Il film: Caracas, 2023. Regia: Marco D’Amore. Cast: Marco D’Amore, Toni Servillo, Lina Camélia Lumbroso, Angela Pagano, Marco Foschi, Brian Parisi. Genere: Drammatico. Durata: 110 minuti. Dove l’abbiamo visto: Anteprima stampa.
Trama: Caracas vive nei vicoli adiacenti la stazione di Napoli. La sua unica famiglia è un gruppo di estremisti di destra cui, però, non sente più di appartenere. Soprattutto dopo aver visto uccidere a sangue freddo un uomo per puro odio ideologico nei confronti dello straniero. Per questo decide di allontanarsi e mettersi alla ricerca di una nuova realtà assoluta cui appartenere. L’Islam sembra essere la risposta ma, probabilmente, l’incontro con Giordano, scrittore stanco e deluso dal mondo che lo circonda, potrebbe offrirgli una nuova interpretazione di se stesso.
Per Caracas tutto ha avuto inizio tra le pagine di Napoli ferrovia di Ermanno Rea, probabilmente uno dei romanzi più complessi dell’autore. Da quel momento questo personaggio in cerca dell’assoluto tra le zone invisibili e sconosciute di una Napoli divisa tra violenza e sogno, ha dovuto attendere diversi anni prima di ritrovare un nuovo percorso. Nello specifico ha aspettato l’arrivo di Marco D’Amore che, nella sua volontà di allontanarsi da una precisa nicchia interpretativa, è sempre alla ricerca di storie che gli permettono di esprimere la propria visione senza, però, andare a tagliare quel cordone ombelicale che lo lega alla sua città.
In questo modo, dunque, nasce il film Caracas, sua seconda regia per una storia di finzione, in cui sogno e realtà si alternano mantenendo la narrazione in un costante movimento di controvite tra l’esterno, la città, e l’interno, la mente e l’animo di chi si muove tra i suoi vicoli. Un viaggio onirico in cui, però, questa condizione non garantisce alcuna protezione dalla violenza fisica ed emotiva che uomini e luoghi esercitano. E chi protese attraversare tutto questo se non uno scrittore perso in se stesso ed un uomo alla disperata ricerca di un luogo od un credo cui appartenere fermamente?
Trama: Dispersi a Napoli
Napoli è una terra per tutti e per nessuno. La città, infatti, sembra accogliere chiunque, soprattutto i dispersi. Ma, in realtà, questi rimangono ai margini alla ricerca di un modo per conquistarla e farsi accettare da lei. In questa situazione, dunque, sembra quasi inevitabile il nascere di attriti interni e, soprattutto, l’esplosione di una violenza etnica di ritorno. Caracas fa parte di tutto questo e guarda alla realtà che si dipana davanti a lui come se non ci fosse nessun altro tipo di possibilità. Scugnizzo cresciuto senza storia, se non quella che lui ha inventato per se stesso, è alla ricerca di una realtà cui appartenere. Per questo approda all’interno dei gruppi nazifascisti ma, ben presto, si rende conto che l’odio estremo per gli altri non lo rappresenta.
Una situazione che si fa palese durante uno dei raid più violenti scatenato ai danni della comunità araba che vive nella zona della stazione. Così, di fronte alla morte di un uomo senza motivo e alcun senso, si rende conto di dover cercare altrove il suo luogo di appartenenza. Altro disperso è Giordano, giornalista, scrittore di successo e fondatore di una casa editrice che, dopo aver lasciato per molti anni Napoli, oggi vi fa ritorno pensando, forse, di ritrovare le motivazioni di una vita. La città che trova, però, lo destabilizza. Dopo molti anni, infatti, non riconosce il profilo dei luoghi e di chi li abita. Nuove forme di disperazione e violenza hanno sostituito quelle a lui note. Nonostante tutto, però,
quell’umanità ed i luoghi che abita lo chiamano, lo attraggono inesorabilmente.
Ed è in questo suo girovagare che s’imbatte in Caracas redento dall’Islam ed innamorato di una donna che vuole salvare dall’eroina. Ma quanto tutto questo è reale o solo frutto della fervida immaginazione di uno scrittore che, attraverso il racconto degli ultimi, cerca di ricomporre l’immagine in frantumi di un luogo che non è più il suo ma cui appartiene comunque?
Viaggio nel mondo degli ultimi
Caracas non è un film semplice cui approcciarsi. Soprattuto per chi è alla ricerca di una narrazione ed una rappresentazione che rispettino i canoni della consecutio temporale e logica. In questo caso, infatti, ogni sicurezza viene scardinata e al suo posto c’è l’invito ad entrare in una realtà in cui l’incerto è dominante, il sogno s’inserisce come un alterno compagno di viaggio e la città si fa tanto protagonista quanto scarsamente riconoscibile.
In sostanza si tratta di un percorso dove non esiste alcuna certezza se non quella di aggirarsi tra il mondo degli ultimi, di quelli che vivono ai margini e che spesso sono rifiutati dal luogo stesso in cui vivono. Una sorta di viaggio dantesco, dunque, tra l’esplosione di nuove ma sempre simili fonti di violenza e il confronto inesorabile di un’umanità imperfetta e destinata al fallimento. In loro il personaggio di Caracas ma, soprattutto, quello di Damiano, interpretato da Toni Servillo, riflettono la propria esistenze e, soprattutto, la necessità di trovare un sé definito.
In questo senso, dunque, il primo assume quasi il ruolo virgiliano, facendo da guida tra le sofferenze del suo personale inferno ad un uomo in cerca della diritta via nella rappresentazione di un’umanità in decadimento. Di certo, però, c’è solamente che nessuno dei due è destinato a rivedere le stelle.
Napoli protagonista
Oltre gli uomini, anzi prima di loro, esiste il luogo, la città. Nonostante si tratti di un film il cui cuore risiede soprattutto in una narrazione umana e profondamente emotiva, Napoli spesso prende il sopravvento sui protagonisti reclamando un ruolo primario.
E lo fa senza mostrare il suo volto migliore. Anzi, celandolo volontariamente e rendendosi irriconoscibile ai molti. Ma proprio in questo suo gioco fatto di mascheramenti sotto una pioggia battente, con le strade bagnate riflettenti come un’insolita Gotham City, si mostra in tutto il suo drammatico splendore.
Anche in questo senso, dunque, gli stereotipi estetici vengono sovvertiti completamente. Un elemento immancabile come il mare, ad esempio, rifugge da qualsiasi rappresentazione vagamente patinata o rassicurante. Per i protagonisti, infatti, non è importante la forma ma il sapore, il profumo e il rimando dei ricordi che i luoghi riescono ad offrire. Ed in tutto questo Napoli accetta e sostiene alla perfezione il suo ruolo puntando l’attenzione là dove l’occhio non vuole cadere, dove lo sguardo del turista non si sofferma e nemmeno quello di molti napoletani. Un incanto, però, che riesce solo perché a guardarla sono Caracas e Giordano. Il primo la conosce mentre il secondo vuole riscoprirla in tutta la sua complessità .
La recensione in breve
Marco D'Amato affronta la sfida di un film non semplice dal punto di vista narrativo scegliendo di muoversi costantemente tra reale e onirico ma, comunque, riuscendo a rimandare il riflesso dell'eterno viaggio che ogni uomo compie alla ricerca di un luogo cui appartenere.
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