modo normale, ma suo fratello più piccolo urlava e ci vollero cinque uomini per mantenerlo.
Nel frattempo qualcuno chiamò i servizi sociali per chiedere che indagassero su un possibile abuso di minori. Questa persona, di cui non fu svelato il nome nei report, ipotizzava anche che la Ammons avesse dei problemi mentali e che i figli cercassero di assecondarla nei suoi deliri. Le indagini preliminari sul caso furono quindi affidate a Valerie Washington, un’assistente sociale
Nel suo report, la Washington scrisse che la Ammons e i suoi figli furono visitati in ospedale e i sanitari riscontrarono che erano sani e non avevano lividi o escoriazioni. In più uno psichiatra visitò Latoya e disse che era sana di mente. Quando però l’assistente sociale intervistò la famiglia in ospedale, fu testimone della possessione del figlio minore di Latoya. Il bambino righiava, mostrava i denti, rovesciava gli occhi all’indietro e aggredì suo fratello più grande, tentando di strangolarlo, fino a quando degli adulti non riuscirono a liberarlo.
Un prete dell’ospedale in cui erano ricoverati i bambini si rivolse al reverendo Michael Maginot, allo scopo di chiedergli un esorcismo. Il sacerdote rimase interdetto dalla richiesta ma accettò di far visita agli Ammons e fu anche testimone di alcuni fenomeni. Le visite si protrassero nel tempo e alla fine Maginot si decise a chiedere al vescovo Dale Melczek il consenso di eseguire un esorcimo sulla famiglia Ammons. L’esorcismo fu effettuato in più fasi, nell’arco di diverse settimane, e ad un primo rituale, durato due ore, partercipò anche Samantha Ilic, un’altra assistente sociale, che sostituì la Washington che non voleva più tornare nella casa degli Ammons. La Ilic dichiarò:
“Avevamo la sensazione che nella stanza ci fosse qualcuno con te, qualcuno che ti respirava sul collo.”
A giugno il reverendo Maginot eseguì tre esorcismi su Latoya Ammons, in chiesa, a Merrilville. Latoya spiegò che essere esorcizzata le procurava un dolore fisico intenso come quello del parto, come se avesse qualcosa dentro di lei che cercava di resistere all’esorcismo e al tempo stesso le infliggeva dolore. Alla fine dell’ultimoa esorcismo, però Latoya Ammons fu libera e andò a vivere con sua madre ad Indianapolis, dove vive ancora oggi. L’autunno seguente la donna riottenne anche la custodia dei figli, che dal ricovero in ospedale erano stati affidati ai servizi sociali. I ragazzi furono seguiti per ancora un po’ di tempo dai servizi, fin quando non fu più necessario.
Il caso degli Ammons ha avuto numerosi testimoni convinti che si trattò di eventi soprannaturali, ma non mancarono anche testimonianze scettiche, a riguardo. Ad esempio il medico di famiglia, nei suoi report parlò di “allucinazioni” e deliri relativi a fantasmi in casa, mentre la psichiatra Stacy Wright, che visitò i bambin dopo il ricovero in ospedale dissero chiaramente che i loro erano deliri indotti dalla madre. Nello specifico, il bambino di sette anni cambiava atteggiamento quando veniva sfidato o esortato a farlo. Inoltre i suoi discorsi avevano un senso logico, tranne quando si parlava dei fenomeni accaduti in casa loro. Nel suo report scrisse:
“Sembra che ci troviamo davanti al caso di un bambino che è stato indotto a dinamiche allucinatorie perpetuate da sua madre e corroborate da altri familiari”
Al contrario, il capitano della polizia di Gary, Charles Austin, spiegò che la storia di Latoya Ammons fu la più assurda che gli era capitato di sentire, tanto che sulle prime pensò che la donna avesse inventato tutto, insieme ai figli, per trarne vantaggio economico. Dopo aver approfondito il caso però, e dopo diverse visite a casa Ammons, Austin si ritrovò a credere a quella che a tutti gli effetti era una storia dai risvolti soprannaturali inquietanti. E soprattutto, quando prese parte alle numerose indagini all’interno della casa, anche con altre persone, l’uomo si rifiutò di restare oltre l’ora del tramonto perché aveva paura. Lui che in carriera aveva indagato sui più efferati casi criminali.
Se avete visto il film The Deliverance – La redenzione, vi sarete resi conto che presenta molte differenze con la vera storia degli Ammons. Tutta la parte delle indagini da parte di esterni, ad esempio, è stata nettamente ridotta. La madre di Latoya Ammons era una donna di colore e non era una bianca, come il personaggio interpretato da Glenn Close nel film e non fu assalita dai demoni, come si vede sullo schermo. L’esorcismo poi, rispetto ai fatti raccontati nell’articolo di inchiesta, nel film viene raccontato in modo totalmente diverso, con la protagonista che arriva addirittura ad esorcizzare prima il figlio minore, poi sé stessa.
Prima di chiudere vogliamo infine sottolineare un altro aspetto della storia vera de La redenzione che lascia perplessi. Molti elementi di questo caso, sembrano presi direttamente da celebri film horror a loro volta tratti da storie realmente accadute. ad esempio l’episodio delle mosche sembra preso da Amityville Horror, del 1979, mentre l’episodio della dodicenne che levita sul letto è identico ad una celebre scena de L’Esorcista (film che viene anche citato in un dialogo). Nei report della psichiatra che seguì uno dei figli della Ammons infine, si fa riferimento ad una conversazione in cui il ragazzo, parlando di astronauti, si chiedeva se “nello spazio si muore”, e altre domande strane. Anche questo, come ricorderanno i più attenti, rievoca una scena de L’Esorcista in cui Regan dice ad un amico di sua madre che fa l’astronauta che morirà nello spazio. Viene il dubbio quindi, che nel caso gli Ammons possano essersi inventati tutto, si siano ispirati a film molto conosciuti.
A proposito de L’Esorcista, sapevate che nel cast del film c’era un vero serial killer?