Il film: A Complete Unknown, 2023. Diretto da: James Mangold. Genere: Musicale, Biografico. Cast: Timothèe Chalamet, Edward Norton, Monica Barbaro, Elle Fanning, Boyd Holbrook. Durata: 141 minuti. Dove l’abbiamo visto: In anteprima stampa, in lingua originale con sottotitoli in italiano.
Trama: All’inizio degli anni ’60, il giovanissimo Bob Dylan viene dal Minnesota ed è ancora completamente sconosciuto ma comincia a farsi un nome nell’influente scena musicale newyorkese del periodo. La sua carriera ha un’ascesa fulminea: le sue canzoni e la sua mistica diventano un punto di riferimento e una sensazione a livello mondiale. Un periodo esaltante, culminato in una rivoluzionaria esibizione (con strumenti elettrici) al Newport Folk Festival nel 1965.
A chi è consigliato? Il film di James Mangold è fortemente consigliato a tutti gli appassionati ed affezionati alla musica straordinaria e rivoluzionaria di Bob Dylan, ai cultori della musica folk americana e a tutti coloro che hanno voglia di assistere sul grande schermo all’ascesa di une delle figure culturali più impattanti del Novecento ed oltre. Senza contare che i fan accaniti di Timothée Chalamet qui avranno pane per i loro denti.
Dopo aver debuttato nelle sale statunitensi a fine 2024 ottenendo grande plauso della critica, ottimi incassi e superlativo riscontro nel pubblico, giovedì 23 gennaio arriva nei nostri cinema con la distribuzione di Searchlight Pictures A Complete Unknown, film biografico diretto da James Mangold e che riavvicina il regista e sceneggiatore statunitense al grande racconto per grande schermo delle leggende della musica americana di sempre. Nel 2005 Mangold fu difatti ottimo autore dietro la macchina da presa di Walk The Line – Quando l’amore brucia l’anima, che raccontava i tormenti interiori di Johnny Cash (Joaquin Phoenix) e del rapporto sentimentale con la stella della musica country June Carter (Reese Witherspoon). Stavolta, il regista decide di raccontare l’ineffabilità di Bob Dylan.
Nella nostra recensione di A Complete Unknown ci immergeremo anche noi nel mondo della musica folk americana degli anni ’60, nella enigmatica rivoluzione traghettata dall’arrivo sulla scena di Bob Dylan e della sua inarrivabile ineffabilità. E vi spiegheremo perché il lungometraggio in arrivo nelle nostre sale da giovedì 23 gennaio è un biopic soludissimo e coinvolgente, senza però essere veramente indimenticabile.
Di cosa parla A Complete Unknown?
Siamo agli inizi degli anni ’60, un decennio di grande fermento per gli Stati Uniti d’America, tra rivoluzione industriale post-Seconda Guerra Mondiale a pieno ritmo e primi, timidi accenni di tumulto della generazione giovanile del tempo. Un tumulto che si fa sociale e che compenetra anche gli anfratti più insospettabili della cultura americana del tempo, come ad esempio la musica In particolar modo quella folk, che vedeva in figure come Woody Guthrie (Scoot McNairy) e Pete Seeger (Edward Norton) i suoi esponenti più illustri. Dal Minnesota, arriva a New York il giovane e misterioso Bob Dylan (Timothée Chalamet), che con i suoi testi rivoluzionari e controcorrente e una musica mai sentita prima cambierà per sempre quel mondo ed oltre. Prendendosi addirittura il rischio di rivoltarsi contro i “poteri forti” non solo dell’establishment amministrativo ma anche dell’industria musicale del tempo, che non vedeve certo di buon occhio le sue sperimentazioni e il suo trasformismo artistico.
Lungi dal pretendere di voler raccontare vita, morte e miracoli del premio Nobel ed Oscar della musica americana, A Complete Unknown si prende il rischio di volersi coscientemente concentrare su un decennio specifico nella vita e nella carriera del paroliere e musicista osannato, quando senza un soldo ma con grande passione e veemenza è arrivato a New York City per incontrare il suo idolo Guthrie e farsi strada nel mondo della musica folk socialmente impegnata. Il film in arrivo nelle nostre sale a partire da giovedì 23 gennaio è basato su una sceneggiatura curata dallo stesso regista James Mangold e da Jay Cocks, che assieme adattano il libro biografico Dylan Goes Electric! di Elijah Wald, pubblicato nel 2015.
Enigma Bob Dylan
Un adattamenteo audace e non scontato, visto che A Complete Unknown si allontana consapevolmente dagli elementi più tradizionali del lungometraggio biografico standard (senza però tradire una struttura narrativa assolutamente classicheggiante), dando spazio al non detto e alla scelta inedita di lasciare che a parlare più di un dialogo risolutivo o esplicativo siano i testi delle canzoni folk che i protagonisti del film interpretano davanti la macchina da presa. Per questo motivo Mangold e Cocks rifuggono così dalla scontatissima struttura del “nasce, cresce e corre”dei biopic di ieri e di oggi per mettere in scena un’opera cinematografica che da un lato omaggia rispettosamente e senza particolari guizzi artistici e di contenuto una delle figure culturali fondanti della storia americana, ma che al contempo incanala tutte le energie del suo focus narrativo sul non voler esplicitare (ai personaggi che gli gravitano attorno e poi al pubblico stesso) indizi fondamentali sul passato di Bob Dylan, sulla sua famiglia, il suo retroterra intimo e personale, sulle sue intenzioni precedenti e successive.
