Il film: Dead for a dollar, del 2022. Regia di Walter Hill. Cast: Cristoph Waltz, Walter Hill, Rachel Brosnahan, Brandon Scott.
Genere: western. Durata: 114 minuti. Dove lo abbiamo visto: al Festival di Venezia 2022.
Trama: Nel New Mexico del 1897 il bounty killer Borlund deve ritrovare una donna rapita da un uomo di colore disertore. Ma le cose non stanno proprio così e a complicare la vicenda ci si mettono un vecchio nemico di Borlund e il signorotto di un paesino messicano.
La trama: un bounty killer e fuorilegge
È il 1897 e Il cacciatore di taglie Max Borlund, interpretato da Christoph Waltz che torna al western dopo Django Unchained, si vede assegnare l’incarico di rintracciare la signora Rachel Price, rapita da un uomo di colore, Elijah, che ha disertato dall’esercito ed è diretto verso il Messico. Il marito è disposto a pagare bene per riavere la coniuge, mentre l’esercito è interessato a punire il disertore. Ad accompagnare Borlund c’è Alonzo Poe, un commilitone di Elijah che conosce le intenzioni dell’amico. Non sarà difficile scovare la signora e il soldato a Maria di Guadalupe, uno sperduto paesino messicano, ma le cose non sono così semplici come sembrano. A complicare il tutto, infatti, ci si mettono anche un signorotto locale, Tiberio Vargas, attorniato dai suoi scagnozzi, e Joe Cribbens (interpretato da Willem Dafoe), ex galeotto appena uscito di prigione che l’ha giurata a Borlund, il quale lo aveva catturato.
Gli ingredienti del western
Gli elementi del western classico ci sono tutti e, oltre all’esplicito omaggio a Bud Boetticher (autore di cult western degli anni ’50 come L’albero della vendetta e I sette assassini) cui è dedicato il film, il riferimento principale che risulta subito evidente è I professionisti (1966) di Richard Brooks, in cui Burt Lancaster, a capo di una squadra di pistoleri ed esperti di esplosivi, doveva recuperare una moglie rapita: anche lì le apparenze ingannavano. Non manca neanche il riferimento al mito di Elena di Troia, a cui viene paragonata Rachel, come fonte di discordie e guerre. Il cacciatore di taglie incarnato da Waltz sembra possedere infatti una cultura superiore a ciò che lascerebbe supporre il suo personaggio, in questo forse echeggiando il dottor King Schultz di Django, ma senza averne la verve. Il Borlund di Waltz è infatti sotto le righe per gli standard dell’attore, ma rientra perfettamente nella laconicità e nella apparente freddezza degli eroi di Hill, che parlano con poche battute lapidarie e agiscono invece molto; cinici in apparenza, ma in realtà pervasi da un forte senso etico.
Una donna indomita
La Rachel interpretata dall’omonima Rachel Brosnahan, come intuibile, è tutt’altro che una donzella da salvare, ma si rivela un personaggio indomito e indipendente, sia nelle parole che nelle azioni. Non si tira indietro se deve usare una pistola e soprattutto afferma il suo diritto a fuggire da un marito violento che non la ama e a costruire da sé il suo destino. In pratica un’antesignana delle donne moderne. C’è infatti un dialogo molto eloquente e, aggiungiamo didascalico, in cui racconta la sua vita a Borlund, per cercare di portarlo dalla sua parte.
Uno stile stringato
Se con I cavalieri dalle lunghe ombre (Long Riders in originale) Hill ci aveva abituato a uno stile visivo epico, con un montaggio serrato, frammentato in inquadrature dai suggestivi ralenti che enfatizzavano le sparatorie (come del resto in Peckinpah) e le scene d’azione, in Dead for a dollars Hill rinuncia a tutto questo per uno stile visivo più conciso, vicino all’essenzialità dei grandi autori del western più classico, dal citato Batticher a Hawks, senza rinunciare a spettacolari inquadrature grandangolari dei paesaggi del Messico, in cui le figure umane a cavallo si perdono nella vastità della natura.
In conferenza stampa l’autore ha rivelato che questa evoluzione stilistica è dipesa in realtà da un budget più ristretto, col quale non si poteva garantire, tecnicamente (ci vogliono più macchine da presa tarate in modo particolare), quello stile spettacolare ed epico che all’epoca era la cifra stilistica di Hill. Ma, come si suol dire, il nostro ha fatto di necessità virtù, affidandosi a uno stile stringato, secco, in cui a dominare sono le improvvise e spettacolari aperture sui paesaggi e i dettagli sui volti, gli sguardi, i gesti e le pistole che compongono l’indispensabile armamentario visivo per un western che vuole essere un omaggio stilistico e tematico ai classici pre-Leone. Seppur più dimesso, Hill ritrova comunque lo smalto nella costruzione di personaggi che entrano nella memoria con poche battute e in uno showdown finale serrato e avvincente, dove l’inevitabile resa dei conti segna il destino di alcuni personaggi, che non possono sfuggire alla loro natura.
La recensione in breve
Un solido western dall’impianto classico, con cui Walter Hill ritrova il genere che gli è più congeniale, senza l’epica dei suoi grandi cult, ma con uno stile conciso ed essenziale e un intreccio tipico, in cui spicca un personaggio femminile forte e indomito. Con Willem Dafoe e Cristoph Waltz, di nuovo bounty killer dopo Django Unchained.
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