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Home » Film » News cinema e film » Ti mangio il cuore, la storia vera che ha ispirato il film

Ti mangio il cuore, la storia vera che ha ispirato il film

Ti mangio il cuore, il film con Elodie, è ispirato alla storia vera di Rosa di Fiore, raccontata nel libro Carlo Bonini e Giuliano Foschini.
Patrizio MarinoDi Patrizio Marino28 Settembre 20223 min lettura
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Elodie in Ti mangio il cuore
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Ti mangio il cuore è il film che segna il debutto al cinema di Elodie e il personaggio interpretato dalla cantante trae ispirazione dalla storia vera di Rosa Di Fiore, prima mafiosa e poi pentita. La pellicola si basa sull’omonimo libro di Carlo Bonini e Giuliano Foschini che racconta la “mafia del Gargano”.

Pippo Mezzapesa, regista di Ti mangio il cuore, ha basato la sua pellicola sull’inchiesta di Bonini e Foschini, che hanno rievocato eventi di cronaca nera completamente ignorati dai quotidiani e telegiornali nazionali, troppo impegnati a raccontare altre realtà criminali della nostra penisola.

La mafia raccontata nel film – di cui abbiamo parlato nella recensione di Ti mangio il cuore – è nata sul promontorio del Gargano. Ipersonaggi del libro sono reali, si tratta di ex contadini che hanno scelto di darsi alla criminalità favoriti dalla conformazione geografica del posto dove abitano, che consente di nascondere le armi e la droga che arrivano in Italia dai paesi balcanici. Una zona che ha beneficiato anche dei soldi arrivati con il turismo balneare e religioso legato alla devozione per Padre Pio. I soldi arrivati sono stati usati per truccare appalti e per altre attività criminali.

Una mafia dove il senso di appartenenza alla famiglia è ancora molto sentito, una delinquenza violenta che ha come rituale quello di sfigurare il volto del rivale ucciso, come ultimo atto di sfregio, e che va a colpire anche i familiari della vittima, che si vedrà riconsegnare il suo caro senza poterlo riconoscere in viso.

Il personaggio di Elodie nel film si ispira a Rosa Di Fiore, prima mafiosa e poi pentita, che ha raccontato nei particolari le attività e gli intrecci della mafia locale. Le scelte sentimentali della donna hanno avuto conseguenze sanguinose, Rosa, infatti, seppur proveniente da una famiglia non affiliata con nessuna organizzazione criminale, ha sposato prima un Tarantino e poi un Ciaravella.

Dopo anni di faida familiare Pietro Tarantino e Matteo Ciavarella divennero amici e soci nei loro malaffari. Quando Pietro è in carcere, Matteo si prende cura di sua moglie e dei loro tre figli ma i due iniziano una relazione e mettono al mondo un figlio. La faida tra le due famiglie ricomincia facendo numerose vittime. Rosa sa che presto toccherà anche ai suoi figli e decide di cambiare le carte in tavola.

Nel marzo del 2004 Rosa decide di collaborare con i giudici e di pentirsi perché: “non volevo che i miei figli crescessero in quel modo, che diventassero dei boss, che diventassero come i rispettivi padri. Essendo Ciavarella e Tarantino non avrebbero avuto la possibilità di una vita normale“, ha detto ai giudici con cui ha deciso di parlare, ripetendo le sue accuse in tribunale, urlandole in faccia ai padri dei suoi compagni ed ai loro complici. Raccontando come fosse la famiglia a spingere Matteo Ciaravella ad uccidere e di come la madre lo lavasse con l’acquaragia dopo ogni omicidio: “Per cancellare ogni eventuale traccia“.

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