Il tutto contribuisce a fare di A Complete Unknown un puzzle enigmatico e senza risposte di quella che ad oggi rimane una delle figure più amate e riverite dell’intero pantheon della musica americana di sempre. A dare vita a Bob Dylan è il già candidato all’Oscar Timothée Chalamet, sempre pià superstar totale dell’industria hollywoodiana contemporanea, che volenterosamente veste i panni della leggenda statunitense prestando voce e movenze a Dylan con grande efficacia; una prova che potrebbe valere all’attore amatissimo una seconda candidatura all’Oscar, e forse una prima statuetta.
Una full immersion nel mondo della musica folk americana
Ma Chalamet non è l’unica nota recitativa degna di essere ricordata nel film di James Mangold; tutti gli interpreti davanti la macchina da presa prestano la loro vera voce per adeguarsi ai personaggi musicali che popolano il vivace A Complete Unknown: dal Pete Seeger di Edward Norton alla sorprendente ed intensa Joan Baez interpretata da Monica Barbaro, fino ad un inedito Boyd Holbrook nei panni della leggenda Johnny Cash, che un po’ chiude il cerchio artistico di Mangold che nel 2005 aveva proprio portato sul grande schermo la vita e gli (in)successi di Cash assieme a due perfetti Joaquin Phoenix e Reese Witherspoon. Pietre preziose che contribuiscono a rendere A Complete Unknown un biopic solidissimo eppure non indimenticabile e né rivoluzionario.
Laddove invece il film pluricandidato ai Golden Globe e ai Bafta (ma scommettiamo che agli Oscar 2025 andrà altrettanto alla grande) colpisce nel segno è quando si fà inedito racconto cinematografico dell’ambiente musicale folk degli anni ’60, dei rigidi tradizionalismi di quel particolare enclave culturale del tempo, e di come Bob Dylan sia riuscito non solo a turbare i poteri forti del sistema governativo americano suo contemporaneo, ma allo stesso tempo quelli della miope industria della folk music di cui all’inizio si era legittimamente cibato e nutrito. Il film di Mangold ci restituisce difatti un Dylan sibillino ed imprevedibile, che culminerà il suo percorso in progressiva ascesa nel 1965 in occasione dello storico Newport Folk Festival, dove l’artista decide di presentarsi per la prima volta su quel palco con un’intera orchestra e una chitarra elettrica; strumento musicale non solo “bandito” da quel circolo musicale fino a quel momento, ma che in un qualche modo rappresentava un temuto tradimento al rigido sistema di valori che la musica folk prefigurava nel corso di quel decennio di granitica importanza.
Un biopic solido ma estremamente furbo
Per tutti i motivi e le ragioni sopracitate, riteniamo che A Complete Unknown sia sì un lungometraggio biografico solidissimo e ricco di spunti di riflessione, ma che tutto sommato rappresenti un ennesimo esempio di biopic profondamente furbo, che sceglie di non voler raccontare aspetti del suo protagonista e né di voler fornire chiavi di lettura esplicite nonostante la confezione “adatta ad ogni tipologia di pubblico”, rischiando così di non prendersi calcolatamente alcuno rischio artistico. Una programmaticità del tutto in antitesi con quel Io non sono qui di Todd Haynes che nel lontano 2007 ebbe il coraggio di portare sul grande schermo vita, momenti e canzoni fondanti del mito Bob Dylan attraverso attori sempre diversi e capitoli narrativi suggestivi, criptici e ricchi di letture allegoriche (nel cast c’erano degli insuperabili Cate Blanchett, Heath Ledger e Christian Bale, tra gli altri).
In definitiva, il nuovo biopic musicale diretto da James Mangold è un solido e classicissimo esempio di racconto biografico per immagini, musica ed emozioni. Distante eppure affine al precedente Walk The Line – Quando l’amore brucia l’anima sempre di Mangold, A Complete Unknown tenta di narrare l’ineffabilità di Bob Dylan con rigore e rispetto ma, in buona sostanza, con ben poco coraggio artistico. Che però trova sulla sua strada elementi di grande pregio, come ad esempio un ottimo cast capitanato da un Chalamet sempre più superstar.
La recensione in breve
Il nuovo biopic musicale diretto da James Mangold è un solido e classicissimo esempio di racconto biografico per immagini, musica ed emozioni. Distante eppure affine al precedente Walk The Line sempre di Mangold, A Complete Unknown tenta di narrare l'ineffabilità di Bob Dylan con rigore e rispetto ma con poco coraggio artistico. Con un ottimo cast capitanato da un Chalamet sempre più superstar.
Pro
- Timothée Chalamet nei panni di Dylan è molto convincente
- Tutto il cast brilla, in particolare Edward Norton e Monica Barbaro
- La ricostruzione d'epoca che immerge lo spettatore nella musica folk del tempo
Contro
- Non un musical canonico, ma un film forse troppo cantato
- La sceneggiatura del film non risolve l'enigma Dylan
- Il paragone con l'audace Io non sono qui fa impallidire Mangold
- Voto CinemaSerieTV