Il film: Batman v Superman: Dawn of Justice, 2016. Regia: Zack Snyder. Cast: Ben Affleck, Henry Cavill, Amy Adams, Jesse Eisenberg, Diane Lane, Jeremy Irons, Gal Gadot, Holly Hunter, Laurence Fishburne.
Genere: fantascienza, azione. Durata: 152 minuti. Dove l’abbiamo visto: su Netflix, in lingua originale.
Trama: Amato e odiato in egual misura, Superman deve vedersela con Batman, la cui paranoia lo porta a considerare il kryptoniano una minaccia.
Correva l’anno 2016, e finalmente accadeva ciò che i fan della DC Comics volevano vedere da tempo: i due più grandi eroi della casa editrice nello stesso film. Fu vera gloria? Una domanda a cui cerchiamo di rispondere nella nostra recensione di Batman v Superman: Dawn of Justice.
La trama: scontro fra titani
Superman è ora riconosciuto come principale difensore della Terra, ma non mancano quelli che lo temono, dal momento che nessuno è in grado di controllarlo e potrebbe decidere di ridurre tutto in polvere qualora ne avesse voglia. Tra questi scettici c’è Bruce Wayne alias Batman, roso da anni di traumi e paranoie, convinto che l’ultimo figlio di Krypton sia una minaccia da neutralizzare a tutti i costi. Ma la vera minaccia è più subdola, sotto la forma di Lex Luthor, i cui misteriosi piani legati a individui dotati di superpoteri attirano anche l’attenzione di una certa Diana Prince…
Il cast: l’ingresso del pipistrello
Ben Affleck è la principale new entry di questo secondo capitolo del DC Extended Universe nei panni di Batman, affiancato da Jeremy Irons nel ruolo di Alfred. Dal precedente L’uomo d’acciaio ritornano Henry Cavill (Superman), Amy Adams (Lois Lane), Diane Lane (Martha Kent), Laurence Fishburne (Perry White) e Harry Lennix (il generale Swanwick), con l’aggiunta di Michael Shannon che è accreditato per alcune inquadrature dove si vede il cadavere di Zod (ma in realtà il volto dell’attore è stato aggiunto in post-produzione). Jesse Eisenberg è Lex Luthor, mentre Holly Hunter è la senatrice Finch, incaricata di interrogare Superman sul suo ruolo nella difesa del pianeta. Gal Gadot interpreta Diana Prince, alias Wonder Woman, e vi sono anche brevi apparizioni, per porre le basi per i film successivi, di Jason Momoa (Aquaman), Ezra Miller (Flash) e Ray Fisher (Cyborg). Robin Atkin Downes presta la voce alla mostruosa creatura Doomsday, e Jeffrey Dean Morgan e Lauren Cohan interpretano Thomas e Martha Wayne nella sequenza d’apertura.
Escalation supereroistica
Nel 2005, Christopher Nolan chiudeva Batman Begins con il futuro commissario Gordon che commentava l’imminente escalation di nuove minacce che si adattavano alla presenza del vigilante di Gotham. E proprio il personaggio ideato da Bob Kane e Bill Finger (quest’ultimo per la prima volta menzionato nei credits di uno dei film) incarna il concetto di escalation in questo lungometraggio, un sequel de L’uomo d’acciaio che si è trasformato nel capitolo centrale dell’espansione dell’universo DC sul grande schermo secondo quelli che erano i piani del regista Zack Snyder (interrotti poi nel 2017 con Justice League, in parte per l’incompatibilità dei suoi progetti con quelli della Warner). Difatti, oltre all’uomo pipistrello debuttano anche Wonder Woman e, sebbene solo in forma di cameo, Aquaman, Flash e Cyborg. Un approccio che alcuni possono trovare bulimico, e che è forse all’origine dell’incasso forte ma non eccelso del film: pur avendo chiuso con quasi 900 milioni di dollari nel mondo, la pellicola ha ottenuto la metà di quella somma nel solo weekend d’apertura, indice di una tenitura deludente per quanto riguarda la curiosità e l’interesse del pubblico.
L’alba del nuovo corso
È un film che forse pecca di ambizione, ma lo fa con una maestosità visiva e tematica da capogiro, affrontando con coraggio la questione di come portare sullo schermo due figure viste e straviste come Batman e Superman. Snyder, coadiuvato da David Goyer e Chris Terrio, va di decostruzione, demolendo i miti con un Kal-El dubbioso sul proprio ruolo (applicazione alla decima potenza di una storyline già accennata nella serie Smallville) e un Batman talmente solo – Robin è morto da tempo – che ogni regola è andata a farsi benedire nella lotta al crimine. Li si mostra al loro peggio per poter arrivare al meglio, una strategia epica che però, come nel caso di Watchmen, era palesemente in anticipo sui tempi (la rilettura di Batman in particolare, che forse sarebbe andata giù meglio al pubblico se il personaggio avesse avuto un volto già noto ai fan come quello di Christian Bale).
La rinascita di un divo
Se Cavill si riconferma un carismatico Superman e Gal Gadot dà i primi indizi circa il fascino della sua Wonder Woman (consacrata un anno dopo dal suo film personale), alla fine è Affleck il vero valore aggiunto del film, e a maggior ragione dopo che, al momento dell’annuncio nel 2013, quasi tutti lo avevano schernito come se avesse ricominciato a girare commediole insipide. Forse anche per questo motivo, dotato di una rabbia che è sua e del personaggio, esplode sullo schermo con un’intensità che è al contempo il percorso di Batman per ritrovare sé stesso dopo anni di sconfitta interiore e quello di Affleck per riaffermarsi come notevole presenza davanti alla macchina da presa dopo essersi fatto apprezzare soprattutto come regista nel decennio precedente all’uscita del film. Un’impresa in cui riesce già nei primi minuti della pellicola, mostrando tutte le sfaccettature dell’uomo traumatizzato dietro la maschera imperscrutabile dell’eroe di Gotham.
La recensione in breve
Zack Snyder reinventa Batman al fianco di Superman, e il risultato, per quanto occasionalmente squilibrato, è di un'epicità raramente vista nel genere supereroistico.
- Voto CinemaSerieTV