Il film: A Quiet Place: Giorno 1, 2024. Diretto da: Michael Sarnoski. Genere: Fantascienza, Horror. Cast: Lupita Nyong’o, Joseph Quinn, Djimon Hounsou, Alex Wolff. Durata: 99 minuti. Dove l’abbiamo visto: Al cinema, in anteprima stampa.
Trama: New York City, la metropoli più frenetica del mondo, viene invasa da una moltitudine di spaventose creature aliene che cacciano utilizzando il loro raffinatissimo udito, in grado di captare qualsiasi onda sonora. Una donna di nome Sammy, rimasta isolata in città insieme agli altri superstiti, lotta per sopravvivere.
A chi è consigliato? A chi ha particolarmente amato i due capitoli precedenti diretti ed interpretati da John Krasinski, a chi adora il brivido e la tensione sul grande schermo e a chi non disdegna della sana umanità nel cinema di fantascienza contemporaneo.
Che A Quiet Place fosse una delle saghe fantascientifiche più importanti e miliari del cinema contemporaneo lo avevamo compreso già nel 2018, quando il primo e deflagrante capitolo per il grande schermo diretto da John Krasinski ed interpretato dallo stesso assieme ad Emily Blunt debuttò nelle sale di tutto il mondo. Al successo inaspettato del film fondante, è poi seguito l’ottimo ed adrenalinico A Quiet Place: Parte II nel 2020, a cui da giovedì 27 giugno in tutte le sale si aggiunge il solidissimo e commovente A Quiet Place: Giorno 1. La cui cabina di regia passa da Krasinski (che comunque rimane come autore della storia originale anche di questo prequel) a Michael Sarnoski, alla ribalta nel 2021 con il suo lungometraggio d’esordio Pig.
Nella nostra recensione di A Quiet Place: Giorno 1 vi racconteremo non soltanto gli snodi della trama del film di Sarnoski (senza alcuno spoiler, tranquilli!), ma vi spiegheremo perché, al netto di trovate narrative decisamente non più fresche ed originali al confronto con i due capitoli degli anni precedenti, riesca ad ampliare lo sguardo delle potenzialità della saga confermandosi un esempio interessantissimo di fantascienza umanista.
New York, la città più rumorosa del mondo
New York, ai giorni d’oggi. La giovane Sam (Lupita Nyong’o) è una ragazza malata terminale che sta seguendo le sue cure all’interno di un ospedale specializzato ed in compagnia di un gatto di supporto inseparabile di nome Frodo. Quando la giovane decide di avventurarsi nella grande città per assistere ad uno spettacolo di marionette in un teatro nel centro nevralgico della Grande Mela, accade l’inaspettato: dei misteriosi e pericolosissimi alieni scendono dal cielo per invadere il Pianeta Terra, uccidendo ogni essere umano gli si trovi davanti, ma c’è di più. Queste creature venute dallo spazio sono particolarmente sensibili ad ogni tipo di suono o rumore, così presto Sam imparerà a sue spese che per sopravvivere nel bel mezzo di una metropoli devastata e silente dovrà rimanere muta come un pesce. E fare squadra inaspettata con Eric (Joseph Quinn), un ragazzo inglese sopravvissuto miracolosamente all’attacco alieno e che soffre di attacchi di panico.
Così ha inizio A Quiet Place: Giorno 1, prequel spinoff non più nelle sapienti mani dell’attore e regista John Krasinski, né scritto dal duo formato da Bryan Woods e Scott Beck che si era occupato dei primi due capitoli cinematografici; la palla del testimone passa al regista e sceneggiatore Michael Sarnoski, che si occupa della stesura dello script originale (da una storia ideata dallo stesso Krasinski) e di portarlo sul grande schermo dietro la macchina da presa. Il risultato è un nuovo capitolo rozzo ed efficace, che ai drammi della famiglia Abbott che aveva commosso ed intrattenuto gli spettatori di tutto il mondo nelle prime due pellicole sceglie un setting più vasto e metropolitano per raccontare gli effetti devastanti dell’attacco alieno nel primissimo giorno di invasione.
Quanto rumore fa la solitudine?
Nulla di nuovo sotto il sole quindi per il terzo tassello narrativo di A Quiet Place che, rispettando la tradizione dei film diretti da John Krasinski, mette al centro dell’azione due o più protagonisti di grande spessore psicologico ed un’invasione aliena corredata da una cura per il sound design di primissimo ordine. Novità narratologiche che avevano fatto un po’ il successo straordinario del capitolo fondante del 2018, impreziosito da un mix vincente tra tensione insostenibile ed un cappello drammatico di rara efficacia. Certo, l’assenza davanti la macchina da presa della famiglia Abbott capitanata dai carismatici John Krasinski ed Emily Blunt si fà sentire tutta, ma Michael Sarnoski mette nero su bianco uno script cinematografico sostenuto da un duo di interpreti di grande spessore e possanza scenica: da una parte il premio Oscar Lupita Nyong’o (qui in uno dei sui ruoli più intensi e riusciti), dall’altra l’interprete britannico in ascesa Joseph Quinn, visto ed amato nella quarta stagione di Stranger Things e che rivedremo nei prossimi mesi in Il Gladiatore II, nei panni dell’Imperatore Caracalla.
