Il film: Bros, 2022. Regia: Nicholas Stoller. Cast: Billy Eichner, Luke Macfarlane, Guy Branum, Miss Lawrence, TS Madison, Dot-Marie Jones, Jim Rash, Monica Raymund.
Genere: commedia romantica. Durata: 115 minuti. Dove l’abbiamo visto: Allo Zurich Film Festival, in lingua originale.
Trama: Bobby, noto podcaster e curatore di un imminente museo sulla storia delle persone LGBTQ+, non è particolarmente portato per le relazioni serie. La cosa potrebbe cambiare quando fa la conoscenza di Aaron, che in teoria ha lo stesso problema…
Dal 2005, quando si è imposto come produttore e regista di un certo peso in ambito comico, Judd Apatow si è servito della propria influenza per dare il giusto spazio ad attori il cui spirito umoristico secondo lui meritava di essere valorizzato (basti pensare a Seth Rogen e Jason Segel). A questo giro tale trattamento va a Billy Eichner, protagonista e sceneggiatore della vicenda al centro della nostra recensione di Bros.
La trama: incertezze omoerotiche
Siamo a New York, dove il cinico e sarcastico Bobby cura un podcast e si prepara per l’apertura del primo museo americano dedicato alla storia delle persone LGBTQ+. La sua vita privata non è il massimo, principalmente perché lui non ha un carattere facile e non è particolarmente ben disposto nei confronti della prospettiva di un rapporto a lungo termine. Poi, una sera, incontra Aaron, anch’egli abituato a situazioni occasionali, e tra i due la scintilla è palese. Ma le loro divergenze su che cosa significa essere gay al giorno d’oggi – Aaron è molto meno militante di Bobby – potrebbero compromettere qualcosa di molto bello…
Il cast: tutti insieme appassionatamente
Protagonista è Billy Eichner, al suo primo ruolo cinematografico importante in live-action dopo aver prestato la voce a Timon nel remake de Il re leone. Al suo fianco nei panni di Aaron c’è Luke Macfarlane, noto soprattutto in ambito televisivo per essere stato Scotty nell’acclamata serie Brothers & Sisters, nonché volto di varie commedie romantiche del canale Hallmark (aspetto a cui il film allude in modo ironico). Per quanto riguarda il cast di contorno, su iniziativa di Eichner, Apatow e della Universal che distribuisce il film, tutti gli attori sono LGBTQ+ nella vita, anche quelli che interpretano ruoli etero, con presenze notevoli come il premio Oscar Jim Rash (il mitico preside di Community), il comico canadese Bowen Yang (uno dei volti attuali di Saturday Night Live) e l’attore e drammaturgo Harvey Fierstein. Appaiono anche, come “loro stesse”, Kristin Chenoweth e Debra Messing, icone nella comunità gay americana grazie ai loro ruoli teatrali e televisivi.
Un film “importante”?
Si è parlato molto dell’insuccesso commerciale del film in patria, accompagnato dalla polemica, per bocca di Eichner, sul presunto boicottaggio da parte di un pubblico non ancora disposto ad accettare una commedia mainstream a tema gay. E se da un lato c’è sicuramente il fattore di un marketing che ha sottolineato questo aspetto un po’ troppo (dando l’impressione che l’elemento produttivo fosse l’unica componente significativa del film, ignorando il côté comico), tali considerazioni sono abbastanza fuori luogo in un contesto audiovisivo dove, salvo rare eccezioni, la commedia in generale e quella romantica in particolare fatica a trovare il proprio pubblico sul grande schermo (e qui basta pensare ad Apatow, che non è più un marchio forte come un tempo, in parte a causa della pandemia). Non aiuta il fatto che il trailer “per tutti”, inevitabilmente edulcorato per ovvi motivi, fosse perfettamente innocuo ed epurato di molte delle gag più efficaci.
Autoironia omoerotica
Fatte queste considerazioni, cosa rimane nel film vero e proprio? Un gran divertimento che, come esplicitato in maniera molto autoironica nei primi minuti del lungometraggio, mette in evidenza quanto, al netto di palesi differenze in alcuni ambiti, una storia simile non sia tanto diversa, a grandi linee, con protagonisti che non sono eterosessuali. È un film che si diverte a mettere alla berlina i cliché del genere e quelli associati alla cultura gay, e i bersagli multipli fanno sì che, tolta la solita tendenza di Apatow – anche solo come produttore – a dilungarsi un po’ troppo, l’operazione proceda con brio e freschezza, passando in modo coerente dai goffi primi approcci a riflessioni sul ruolo della comunità LGBTQ+ al cinema. Con una battuta che forse riassume meglio di tutte lo spirito del progetto, quando Bobby dice apertamente “Meglio uno stereotipo che triste”, riferendosi al vizio hollywoodiano di raccontare storie queer soprattutto in ottica tragica. Qui si opta per il sorriso, con il giusto mix di sincerità e luogo comune. Forse non sarà l’opera rivoluzionaria che immaginavano i suoi autori, ma è sicuramente un passo nella direzione giusta, e il suo dovere di commedia lo fa egregiamente.
La recensione in breve
Judd Apatow ritrova Nicholas Stoller per un'altra, brillante commedia, questa volta dominata dallo spirito sarcastico ma sincero e molto spassoso dell'interprete e sceneggiatore Billy Eichner.
- Voto CinemaSerieTV