Il film: BlackBerry, 2023. Regia: Matt Johnson. Cast: Jay Baruchel, Glenn Howerton, Matt Johnson, Martin Donovan, Rich Sommer, Michael Ironside, Saul Rubinek, Cary Elwes.
Genere: commedia. Durata: 121 minuti. Dove l’abbiamo visto: alla Berlinale, in lingua originale.
Trama: La storia della stramba e a tratti pericolosa collaborazione tra Mike Lazaridis, l’inventore del BlackBerry, e Jim Balsillie, l’uomo che cercò di renderlo il telefono più venduto al mondo.
Dopo Mark Zuckerberg nel 2010 e Steve Jobs nel 2015, è finalmente arrivato il turno di… Mike Lazaridis? Un nome che forse non è sulla bocca di tutti, il che spiegherebbe anche l’approccio molto diverso del regista Matt Johnson, più vicino alla sensibilità e all’estetica di Armando Iannucci (o di un Ricky Gervais dei tempi di The Office versione UK) che a quella di Aaron Sorkin che ha firmato le sceneggiature dei film dedicati ai due giganti della tecnologia di cui sopra. Un approccio, quello di Johnson, che è valso al cineasta l’onore di essere selezionato in concorso alla Berlinale, dopo essere già stato a Locarno con The Dirties (2013) e al Sundance con Operation Avalanche (2016). Di questa sua terza fatica registica, che rappresenta un parziale cambio di rotta, parliamo nella nostra recensione di BlackBerry.
La trama: la strana coppia
È il 1996, e nella tranquilla cittadina canadese di Waterloo, nell’Ontario, gli amici Mike Lazaridis e Doug, fondatori dell’azienda Research in Motion (RIM), cercano di convincere il miglior offerente a puntare sulla loro idea di uno smartphone. La cosa non va esattamente a buon fine, ma uno dei loro fallimenti li porta a fare conoscenza con Jim Balsillie, che ha bisogno di un nuovo lavoro dopo essere stato licenziato (ma lui dice al duo di essersene andato di sua sponte). Armato dell’esperienza di cui l’azienda ha bisogno, egli convince Mike a renderlo co-amministratore delegato, e con le sue tattiche di presentazione dei progetti comincia la graduale ascesa del BlackBerry, a lungo imbattibile nel campo della telefonia. Ma poi i tempi cambiano, e mentre Mike è convinto che la concorrenza non riuscirà mai veramente a competere con il suo dispositivo, Jim inizia a puntare, non del tutto legalmente, su altre destinazioni per i suoi investimenti…
Il cast: Canada vs. USA
Lo stesso Matt Johnson interpreta Doug, ed è parte di un cast principale quasi interamente canadese, a cominciare da un quasi irriconoscibile Jay Baruchel che ha il ruolo di Lazaridis. I due sono parte di un triangolo umoristico il cui terzo lato è uno strepitoso Glenn Howerton, noto ai fan di serie americane come Dennis Reynolds in C’è sempre il sole a Philadelphia, nonché unico statunitense nei panni di un canadese con il ruolo di Jim Balsillie (e lui, con appositi ritocchi prostetici per assomigliare di più all’originale, è ancora più irriconoscibile di Baruchel). Comprimari d’eccezione nella forma di Saul Rubinek e Michael Ironside, quest’ultimo adorabilmente burbero come sempre, e l’inglese Cary Elwes nella parte di Carl Yankowski, spietato uomo d’affari americano il cui tentativo di prendere il controllo della RIM è il motore di gran parte delle peripezie all’origine della crisi aziendale che, a suo modo, fa di questo film un anti-Social Network perché è la storia di un tonfo anziché di un’ascesa.
Evoluzione di un percorso comico
Matt Johnson viene dal mondo del mockumentary, e nei suoi due film precedenti metteva in scena un proprio alter ego di finzione (e quello del sodale Owen Williams) in contesti che richiedevano infiltrazione con la scusa delle riprese per un documentario. Qui il meccanismo è più classico, sebbene con la sovversione del tono trionfale dei film dedicati a Zuckerberg e Jobs, ma rimane la macchina a mano, frenetica, ansiosa come i personaggi, attaccata alle loro discussioni e alle loro incertezze nel tentativo di ricostruire, con le dovute licenze poetiche sulle quali il film mette le mani avanti già nei titoli di testa, quella che doveva essere una success story canadese capace di rivaleggiare con i giganti statunitensi e invece si è rivelata, almeno agli occhi di Johnson che sottolinea il lato grottesco della vicenda, una farsa micidiale.
La recensione in breve
Matt Johnson racconta l'ascesa e il tonfo del BlackBerry con caotica, eppure controllata irriverenza, applicando il filtro della comicità dell'imbarazzo alla vera storia di un'idea geniale finita nelle mani sbagliate.
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Voto CinemaSerieTV