Il film: Diaboli, chi sei?, 2023. Regia: Manetti Bros. Cast: Miriam Leone, Giacomo Giannotti, Valerio Mastandrea, Monica Bellucci, Paolo Calabresi, Pier Giorgio Bellocchio. Genere: Azione/Poliziesco. Durata: 124 minuti. Dove l’abbiamo visto: Festa del Cinema di Roma
Trama: Per l’ispettore Ginko Diabolik rappresenta il grande nemico. L’uomo, infatti, continua a sfuggirgli nonostante tutti i suoi sforzi. Per questo motivo, dunque, non si aspetta certo di ritrovarsi chiuso ed ammanettato all’interno di una cantina con lui. Entrambi, infatti, sono sulle tracce di una banda di rapinatori. Ovviamente per motivi completamente diversi. Questo inconveniente, però, diventa l’occasione giusta per Ginko per conoscere meglio il suo avversario e, probabilmente, imparare a rispettarlo. Spinta dalla domanda dell’ispettore, infatti, Diabolik inizia a raccontare se stesso, svelando le origini, cosa ha forgiato il suo talento e, sopratutto, la natura del nome.
Una jaguar nera iper accessoriata, uno sguardo penetrante ed una bionda algida quanto pericolosa. Tre elementi che evidenziano un fatto essenziale: Diabolik è tornato e a firmare la sua nuova avventura sul grande schermo sono, ancora una volta, I Manetti Bros. L’operazione è iniziata nel 2021 con il primo Diabolik e continuata l’anno successivo con Diabolik – Ginko all’attacco. Una lunga progettualità che, ad essere onesti, non ha riscosso grande successo tra gli appassionati del genere e che, con il terzo capitolo Diabolik, chi sei? dovrebbe arrivare alla sua conclusione.
A vestire i panni dell’affascinante ladro nato dalla fantasia di Angela e Luciana Giussani è, ancora una volta Giacomo Giannotti. L’attore italo-canadese, infatti, è passato dalle corsie di Gray’s Anatomy alle atmosfere di un film di genere per sostituire Luca Marinelli, chiamato a vestire per primo i panni del ladro. Eva Kant, invece, ha ancora il volto di Miriam Leone come Ginko quello di Valerio Mastandrea. Così tra poche certezze e diverse incognite, è doveroso porsi un interrogativo: riuscirà questo terzo capitolo a regalare una conclusione efficace ad una saga poco convincente? Proviamo a dare una risposta nella recensione di Diabolik, chi sei?
Trama: La nascita di un ladro
A Clerville non c’è pace e nemmeno nella vita dell’ispettore Ginko. A rendere impossibili le sue giornate, oltre ai colpi portati a termine dall’inafferrabile Diabolik, oggi c’è una banda di efferati rapinatori considerati ancora più pericolosi del suo acerrimo nemico. Durante una delle loro ultime rapine all’interno di una banca, però, commettono un errore involontario: frapporsi proprio con i piani di Diabolik, deciso ad impossessarsi di preziose e rare monete. Così, in fuga con il loro bottino e nascosti all’interno di una villa sotto la protezione di un avvocato consenziente, attendono di potersi dividere il denaro senza suscitare sospetti.
Nonostante tutte le loro cautele, però, Sia Ginko che Diabolik si sono messi sulle loro tracce. Entrambi, infatti, in modo autonomo, decidono di fare irruzione nella villa credendola momentaneamente vuota. Tutti e due, però, sbagliano valutazione e, dopo un assalto alle spalle, si risvegliano incatenati all’interno di una cantina. Così, uno difronte all’altro si ritrovano a guardarsi negli occhi per la prima volta. Un confronto che, messi da parte i rispettivi ruoli, li porta ad una conoscenza diversa. O, almeno, così dovrebbe. Tutto parte dalla convinzione di Ginko di essere dalla parte della giustizia in modo assoluto e da una domanda essenziale: Diabolik, chi sei?
La risposta porta ad un flashback, indagando nel passato di un ragazzo trasformatosi nel miglior ladro che la storia abbia mai conosciuto. Un faccia a faccia che sembra portare Ginko a comprendere la natura inafferrabile del suo avversario e, per la prima volta, vederlo come un uomo e non solo come una preda da afferrare. Niente illusioni, però, la pantera nera rimane sempre selvaggia e scaltra. Il racconto non porta certo ad una evoluzione dei loro rapporti né ad una sorta di redenzione. Una volta liberato dalla sua Eva, infatti, si appropria del bottino della banda lasciando Ginko a fare i conti con le sue perdite e il significato di essere un sostenitore della legge.
