Il film: Dark Harvest, 2023. Regia: David Slade. Genere: Horror. Cast: Britain Dalton, Casey Likes, Emyri Crutchfield, Jeremy Davies. Durata: 93 minuti. Dove l’abbiamo visto: su Prime Video in lingua originale.
Trama: In una sperduta cittadina americana ogni Halloween si porta a termine una corsa mortale: i ragazzi del posto devono impedire ad un mostro, Sawtooth Jack, di arrivare fino alla chiesa locale. Se non riusciranno a fermarlo distruzione e sciagura si abbatteranno sulla città.
Se c’è un luogo in cui i racconti dell’orrore possono attecchire e prosperare questo è senza dubbio la provincia americana; quelle piccole cittadine polverose, i cui abitanti si conoscono da generazioni e in cui le ali dei più giovani vengono tarpate: non c’è speranza di andarsene per chi ci è nato e cresciuto, e l’orrore può nutrirsi e dilagare. È da presupposti simili che prendono il via storie come IT, il capolavoro di Stephen King, o Dark Harvest, il film di David Slade appena arrivato su Prime Video. È proprio a King che ci fanno pensare le premesse di quest’horror: una cittadina che nasconde mostruosi segreti, una gioventù soffocata che sogna di andarsene, una magia ancestrale, che affonda le sue radici nella notte dei tempi.
Peccato che, come vedremo in questa recensione di Dark Harvest, per quanto il film tratto dal romanzo di Norman Partridge abbia dalla sua una serie di buone idee, queste si perdono in un orrore annacquato, una trama dalle svolte prevedibili ed una CGI un po’ carente.
La trama: una corsa per la sopravvivenza
Ci troviamo negli anni Sessanta. Ogni Halloween in una piccola cittadina della provincia americana viene portato avanti un crudele rituale: la Corsa. Gli adolescenti del luogo sono obbligati a rincorrere Sawtooth Jack, una crudele creatura che, partendo dai campi di grano, deve arrivare fino alla chiesa locale, uccidendo chiunque si metta sul suo cammino. Se il suo percorso viene interrotto, e lui viene ucciso, la città sarà salva (e la famiglia del vincitore avrà in dono una casa e una macchina nuova di zecca). Se invece arriva alla metà, un irrimediabile sciagura si scatenerà sulla città.
Richie è il fratello minore di Jim, che ha vinto la corsa l’anno precedente e che ora ha lasciato la città per vedere il mondo (come solo in pochissimi hanno il permesso di fare). Sulle spalle di Richie c’è il peso ingombrante di quello che ha fatto suo fratello, da sempre il preferito dei genitori, e vorrebbe poter dimostrare il suo valore la notte di Halloween; come regola, però, i familiari di chi ha già vinto non potrebbero farlo, come le ragazze, categoricamente escluse. Ovviamente Richie e la nuova arrivata Kelly, l’unica ragazza di colore della città, decidono che vogliono partecipare, e nemmeno il pericolo di perdere la vita nei modi più orribili e truculenti può fermarli. Un terribile segreto, però, verrà a galla proprio durante la corsa, e Richie scoprirà che l’antico rituale si basa su regole ancora più oscure e crudeli di quello che mai avrebbe potuto immaginare.
Un orrore poco efficace
Come vi spiegavamo in apertura, pur prendendo il via da delle premesse piuttosto interessanti (che ci ricordano classici del genere come Jeepers Creepers, Grano rosso sangue e Pumpkinhead), è come queste vengono sviluppate in Dark Harvest a deludere lo spettatore, soprattuto l’appassionato di horror che – oltre ad eccessi di gore e violenza certe volte ben assestati, altre inutilmente eccessivi – non troverà il terrore puro, la tensione crescente, e le atmosfere inquietanti che si aspettava, e che avrebbero fatto il successo del film.
Lo sviluppo narrativo, purtroppo, è decisamente lacunoso: i colpi di scena non colpiscono come dovrebbero, il dipanarsi del mistero che ruota attorno a Sawtooth Jack, che è il punto nevralgico di questa storia, risulta fin troppo prevedibile e, per quanto il finale tiri bene le fila di quanto detto in precedenza, non sorprende chi guarda.
Gli elementi attorno a cui è stata imbastita questa storia sono interessanti, ma non vengono approfonditi come dovrebbero: si parla del peso del passaggio di testimone tra una generazione e l’altra, di quello, sempre sui giovani adulti, di una società che non permette di aprirsi, di crescere, ma ripete in continuazione i propri errori, in un circolo vizioso senza fine; tematiche che potevano fare da scheletro ad una storia ben più intrigante, con uno spessore completamente diverso. Ma i cattivi – dal ridicolo poliziotto alle “eminenze grigie” della città – non mostrano mai delle vere e proprie motivazioni per le loro azioni, si limitano a ripetere “bisogna fare quello che è sempre stato fatto” e così l’intera storia perde di forza, di incisività. Lo spettatore arriva ai titoli di coda un po’ amareggiato e confuso: dispiace, perché Dark Harvest avrebbe avuto il potenziale per essere qualcosa di ben più memorabile e convincente.
La recensione in breve
Dark Harvest è un horror deludente che spreca delle buone premesse in una storia senza brividi e senza sorprese.
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Voto CinemaSerieTV.it