Il film: Deadpool 2, 2018. Regia: David Leitch. Cast: Ryan Reynolds, Morena Baccarin, Josh Brolin, T.J. Miller, Bill Skarsgård, Rob Delaney, Zazie Beets, Brianna Hildebrand, Julian Dennison, Eddie Marsan.
Genere: azione, commedia. Durata: 119 minuti. Dove l’abbiamo visto: su Disney+, in lingua originale.
Trama: La seconda avventura di Deadpool, questa volta alle prese con Cable, venuto dal futuro per impedire un evento apocalittico.
Nel 2016 il (vero) debutto cinematografico di Deadpool fu un fulmine a ciel sereno, il film giusto per mettere alla berlina il filone dei supereroi al cinema dopo quasi vent’anni di X-Men, Spider-Man e compagnia bella. Un fulmine che Ryan Reynolds ha cercato di replicare. Con successo? Scopritelo leggendo la nostra recensione di Deadpool 2.
La trama: giorni di un Deadpool passato
Dopo gli eventi del primo lungometraggio, Wade Wilson vive felice con la sua amata Vanessa, ma la sera del loro anniversario non porta a termine uno dei suoi incarichi da mercenario. Il bersaglio, ancora vivo, cerca di uccidere Wilson, ma a farne le spese è Vanessa. Depresso, Wade cerca di uccidersi, ma le sue capacità rigenerative lo rendono impossibile, e così accetta – finalmente – di unirsi agli X-Men, convocati per tenere sotto controllo un giovane mutante di nome Russell Collins. Deadpool è più incline a uccidere chi dovrebbe occuparsi del ragazzo, nel quale riconosce i segni di chi è vittima di abusi, ma il vero problema arriva dal futuro: il supersoldato Cable, che ha viaggiato nel passato per uccidere Russell, destinato a diventare un supercriminale.
Il cast: Wade e i suoi amici
Nel ruolo di Deadpool c’è, ovviamente, Ryan Reynolds, che a questo giro è anche sceneggiatore insieme agli autori del copione del primo film. Tornano anche Morena Baccarin (Vanessa), Brianna Hildebrand (Negasonic Teenage Warhead), T.J. Miller (il barista Weasel) e altri. La new entry principale è Josh Brolin, già interprete di Thanos nel Marvel Cinematic Universe (dettaglio a cui la pellicola allude), nei panni di Cable, affiancato dall’attore neozelandese Julian Dennison nel ruolo di Russell. Zazie Beets incarna la mercenaria Domino, e altri membri della squadra nota come X-Force, protagonista di una memorabile sottotrama del film, hanno i volti di attori come Bill Skarsgård e Rob Delaney. Non c’è il consueto cameo di Stan Lee (morto pochi mesi dopo l’uscita), ma un busto con le sue fattezze appare nella dimora degli X-Men.
Ripetere il miracolo
Che Deadpool fosse una boccata d’aria fresca si poteva intuire già dai titoli di testa, che ai nomi di cast e troupe sostituivano epiteti come “un perfetto idiota” (Reynolds), “un cameo gratuito” (Stan Lee) e “un cretino pagato troppo” (il regista Tim Miller). A questo giro, il cineasta originale ha dato forfait per divergenze creative con Reynolds (il quale voleva soprattutto preservare il tono comico dissacrante), e la regia è stata affidata a David Leitch, specialista di pellicole d’azione dal budget modesto, e il risultato è un sequel con la giusta dose di spettacolo, ma anche una struttura abbastanza ripetitiva, a cominciare dai credits iniziali che propongono qualcosa di simile a quanto visto nel prototipo, con l’aggiunta della parodia dei classici titoli di testa di James Bond e una canzone incisa per l’occasione da Céline Dion, scelta geniale data la componente canadese del progetto (Reynolds è originario di Vancouver, e diversi film degli X-Men sono stati girati nel paese).
Tutto come prima
Tutto ciò che il pubblico aveva apprezzato nel primo episodio torna, con qualche variazione sul tema (la gag sull’assenza di Charles Xavier) ma per lo più senza spingersi veramente oltre il territorio della familiarità più basilare. Anzi, da un certo punto di vista c’è un deciso passo indietro, perché se nel capostipite c’era il giusto equilibrio fra irriverenza e aderenza alle convenzioni di genere, qui la volontà di mettere alla berlina tutto e tutti non può mascherare la pigrizia di scrittura nel modo in cui è trattata Vanessa, ridotta a vittima sacrificale nell’ambito di quello che i fumettisti chiamano fridging, quando un personaggio femminile viene gravemente ferito o ucciso solo per alimentare l’arco narrativo del protagonista maschile (il termine deriva da un numero di Lanterna verde dove l’eroe torna a casa e trova il cadavere della compagna nel frigorifero). E oltre al danno, pure la beffa: gli sceneggiatori sostenevano di non essere a conoscenza del termine o delle sue implicazioni, il che rende ancora più sciatto il modo in cui la storia d’amore viene portata avanti in questo secondo capitolo.
Soldato via cavo
A fare la differenza è Brolin, che interpreta Cable con la giusta quantità di stoicismo, dando lo spunto per la gag più prevedibile, ma comunque simpatica, dell’intero film (“Come sei cupo! Sicuro di non provenire dall’universo DC?”). L’aggiunta che dà al sequel un minimo di freschezza, conferendogli almeno in parte un’identità distinguibile da quella del primo episodio. D’altro canto, siccome le avventure del mercenario chiacchierone nascono all’interno del franchise degli X-Men, a sua volta caratterizzato da un canovaccio riconoscibile da un film all’altro, è forse logico che, in un contesto caotico come quello della progressiva fine della saga mutante della Fox, tale staticità narrativa diventasse parte anche dell’universo autoironico di Deadpool. In attesa del terzo film che, quello sì, promette qualcosa di autenticamente diverso.
La recensione in breve
Ryan Reynolds è simpatico come sempre, e Josh Brolin una forza della natura nel ruolo di Cable, ma al secondo giro le avventure di Deadpool non hanno la freschezza dell'esordio.
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Voto CinemaSerieTV