Il film: Die Theorie von Allem, 2023. Regia: Timm Kröger. Cast: Jan Bülow, Olivia Ross, Hanns Zischler, Gottfried Breitfuss, David Bennent, Philippe Graber.
Genere: thriller. Durata: 118 minuti. Dove l’abbiamo visto: alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, in lingua originale.
Trama: Un dottorando in fisica si reca a un congresso in un paesino alpino svizzero, dove cominciano ad accadere cose strane…
Era il 2014 quando il regista tedesco Timm Kröger conquistò il pubblico della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia con il suo primo lungometraggio, Zerrumpelt Herz, presentato all’interno della Settimana Internazionale della Critica. Nove anni dopo, alternando all’attività registica quella di direttore della fotografia (in particolare per i film della collega austriaca Sandra Wollner), è tornato al Lido, questa volta tra i candidati al Leone d’Oro (con quello che Alberto Barbera ha definito il suo esordio vero e proprio, per un cavillo tecnico legato alla distribuzione in sala dell’opera precedente). E lo fa con un thriller ambizioso, di cui parliamo nella nostra recensione di Die Theorie von Allem.
La trama: (non) ti sorridono i monti
1962: Johannes Leinert, dottorando in fisica, si reca con il suo professore, Julius Strathen, a un congresso nelle Alpi Svizzere (la località non viene precisata, salvo per una generica ubicazione nel Cantone dei Grigioni, anche perché quelle scene sono state girate per lo più a Semmering, in Austria). Un misterioso ospite iraniano parla di meccanica quantistica, e tra una presentazione e un’uscita sulla neve Johannes fa la conoscenza della pianista Karin Hönig, che dimostra di sapere molte cose su di lui senza averlo apparentemente mai incontrato prima. E questo è solo il primo di tanti eventi che si verificano in quella zona e che il giovane non sa spiegarsi fino in fondo…
Il cast: questioni di fisica
Johannes ha il volto di Jan Bülow, attore tedesco noto soprattutto per i suoi ruoli televisivi, tra cui due recenti capitoli del franchise di Tatort (poliziesco catodico con episodi ambientati, a rotazione, in Germania, Austria e Svizzera), ed è affiancato dall’inglese Olivia Ross, conosciuta principalmente per le sue partecipazioni a vari film francesi. Il cast di contorno è composto da vari caratteristi di estrazione teutonica, austriaca o elvetica, tra cui, per la quota svizzera, David Bennent, lanciato da bambino come protagonista de Il tamburo di latta e ultimamente visto anche in Lazzaro felice di Alice Rohrwacher. Quasi un personaggio a pari merito con quelli umani è l’albergo, il Südbahnhotel di Semmering, già ispirazione per gli interni di The Grand Budapest Hotel di Wes Anderson.
Altri mondi
Dopo un inizio a colori e in 4:3, ambientato in uno studio televisivo anni dopo gli eventi principali, Kröger allarga lo schermo e passa al bianco e nero, qui rappresentativo di come vedono il mondo (anzi, i mondi) coloro che si intendono del Multiverso. Sì, sempre lui, l’argomento più gettonato di certo cinema di genere da un paio d’anni a questa parte, ma qui nella sua forma più minimalista, espressa in maniera teorica (come da titolo) e senza particolari trovate zeppe di effetti speciali. Un concetto che si interseca con una serie di rapporti umani strani e affascinanti, all’interno di un thriller che è al contempo espansivo e claustrofobico, a tratti un po’ sbilenco in termini di ritmo (i 118 minuti si fanno sentire sporadicamente) ma sempre dotato di un certo fascino ipnotico grazie alla fotografia di Roland Stuprich, collaboratore prezioso nella costruzione di quello che, complice la vetrina veneziana ancora più prestigiosa rispetto al 2014, è un nuovo, intrigante biglietto da visita per uno dei talenti più ambiziosi del cinema contemporaneo in lingua tedesca.
La recensione in breve
Timm Kröger firma un mistero intrigante ed elegante in mezzo alle Alpi Svizzere, con una premessa ricca di spunti e un apparato tecnico dal fascino ipnotico.
- Voto CinemaSerieTV