Dal fumetto al cinema, le origini della storia
Diabolik, chi sei? viene stampato da Astorina per la prima volta nel 1968. Si tratta di una delle storie contenute nel quinto album del settimo anno dei fumetti dedicati a questa figura misteriosa e inafferrabile. E non solamente dalla legge. La sceneggiatura, come sempre, è scritta dalle sorelle Angela e Luciana Giussani mentre i disegni sono di Glauco Coretti ed Enzo Facciolo. Andando oltre le sue caratteristiche tecniche, però, questo capitolo, incentrato intorno al confronto tra Ginko e Diabolik, è particolarmente importante perché, per la prima ed unica volta, al suo interno viene svelato il passato del ladro e, soprattutto, l’origine del suo nome.
Questo, infatti, deriva da una pantera che il potente King, padrone assoluto dell’isola dove Diabolik è cresciuto, è riuscita ad uccidere e ad impagliare come simbolo della sua potenza. Da questo, dunque, si comprende come la storia sia diventata un oggetto prezioso per tutti gli appassionati ed i collezionisti. Il che vuol dire che anche il film dei Manetti Bros si deve preparare a farsi carico di eventuali aspettative e delusioni.
Diabolik si racconta, il ladro toglie la maschera
Dal punto di vista puramente drammatico e narrativo, il cuore della vicenda, il momento fondamentale è rappresentato proprio dal faccia a faccia tra Ginko e Diabolik. I due, per la prima volta sembrano essere alla pari, legati, inermi e, forse, vinti. In questo momento non esistono giochi psicologici o maschere da indossare. Fuori da qualsiasi nascondiglio emotivo, ci si guarda negli occhi con trasparenza. O, almeno, con quella di cui si è capaci. Un passo importante soprattutto per lo svelamento di un personaggio conosciuto come il maestro dell’occultamento e della maschera.
Un’importanza di cui sembrano essere particolarmente consapevoli gli stessi Manetti Bros che, rispetto al resto del film, si soffermano sul momento con una sensibilità maggiore, facendone la parte migliore e più coinvolgente di tutta la narrazione. Fin dall’inizio della storia, infatti, si viene praticamente investiti da un eccesso di manierismo visivo volto ad una ricostruzione maniacale del genere in stile b movie e polizziottesco. Luci, suoni e, soprattutto, una presenza invasiva da parte della colonna sonora utilizzata quasi a riempire i vuoti lasciati da una recitazione fin troppo stentorea. Un effetto indubbiamente cercato e voluto ma che, se non coadiuvato da un intreccio effettivamente coinvolgente, rilascia solo l’effetto di una sovrabbondanza di particolari volti a stordire senza un fine preciso.
Tutto questo, però, va a scomparire quasi completamente nel momento in cui Mastandrea e Giannotti mettono in scena il loro confronto. Finalmente fermi, avvolti da un’ambientazione spoglia e priva di distrazioni, avviano un rapporto di ascolto e racconto dove è presente solo il necessario. In quest’ottica, dunque, la sovrabbondanza di particolari cede il passo al bianco e nero tipico dei fumetti, mentre anche il tappeto sonoro si fa più rispettoso ed efficace da un punto di vista narrativo. Ogni immagine è volta all’essenza mentre la scelta grafica di gestire i salti temporali tra passato e presente con le griglie tipiche di un album, crea finalmente un legame con l’originale natura della vicenda.
Anche l’interpretazione si fa meno stentorea ed impostata mentre il giovane Diabolik lascia, un passo alla volta, spazio all’uomo che verrà. Un piccolo incanto, dunque, che non riesce a dare complessivamente slancio all’intero film e che termina nel momento in cui Eva e Altea, le rispettive compagne di Diabolik e Ginko, arrivano a salvarli. A loro, però, non è attribuibile alcuna responsabilità. La magia è già passata ed è durata veramente troppo poco.
La recensione in breve
I Manetti Bros arrivano al terzo e, probabilmente, ultimo capitolo dedicato a Diabolik con una delle storie più importanti per quanto riguarda la conoscenza e l'evoluzione del personaggio. Consapevoli di questo sembrano concentrare grande attenzione proprio sulla parte centrale, quella del racconto delle origini in flashback, spogliandolo di quell'eccesso di manierismo tecnico e visivo che, fino a quel momento, ha appesantito la narrazione rendendola poco efficace dal punto di vista dell'intrattenimento e nella gestazione della narrazione generale.
-
Voto CinemaSerieTV