Il film: Cassandro, 2023. Regia: Roger Ross Williams. Cast: Gael García Bernal, Raul Castillo, Bad Bunny, Roberta Colindrez, Mark Vasconcellos. Genere: Biografico. Durata: 99 minuti. Dove l’abbiamo visto: Su Prime Video, in anteprima stampa.
Trama: Saúl Armendáriz è un ragazzo omosessuale, nonché wrestler amatoriale attivo nel circuito locale di El Paso. Dopo anni di frustrazioni e delusioni, Saúl diventa celebre da un giorno all’altro quando si inventa il personaggio sopra le righe dell’esotico Cassandro, il “Liberace della Lucha Libre”, stravolgendo le regole non scritte del machismo nel mondo del wrestling.
Esistono biopic e biopic. Ci sono i film biografici che prendono la vita del personaggio a cui fanno riferimento e lo raccontano da punti di vista diversi, da angolazioni e momenti cronologici sempre differenti ed inediti, spesso mettendo in campo strutture narrative e linguaggi cinematografici tra il surreale e il metatesto. Poi ci sono i biographical movie che rispondono algoritmicamente alla veloce lettura della pagina Wikipedia del protagonista titolare, magari: vita, morte e pure miracoli, raccontati per grande (e piccolo) schermo con tale accessibilità e linearità che ad oggi tendono ad assomigliarsi un po’ tutti.
Cassandro, nuovo film diretto da Roger Ross Williams (regista premio Oscar per il cortometraggio documentario “Music by Prudence” del 2010), arriva per tutti gli abbonati Prime Video a partire da venerdì 22 settembre, con un grande Gael Garcìa Bernal come protagonista. Nella nostra recensione di Cassandro vi sveleremo perché, nonostante le buone intenzioni, il lungometraggio biografico dedicato al wrestler omosessuale che ha cambiato per sempre l’ambiente dei luchadores in America sia però un’occasione cinematografica del tutto sprecata.
La trama: un wrestler per domarli tutti
Nei primi anni Ottanta, il giovane wrestler Saúl Armendáriz (Gael Garcìa Bernal) attraversa regolarmente il confine con il Messico per lottare in incontri di lucha libre a Ciudad Juárez. La sua carriera come “El Topo” però non gli regala grandi successi, finché la sua nuova allenatrice, Sabrina (Roberta Colindrez), gli suggerisce di reinventarsi come exótico, ovvero lottatore riconoscibile per gli abiti sgargianti e provocatori che indossa per dare spettacolo di sé e sconfiggere il nemico sul ring. Con il “nome d’arte” di Cassandro, la carriera di Saúl decolla, diventa molto presto richiestissimo e si trasforma in un’icona gay per le generazioni future. Sconfiggendo l’ambiente macho e patriarcale del wrestling del suo tempo un match alla volta.
Diretto da Roger Ross Williams e basato su una sceneggiatura originale curata dallo stesso regista assieme a David Teague, Cassandro ha l’onorevole ambizione di raccontare la vita e l’ascesa al successo di Saùl Armendàriz, tra i più rivoluzionari ed originali wrestler di origine messicana degli ultimi decenni. Ragazzo omosessuale dal passato famigliare traumatico e poco felice, Saùl trasformerà la sua fissazione adolescenziale per il mondo dei luchadores televisivi in vera e propria passione, sfidando il machismo imperante dell’ambiente sportivo e cambiando per sempre le regole del wrestling. Ad aiutarlo, costumi e trucco prima androgini, poi sempre più femminili e fluidi, e una voglia matta di riscatto da un passato, quello personale, ancora troppo doloroso.
Il Liberace della Lucha Libre
Mascara, trucco femminile, costumi provocanti, paillettes, e si va a conquistare il ring: così aveva deciso di presentarsi il giovane ma già talentuosissimo Saùl agli incontri di lucha libre che si svolgevano a Ciudad Juarez, subito dopo aver attraversato il confine tra Stati Uniti e Messico. Sul ring ci saliva con il nome d’arte di Cassandro, e prima di lottare con il proprio avversario dava spettacolo di sé con atteggiamenti e mosse femminili che confondevano sì la controparte, ma che con il tempo infiammavano l’entusiasmo del pubblico. A quel tempo il mondo del wrestling internazionale non era pronto per un luchador come Cassandro, ma presto la Storia di questo sport gli diede ragione.
