Il film: Blink Twice, 2024. Regia: Zoe Kravitz. Cast: Naomi Ackie, Channing Tatum, Alia Shawkat, Simon Rex, Adria Arjona. Genere: Thriller, giallo. Durata: 102 minuti. Dove l’abbiamo visto: Al cinema.
Trama: Una donna si reca con la sua migliore amica su un’isola privata su invito di un miliardario e del suo gruppo, ma quello che inizia come un viaggio di piacere diventa improvvisamente pericoloso.
A chi è consigliato? Agli amanti delle satire in stile “eat the rich”; a chi cerca un thriller con ottime performance e una riflessione potente su alcune dinamiche del nostro presente.
La celebre interprete Zöe Kravitz esordisce dietro la macchina da presa con un’allegoria femminista tanto sferzante quanto pregna di fascino: Blink Twice. Un film che è tutt’altro che una figura retorica sottile, finemente calibrata e squisitamente profonda sull’esistenza: una vera e propria martellata. Da quando è emerso il #Me too, abbiamo visto ogni genere di formulazioni più o meno ispirate, più o meno crude sull’argomento. Ne mancava una che ci facesse saltare dalla sedia e che, senza retorica, si limitasse a esplodere sullo schermo: come vedremo nella nostra recensione di Blink Twice, Kravitz sorprende con un esercizio di cinema viscerale, in cui tutto è chiaro fin dal primo secondo, ma che fa male per la sua crudezza ed emoziona per la sua chiarezza.
Blink Twice: un tour di scuse
La protagonista di Blink Twice è Frida (Naomi Ackie), una ragazza che si occupa di nail design e lavora come cameriera agli eventi. Mentre fa ricerche sul cellulare sulla vita di Slater King (Channing Tatum), il miliardario al cui evento lavorerà, scopre che si tratta di un potente uomo d’affari che, dopo una situazione travagliata e non esattamente chiarita, sta facendo un tour mediatico scusandosi e dicendo che si ritirerà per un po’ sulla sua isola privata per riflettere. Invece di preoccuparsi di ciò che vede, Frida è affascinata. L’uomo è bello, sembra dispiaciuto per quello che ha fatto e ha molti soldi, cosa di cui la ragazza non può fare a meno.
Per questo, insieme alla sua collega e coinquilina Jess (Alia Shawkat), si imbucano alla festa come ospiti e, dopo una serie di comodi incidenti, finiscono per attirare l’attenzione di King e del suo gruppo. Il ragazzo chiacchiera con lei ed è attratto dalla sua freschezza. Frida vuole continuare a passare la notte con lui e Slater finisce per invitare lei e il suo gruppo di amici a salire con loro sul suo aereo privato per trascorrere qualche giorno sull’isola in questione.
Il tour includerà loro tre, il suo “braccio destro” Vic (Christian Slater), il suo amico e cuoco Cody (Simon Rex), un altro amico di Slater di nome Tom (Haley Joel Osment), una concorrente di reality show Sarah (Adria Arjona), l’assistente privata di Slater (Geena Davis), altre due ragazze in vena di “festa permanente”, un ragazzo molto giovane (Levon Hawke) e un grosso addetto alla sicurezza. Lo psicologo di Slater, interpretato da Kyle MacLachla, apparirà all’evento, ma non viaggerà con loro verso l’isola dove, prevedibilmente, i telefoni cellulari dovranno essere lasciati al loro arrivo.
Una volta lì, tutto è meraviglioso: alta cucina, piscina di lusso, drink a volontà, una villa confortevole e stanze con vestiti, profumi e gli oggetti più raffinati che si possano immaginare. Tutto sembra andare molto bene ed essere relativamente tranquillo – nei parametri di una festa che dura giorni e che a volte diventa un po’ fuori controllo – ma ci sono alcune cose che mandano in tilt la mente di Frida: la presenza vicina di serpenti, il modo in cui i dipendenti del locale la guardano, alcuni oggetti o situazioni inspiegabili e persino alcuni strani ricordi che le vengono a galla. Il giorno dopo, tutto sembra normale e la festa continua… finché non succede qualcosa. E l’unica cosa che si può dire da quel momento in poi è che, prevedibilmente, sotto quel paradiso si nascondono alcune cose. E sono piuttosto terribili.
Sbatti le palpebre e comunica l’orrore
L’opera prima dell’attrice Zoë Kravitz tenta anche di trasformarsi in una satira brutale dei modi e dei costumi dei miliardari di questo mondo. Il fatto che tutto si svolga nel bel mezzo di alcuni giorni di festa su un’isola privata riporta alla mente alcuni personaggi che fanno (o facevano) parte di quello 0,1% di più ricchi e potenti. Blink Twice – che si riferisce a un codice da usare come avvertimento in situazioni potenzialmente pericolose – cerca di funzionare sia come commedia che come horror, come satira sociale e come caotica e confusa lotta per la sopravvivenza, un po’ sulla stregua di The Menu di Mark Mylod. È un tono difficile da raggiungere, e ancor più per un un’opera prima, tanto che a volte il film non sa bene se prendersi sul serio o meno, e non lo sa nemmeno lo spettatore: ciò che accade è talmente crudo e da prendere seriamente che i momenti di umorismo sembrano, a volte, un po’ fuori luogo. Proprio questa dualità, una volta che si inizia a svelare la serie di misteri che circondano la festa stessa, mette a rischio la potenza stessa del film.
Il rimpianto come performance
In ogni caso, il film di Kravitz rimane intenso e a tratti avvincente, grazie a scelte audiovisive ingegnose da parte della regista esordiente, a una colonna sonora piena di ottime canzoni di James Brown e a un ottimo cast, in cui brillano soprattutto Ackie, Arjona e Shawkat. Almeno nella prima metà, quando non è chiaro cosa stia succedendo, Blink Twice riesce a trasmettere tensione e inquietudine con elementi minimi e dettagli inquietanti, aumentando definitivamente la sensazione che qualcosa di brutale accadrà. Il problema è che, una volta che inizia a essere più o meno chiaro di cosa si tratta (non del tutto, perché la sceneggiatura punta tutto sui plot twist), diventa difficile mantenere il suo tono pungente.
Molto diretto e chiaro nella sua critica a un certo tipo di persone – gli “Elon Musk” di questo mondo e i loro tirapiedi – il film di Kravitz cerca di andare oltre, sollevando la polemica sul fatto che le scuse e i rimpianti di questi “potenti bianchi” sono privi di significato e, sostanzialmente, meri atti performativi da consumare sui media e sui social network. Su un’isola di fantasia – almeno inizialmente – o nel mondo reale, i protagonisti di Blink Twice sanno di essere il tipo di persone che non perdono mai e che, per quanto tutti li critichino e li mettano in discussione, presto dimenticheranno e lasceranno che la facciano franca. O forse no…
La recensione in breve
Il primo film di Zoë Kravitz mescola con grande successo thriller, denuncia sociale e umorismo, puntando sul fattore sorpresa con una serie di plot twist e un buon ritmo.
Pro
- La compenetrazione tra linguaggio visivo e narrativo per raccontare l'orrore in ogni sua forma
- L'ottimo casting e la performance di Channing Tatum in un ruolo inedito
Contro
- Non è una storia per forza originale, che a molti potrebbe dare l'impressione di "già visto"
- Voto CinemaSerieTv