Il film: C’è ancora domani, 2023. Regia: Paola Cortellesi. Cast: Paola Cortellesi, Valerio Mastandrea, Emanuela Fanelli, Romana Maggior Vergano, Giorgio Colangeli, Vinicio Marchioni. Genere: Commedia. Durata: 118 minuti. Dove l’abbiamo visto: Alla 18° Festa del Cinema di Roma.
Trama: Delia è una madre di tre figli e moglie del violento Ivano nella Roma in bianco e nero del Dopoguerra. Tra sogni, speranze di un futuro migliore per se stessa, la figlia maggiore e l’Italia, Delia cercherà di fare in modo che la sua voce di donna venga ascoltata, anche in silenzio.
E chi l’avrebbe mai detto che la comediénne e mattatrice della scena cinetelevisiva italiana Paola Cortellesi potesse esordire dietro la macchina da presa con un lungometraggio così sentito ed equilibrato. C’è ancora domani, film di apertura della 18° Festa del Cinema di Roma ed in arrivo nelle nostre sale da giovedì 26 ottobre con Vision Distribution, è forse una delle più gradite sorprese cinematografiche nostrane dell’anno, nonché uno dei potenziali crowdpleaser italiani di cui avevamo bisogno da tempo.
Nella nostra recensione di C’è ancora domani, vi spiegheremo meglio come Paola Cortellesi sia riuscita a realizzare un debutto registico di grande statura, che celebra il potere nascosto e silenzioso delle donne come solo i più grandi commedianti dietro la macchina da presa (ma anche su un palcoscenico, o recitando un monologo in tv) riescono a fare: mischiando in egual dose sorrisi (amari) e dramma, disperazione e speranza, leggerezza e fardelli di un’Italia del Dopoguerra che forse non è poi cambiata così tanto, a pensarci bene.
La trama: Roma, città (poco) aperta
Delia (Paola Cortellesi) è la moglie di Ivano e la madre di tre figli. Moglie, madre. Questi sono i ruoli che la definiscono e questo le basta. Siamo nella seconda metà degli anni ’40 e questa famiglia qualunque vive in una Roma divisa tra la spinta positiva della liberazione e le miserie della guerra da poco alle spalle. Ivano (Valerio Mastandrea) è capo supremo e padrone della famiglia, lavora duro per portare i pochi soldi a casa e non perde occasione di sottolinearlo, a volte con toni sprezzanti, altre, direttamente con la cinghia. Ha rispetto solo per quella canaglia di suo padre, il Sor Ottorino (Giorgio Colangeli), un vecchio livoroso e dispotico di cui Delia è a tutti gli effetti la badante. L’unico sollievo di Delia è l’amica Marisa (Emanuela Fanelli), con cui condivide momenti di leggerezza e qualche intima confidenza. È primavera e tutta la famiglia è in fermento per l’imminente fidanzamento dell’amata primogenita Marcella (Romana Maggiora Vergano), che, dal canto suo, spera solo di sposarsi in fretta con un bravo ragazzo di ceto borghese, Giulio (Francesco Centorame), e liberarsi finalmente di quella famiglia imbarazzante. Anche Delia non chiede altro, accetta la vita che le è toccata e un buon matrimonio per la figlia è tutto ciò a cui aspira. L’arrivo di una lettera misteriosa però, le accenderà il coraggio per rovesciare i piani prestabiliti e immaginare un futuro migliore, non solo per lei.
Eredità cinematografica non da poco conto quella che Paola Cortellesi omaggia e nella quale imbeve il suo primo tentativo dietro la macchina da presa. Da una sceneggiatura originale curata dalla stessa autrice assieme a Fausto Andreotti e Giulia Calenda, la mattatrice nostrana parte dalla figura femminile dell’angelo focolaresco di chiarissima ispirazione passata: un po’ agguerrita Anna Magnani in Roma Città Aperta, un po’ la dimessa ma speranzosa Sofia Loren in Una giornata particolare, la Delia interpretata da Paola Cortellesi si fà carico di un immaginario collettivo italiano che per decenni ha stabilito i contorni e le forme della moglie/madre dell’Italia a cavallo tra la Seconda Guerra Mondiale e la ricostruzione del difficile Dopoguerra.
Ricostruire un futuro non più in bianco e nero
A C’è ancora domani non mancano cervello e cuore, entrambi al posto giusto nella messa in scena di questa commedia agrodolce dal sapore e dall’assetto quasi teatrale. Teatrale perché ambientazioni, spazi e movimenti dei personaggi che popolano l’esordio registico di Paola Cortellesi sembrano profilarsi al di sopra di un mutevole palcoscenico: dagli angusti spazi della casa di famiglia di Delia al mercato della frutta e delle verdure dove la protagonista si incontra e si confida con la verace Marisa interpretata da Emanuela Fanelli, fino agli stessi vicoli, le stesse strade, le stesse svolte che scandiscono le commissioni della remissiva madre/moglie fuori e dentro casa.
Un microcosmo che comprende e raccoglie anche il vivace vicinato di Delia ed Ivano, confinato ad un caratteristico benché asfissiante cortile di condominio del Dopoguerra. Spazi ed angolazioni che racchiudono ed incorniciano una storia in perfetto mix tra leggerezza (ma mai superficialità) e dramma, tra disperazione casalinga ed un orizzonte raggiante e carico di speranze per un futuro che potrebbe cambiare le sorti, di Delia, della figlia Marcella e dell’Italia intera: il 2 giugno 1946 le donne avrebbero votato per la prima volta nella storia di un Paese sventrato e martoriato, in una delle primavere più intense e significative del nostro passato.
Un crowdpleaser all’italiana
Certo, non tutto funziona come dovrebbe in C’è ancora domani. La mano dietro la macchina da presa di Paola Cortellesi a tratti sembra ancora acerba e approssimativa, preferendo la messa in scena di un lungometraggio d’esordio più concentrato sulla scrittura dei suoi tanti personaggi, sulle loro intenzioni, i loro desideri, i loro istinti e le loro ambizioni, che sul linguaggio visuale puro e duro. Imprecisioni di poco conto quando un’attrice che si è fatta le ossa a teatro ed in televisione (ma al cinema aveva già dato prova di saper gestire con grande controllo di registro recitativo l’esilarante ma complesso Nessuno mi può giudicare, per il quale vinse un David di Donatello) regala agli spettatori nostrani un vero e proprio crowdpleaser come ne mancavano da tempo nel mercato cinematografico italiano.
Un crowdpleaser nel senso etimologico più stretto e genuino, di opera per grande schermo capace di saper intercettare il gradimento demoscopico di una platea di spettatori cinematografici che pretendono da autori ed interpreti leggerezza ma riflessione, falsa superficialità a profondità di vedute, di pensiero e di analisi. Con C’è ancora domani Paola Cortellesi riflette sulla figura della moglie/madre del cinema italiano del Dopoguerra ed oltre consegnando il suo personaggio davanti la macchina da presa ad un’eredità storiografica aggiornata a sensibilità post-moderne sempre tristemente attuali. Tra risate e lacrime a suon di musica (quasi contemporanea) che avrebberi potuto fare felice un Nanni Moretti d’antan nel suo periodo più artisticamente schierato e militante.
La recensione in breve
L'esordio alla regia cinematografica per Paola Cortellesi è tra i film di produzione italiana più sorprendenti e riusciti degli ultimi anni. Mescolando con grande calibrazione elementi della commedia, disamina storica e grande commozione, l'attrice/regista/sceneggiatrice realizza un debutto dietro la macchina da presa non privo di difetti, ma genuino e commovente.
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