Non è un caso che l’alter ego di Saùl venne poi ribattezzato da tutti come il “Liberace della Lucha Libre”, mettendo a confronto due rivoluzionari ante-litteram nei rispettivi campi, e con qualcosa di più in comune. Se il genio musicale di Liberace si consumava sui tasti del pianoforte, quello di Cassandro si concretizza invece sul ring. tra un travestimento scenico e l’altro. Esattamente quello che faceva anche Liberace e che gli diede notorietà e fama internazionale; peccato però che l’eccentrico pianista rinnegò ai tabloid e ai media di tutto il mondo la sua sospetta omosessualità fino alla tragica dipartita causata dall’AIDS, mentre Cassandro divenne alter ego e personaggio di liberazione LGBTQ+ in un ambiente (ovviamente, quello sportivo) concettualmente precluso all’androginia e all’anti-maschilismo.
Un film dalle buone intenzioni, ma malriposte
Tutti concetti di grande valore ed urgenza, tanto ai tempi del debutto di Cassandro come eccentrico luchador quanto nella contemporaneità, malgestiti però da una sceneggiatura originale francamente al di sotto delle enormi potenzialità del racconto di cui il film si fa carico. Orgogliosamente ed ostinatamente biopic classicissimo, Cassandro non rifugge affatto dai cliché e dai prodromi frequenti del sotto-genere cinematografico, anzi li cerca con affanno e con famelicità, allestendo un omaggio al wrestler omosessuale appiattito e lontano da ogni ispirazione artistica degna di nota.
Indeciso se posare la luce del riflettore sul percorso professionale o quello privato di Saùl, il film diretto e co-scritto da Roger Ross Williams perde la bussola costantemente, tra echi del traumatico passato del ragazzo protagonista (tra un padre assente e bigotto ed una madre querula ma di buon cuore) mai del tutto approfonditi, e presente del racconto di cui avremmo voluto vedere di più, molto di più. Il risultato finale è una confezione cinematografica che non soddisfa nessuna delle due istanze precedenti, in stentoreo equilibrio tra rispettoso ma annacquato omaggio al rivoluzionario wrestler messicano ed orgogliosa bandiera lgbtq+ per le generazioni contemporanee.
Per fortuna che c’è Gael!
Alla fine a salvare tutta la baracca del dimenticatoio è Gael Garcìa Bernal. Nei panni di Saùl Armendàriz/Cassandro dona tutto se stesso, corpo ed anima, per riportare sul grande schermo la complessità e l’energia contagiose del protagonista titolare, da ragazzo omosessuale con un sogno da realizzare a pioniere assoluto della lucha libre per tutta una comunità queer che a quel tempo preferiva rimanere forza silenziosa e non rappresentata. Tempi diversi, ma che Cassandro contribuisce a dilaniare una volta per tutte a forza di sconfiggere avversari sul ring, dare spettacolo e combattere idee preconcette nello sport quali il patriarcalismo di ritorno e l’esasperato machismo.
Una prova d’attore che consegna Bernal nell’Olimpo degli interpreti latinoamericani più versatili di sempre; non che da decenni ce ne fosse il dubbio, eppure il ruolo che sceglie di indossare e vivere sul set del biopic di Roger Ross Williams sprigiona una volta per tutte le sue istanze interpretative più cavernose ed inutilizzate, restituendo al pubblico di Cassandro (tanto sul ring quanto dall’altra parte di uno schermo) l’immagine eccentrica e vivace di un ragazzo che con il suo passato ha costruito un sogno e ha cambiato vite.
La recensione in breve
Cassandro è l'ennesimo film biografico realizzato in maniera fastidiosamente algoritmica. Certo, non tutti fuori dal Messico e dal Sud degli Usa conoscono la storia del luchador Saúl Armendáriz, eppure l'approccio del regista Roger Ross Williams è approssimativo a tal punto che informarsi sul web sulla vita e i traguardi del wrestler lgbtq+ non farebbe la minima differenza. Quella, per fortuna, la fa un ottimo Gael Garcìa Bernal.
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Voto CinemaSerieTV