Era inevitabile che The Flash avesse una scena post credit, legata a ciò che vedremo nei prossimi mesi, considerate le sue implicazioni per il futuro dell’ormai defunto DC Extended Universe, destinato a diventare semplicemente DC Universe a partire dal 2025, E così, effettivamente, è stato, anche se non sono mancate le reazioni confuse e/o deluse. Attenzione, seguono spoiler!
La scena dopo i titoli di coda di The Flash mostra Barry Allen, tornato dalle sue scorribande nel Multiverso, che cerca di spiegare l’accaduto all’amico Arthur Curry, alias Aquaman. Questi, però, non presta particolare attenzione alle parole del velocista, essendo talmente ubriaco da volersi fermare a dormire in una pozzanghera, dato che i suoi poteri acquatici gli danno capacità respiratorie anfibie. A differenza di Bruce Wayne, che nella scena finale abbiamo scoperto avere le fattezze di George Clooney e non quelle di Ben Affleck, a causa di un intervento minimo di Barry nel passato per scagionare il proprio padre accusato di omicidio, il re di Atlantide ha ancora il volto di Jason Momoa, che rivedremo in azione a fine anno in Aquaman e il regno perduto.
Non sono mancate le lamentele da parte di alcuni fan DC, in particolare quelli della saga interrotta che aveva avviato Zack Snyder, alla vista di un Arthur Curry in stato di ebbrezza, anche se il suo attaccamento alla bottiglia quando è “fuori servizio” era presente anche nei film prodotti e/o diretti dal regista de L’uomo d’acciaio. L’altro tipo di commento negativo riguarda il porre le basi per un film che, a detta di molti, non replicherà il successo del prototipo del 2018, a oggi l’unico lungometraggio del DCEU ad aver incassato un miliardo di dollari nel mondo. In dubbio anche la futura partecipazione di Momoa al DC Universe coordinato da James Gunn, con l’ipotesi che l’attore abbia vagliato l’opzione di accantonare Aquaman e prestare invece il volto a Lobo, mercenario spaziale e personaggio di cui è particolarmente appassionato.
Altamente improbabile anche un sequel di The Flash, che al momento non è arrivato neanche a 200 milioni di dollari a livello globale dopo dieci giorni di programmazione nelle sale. Non depone a suo favore neanche la condizione giuridica di Ezra Miller, i cui trascorsi con le forze dell’ordine negli ultimi anni hanno portato alla minimizzazione della sua presenza durante la campagna promozionale del film: la sua unica apparizione pubblica, senza concedere interviste alla stampa presente, è stata alla prima mondiale del lungometraggio a Los Angeles il 12 giugno.