Entrambi gli attori sono la vera forza motrice di A Quiet Place: Giorno 1, personaggi ben delineati che portano con sé fardelli della vita difficili da gettare: se la Sam protagonista del film è una giovane donna alle prese con un cancro terminale che le lascia poche settimane e scarse speranze di sopravvivenza, Eric è uno studente di giurisprudenza lontano dalla sua famiglia, che nella Grande Mela stava cercando di prendere una laurea e farsi una carriera; tra un attacco di panico e l’altro. Lo sfondo è quello dell’immensa metropoli di New York, da città tra le più rumorose dell’intero pianeta ad improvviso e spettrale cimitero di grattacieli dove regna il silenzio più assordante di tutti. Un silenzio che invece ha tutto il suono della solitudine dei suoi due fragili protagonisti.
La fantascienza umanista di A Quiet Place
Tra omaggi palesi alla saga di Alien iniziata da Ridley Scott e rimandi graditissimi al romanzo fantascientifico Io sono leggenda di Richard Matheson, il prequel scritto e diretto da Michael Sarnoski trova la sua chiave identitaria non tanto nelle tesissime sequenze d’azione e nella messa in scena concitata degli attacchi delle creature venute dallo spazio profondo, quanto nel suo obiettivo (centratissimo) di realizzare per grande schermo un racconto “costola” dei due capitoli precedenti che potesse funzionare indipendentemente, senza tradirne schemi prestabiliti, elementi vincenti e appeal internazionale. Il risultato finale è uno spinoff che sceglie di virare la sua attenzione più verso le psicologie dei suoi due protagonisti che non verso l’azione ed il terrore puri e duri.
Per tale motivo la scelta deliberata di ambientare a New York il primissimo giorno di invasione degli alieni sensibili alle frequenze sonore sembra funzionare alla grande. Perché l’inquinamento sonoro di uno dei più grandi agglomerati urbani del mondo intero possa essere scenografia umanista di una tragedia che esula specificatamente dagli elementi (pur attraenti ed emozionanti) fantascientifici ed orrorifici; al centro di questo scenario post-apocalittico ci sono due persone, apparentemente l’una diversa dall’altra, a combattere i propri demoni interiori e circondati dal tombale silenzio di una città che smette di proferire parola, di muoversi e fare rumore.
Un prequel all’altezza
Un assordante mutismo che rispecchia, e contraddice al contempo, il mondo di campagna e periferia dove si svolgevano i drammi famigliari degli Abbot in A Quiet Place ed (in parte) nel suo sequel del 2020; nello spinoff di Sarnoski, la città di New York si tramuta così in teatrino allegorico di una doppia solitudine vissuta al cardiopalma e benedetta dalla guida quasi spirituale del gattino Frodo, vero collante emotivo di uno snodo narrativo particolarmente umanista e commovente.
Seppur quindi lontano dalla rivoluzionaria originalità dei tasselli cinematografici che l’hanno preceduto, A Quiet Place – Giorno 1 si attesta nonostante tutto come modello di intrattenimento popolare di grande valore ed equilibrio tra messa in scena ed ambizioni contenutistiche. Il prequel spinoff della saga fantascientifica precedentemente diretta da John Krasinski conferma per la terza volta tutta l’intrinseca dinamicità della saga iniziata nel 2018, che qui cambia completamente setting e protagonisti senza perdere però un’oncia della sua feroce efficacia. Con una grande Lupita Nyong’o ed un gattino che ruba la scena a tutti e diventerà probabilmente iconico.
La recensione in breve
Il prequel spinoff della saga fantascientifica precedentemente diretta da John Krasinski conferma la dinamicità della saga cinematografica, che qui cambia completamente setting e protagonisti senza perdere un'oncia della sua feroce efficacia. Con una grande Lupita Nyong'o ed un gatto che ruba la scena a tutti.
Pro
- La dolente interpretazione di Lupita Nyong'o
- La tensione e l'adrenalina palpabili dal primo all'ultimo minuto
- La presenza del gatto Frodo, che ruba la scena a tutti
- Il film è un grande esempio di fantascienza umanista
Contro
- Al terzo film della serie, non c'è più l'effetto novità
- Voto CinemaSerieTV