Il film: Akira, 1988. Regia: Katsuhiro Otomo. Genere: fantascienza, animazione. Durata: 125 minuti. Dove l’abbiamo visto: al cinema in anteprima stampa.
Trama: Un progetto militare segreto minaccia Neo-Tokyo, trasformando un membro di una gang di motociclisti in uno psicopatico scatenato che solo due ragazzi e un gruppo di psichiatri possono fermare.
È il film che ha diffuso gli anime, intesi come prodotti artistici e cinematografici, in tutto il mondo, andando oltre il successo delle serie animate e creando dagli Stati Uniti all’Europa una vera e propria cultura dell’animazione giapponese. In questa recensione di Akira vi diciamo perché, a 35 anni di distanza il film, rimasterizzato in 4K e tornato per questo nelle sale, è ancora così importante.
La trama: apocalisse di un passato futuro
Akira è ambientato in una Tokyo del futuro – o meglio, ciò che era futuro nel 1988, oggi è passato, ossia il 2019 – dopo la terza guerra mondiale che l’ha distrutta; qui troviamo Kaneda, leader di una gang di motociclisti, e Tetsuo, un suo amico che soffre di inferiorità nei confronti dell’altro fin quando non entra in contatto con strani bambini dai volti anziani, dotati di particolari poteri che non solo attirano l’attenzione dell’esercito ma liberano in Tetsuo qualcosa di pericoloso.
Otomo assieme a Hashimoto Izo parte dal suo manga omonimo, nato sei prima e diverso negli sviluppi e nel finale che arriverà due anni dopo l’uscita del film, crea una parabola fantascientifica che condensa riferimenti e ispirazioni disperata, dall’apocalisse al cyberpunk, dalla fantascienza messianica fino al body horror, condendo il tutto con un senso estetico del movimento e dello spettacolo ancora oggi stupefacente.
Lo spettacolo di un kolossal profetico
Quello di Otomo è un film in qualche modo profetico, che ha saputo cogliere lo spirito delle cose che erano nell’aria del Giappone di quegli anni, l’insoddisfazione per governi sempre più autoritari e massificanti, la ribellione giovanile a un mondo opprimente (solo l’anno dopo, in Cina ci furono le proteste di piazza Tiananmen), il rapporto tra nuova politica e anti-politica, militarismo e populismo e ne ha tratto elementi da gettare nel futuro, come la Z che indica le bande filo-governative (e che oggi è il simbolo dei para-militari russi) o, in modo clamoroso, la previsione delle Olimpiadi di Tokyo nel 2020 – il Comitato Olimpico decise l’assegnazione 15 anni dopo la realizzazione del film) – che saltano per una catastrofe, oggi la pandemia ieri il finale catastrofico del film.
Inoltre, Akira è un film infarcito di storia del cinema, da Blade Runner a Che fine ha fatto Baby Jane, e a sua volta è stato citatissimo (in questo video, tutte le volte che è stato imitata o parodizzata la mitica inquadratura della frenata con la moto); ma non sono questi i motivi per cui è un film ancora oggi bellissimo, sono le sue qualità cinematografiche e tecniche che lo rendono ancora oggi – forse – irripetibile, un kolossal costato un miliardo di yen, 5-10 volte il costo medio di un film in Giappone all’epoca, che dall’incipit clamoroso fino al finale straziante e strabiliante è ancora una gioia per gli occhi e per la mente, complesso fino all’astrusità dal punto di vista dello script, e qui c’è la difficoltà nel condensare un’opera a fumetti che ancora non era completa, eppure capace di esprimere una potenza visiva e immaginifica che nel mondo degli anime ha ancora oggi pochi eguali.
Akira è ancora, dopo 35 anni, un'opera potente, capace di raccontare un mondo e di influenzare il futuro
Il restauro in 4K di Akira restituisce un film di strepitoso impatto immaginifico e spettacolare, un kolossal profetico e per molti versi impressionante
- Voto CinemaSerieTV