Il film: A Star Is Born, 2022. Regia: Bradley Cooper. Cast: Bradley Cooper, Lady Gaga, Sam Elliott, Rafi Gavron, Andrew Dice Clay, Anthony Ramos, Dave Chappelle, Drena De Niro, Greg Grunberg, Ron Rifkin. Genere: drammatico, musicale. Durata: 135 minuti. Dove l’abbiamo visto: su Netflix, in lingua originale.
Trama: Jackson “Jack” Maine, cantante alcolizzato, fa la conoscenza della giovane Ally, di cui riconosce subito il talento. Il rapporto tra i due si fa professionale e personale, con non pochi problemi a causa delle dipendenze di Jack.
Uno, due, tre, quattro, cinque… Ebbene sì, al netto del titolo diverso la prima volta (A che prezzo Hollywood? di George Cukor, del 1934, canovaccio ufficioso per le quattro versioni successive), siamo alla quinta incarnazione di una storia che, nonostante gli evidenti meriti associati a essa, non necessitava di ulteriori aggiornamenti. Di questo proviamo a parlare nella nostra recensione di A Star Is Born.
La trama: il mentore tormentato
Jackson Maine, detto Jack, è un cantante di successo ma prossimo al viale del tramonto per via dei suoi problemi con alcol e droga (l’unico a sopportarlo minimamente con sincerità è il manager e fratellastro Bobby. Ally è una cameriera che ogni tanto si esibisce in un locale, e una sera la sua performance, un omaggio a Edith Piaf, attira l’attenzione di Jack, il quale riconosce il talento della ragazza e decide di trasformarla in una stella. Da mentore passa ad amante e poi marito, ma l’idillio è costantemente messo alla prova dai vizi di lui, esacerbati da un palese complesso di inferiorità quando lei comincia a sorpassarlo a livello di popolarità…
Il cast: All We Hear Is Radio Gaga
Ally è, ovviamente, Stefani Germanotta alias Lady Gaga, che con questo film è stata consacrata come attrice cinematografica dopo ruoli minori in Machete Kills e Sin City: Una donna per cui uccidere. Jack ha invece le fattezze di Bradley Cooper, che per l’occasione ha anche firmato la sceneggiatura e la regia, ed è uno dei produttori insieme all’amico Todd Phillips, che lo ha diretto nella trilogia di Una notte da leoni. Bobby, il fratello maggiore del protagonista, è uno straziante Sam Elliott. Nel cast anche i comici Andrew Dice Clay (il padre di Ally) e Dave Chappelle (il migliore amico di Jack), Rafi Gavron (il manager di Ally), Anthony Ramos (il migliore amico di Ally), Greg Grunberg (l’autista di Jack) e Ron Rifkin (il responsabile della riabilitazione di Jack). Lukas Nelson, figlio di Willie Nelson e co-autore delle canzoni, appare insieme alla sua band come gruppo di Jack.
Buona la quinta?
Come abbiamo accennato in apertura di articolo, in origine ci fu il film di Cukor, classe 1934. Poi il primo A Star Is Born, nel 1937, diretto da William Wellman e con protagonisti Fredric March e Janet Gaynor. Dopodiché quasi due decenni di pausa, fino al 1954 per un altro Cukor, questa volta in chiave musical con Judy Garland e James Mason. Nel 1976 la svolta, con la storia che si sposta dall’ambiente cinematografico a quello della musica rock, con Kris Kristofferson che fa da mentore a Barbra Streisand, per la regia di Frank Pierson e con il famigerato Jon Peters, allora compagno della protagonista, come produttore (per il film del 2018 è stato necessario il nulla osta di Peters, altrimenti non coinvolto nella lavorazione; ironia della sorte, qualche anno dopo Bradley Cooper lo ha interpretato in Licorice Pizza di Paul Thomas Anderson). E poi, prima di arrivare alla versione presentata alla Mostra di Venezia e giunta con successo in sala, diversi altri tentativi, di cui uno con Beyoncé nel ruolo principale femminile e Clint Eastwood come regista.
Davanti e dietro la macchina da presa
Bradley Cooper, che doveva essere l’interprete maschile della fantomatica versione di Eastwood, ha poi avuto il duplice incarico di recitare nel film e firmare la regia, facendo il suo esordio dietro la macchina da presa. Una doppia sfida che Cooper affronta con brio, soprattutto come attore, tuffandosi nel ruolo con la sua classica intensità. A penalizzarlo è principalmente il contesto del film stesso, un rifacimento della versione del 1976 ma con il medesimo canovaccio di quelle precedenti, una struttura ormai impossibile da alterare se non si svuole snaturare il progetto e cambiargli il titolo. Ne risente anche la regia, competente e in alcuni casi anche potente, in particolare per i numeri musicali, ma costretta ad andare da un punto all’altro quasi col pilota automatico, senza mai concedersi veri guizzi per dare al film un’identità chiara e una ragione di esistere nel periodo in cui è stato realizzato (difatti, esclusi sparuti elementi come una scena in cui Ally è l’ospite musicale di Saturday Night Live, l’ambito cronologico è del tutto irrilevante).
Grande Gaga
A compensare in parte questo anonimato generale è Lady Gaga, vera e propria rivelazione nel ruolo che, abbinato alle sue già evidenti e apprezzate doti canore, l’ha portata a vincere l’Oscar per il miglior brano originale, Shallow. Una canzone che incarna al contempo il meglio e il peggio di questa operazione: i vari momenti in cui appare sono tra i più riusciti, frutto del talento musicale di entrambi i protagonisti e dell’alchimia palpabile tra i due nelle scene in questione; ma il titolo è anche sintomatico dell’approccio superficiale dell’intero lungometraggio, che si è fissato un certo obiettivo e lo raggiunge in modo schematico, giocando sulla manipolazione emotiva più becera che, al di là delle sequenze musicali, non centra mai veramente il bersaglio.
La recensione in breve
Bradley Cooper dirige con passione, e Lady Gaga incanta tutti con la sua voce, ma rimane l'effetto di déjà vu abbinato a una struttura che non osa deviare troppo dal canovaccio che tutti conoscono.
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