Il film: Disco Boy, 2023. Regia: Giacomo Abbruzzese. Cast: Franz Rogowski, Morr Ndiaye, Laëtitia Ky, Leon Lucev, Matteo Olivetti, Robert Wieckiewicz, Michal Balicki.
Genere: drammatico. Durata: 91 minuti. Dove l’abbiamo visto: alla Berlinale, in lingua originale.
Trama: Il percorso di Aleksei, bielorusso arruolato nella Legione Straniera, si intreccia con quello di Jomo, guerrigliero attivo lungo il delta del fiume Niger.
Classe 1983, il cineasta pugliese Giacomo Abbruzzese si è ritagliato un discreto percorso internazionale come regista di cortometraggi, presentati all’interno di prestigiosi eventi dedicati al formato breve come i festival di Oberhausen in Germania e Clermont-Ferrand in Francia, ma anche a Torino dove per due volte è stato candidato nella categoria del miglior corto italiano (vincendo nel 2010 con Archipel). E nel 2023, con la partecipazione produttiva di quattro paesi (Francia, Italia, Belgio e Polonia), è arrivato al primo lungometraggio di finzione, selezionato per il Concorso della Berlinale come unico film battente – in parte – bandiera italica tra i candidati all’Orso d’oro, prima di uscire nelle sale qualche settimana dopo il debutto. È il film di cui parliamo nella nostra recensione di Disco Boy.
La trama: Vive la France!
Protagonista della vicenda, almeno nella prima parte del film, è Aleksei, giovane bielorusso che con la scusa di un permesso speciale per recarsi in Polonia per seguire la squadra del cuore si ritrova a scappare durante il viaggio per arrivare in Francia. Conosce la lingua tramite i film, e per non essere rispedito a casa accetta di arruolarsi nella Legione Straniera, il che gli dà automaticamente il permesso di soggiorno in attesa della cittadinanza vera e propria che arriverà dopo cinque anni di servizio. Ora noto come Alex, fa parte di una squadra che viene mandata in Niger, dove è attivo il guerrigliero Jomo. I percorsi dei due uomini si intrecceranno con risvolti sorprendenti.
Il cast: il legionario e il guerrigliero
Aleksei/Alex è Franz Rogowski, che in questo caso mette in uso sia la sua ottima padronanza delle lingue (recita quasi esclusivamente in francese) che la sua prodigiosa mimica facciale per rendere, senza parole, il tormento interiore di un uomo che per ambire a un’esistenza relativamente libera deve plasmare da zero una nuova identità. A lui si contrappone Morr Ndiaye nei panni di Jomo, e tra i due vi è l’anello di congiunzione che è Laëtitia Ky nel ruolo di Udoka, sorella di Jomo, con movenze ballerine che danno alle scene in discoteca un fascino conturbante. Il regista Giacomo Abbruzzese, come svelato nei titoli di coda, ha un cameo nella versione originale come voce della persona che convince Alex a diventare legionario.
Due anime
Sono fondamentalmente due gli elementi tematici al centro della pellicola: la ricerca di una patria nuova per un protagonista e il tentativo di controllare la propria per un altro, due opposti che si attraggono in modo affascinante ma un po’ caotico e squilibrato. Il passaggio dalla prima storia alla seconda, in attesa che si intersechino, è improvviso e straniante, una cesura che tradisce l’origine di Abbruzzese come regista di cortometraggi, quasi come se la sceneggiatura fosse nata da due soggetti diversi riuniti in un secondo momento. Ma è anche, a suo modo, e con il supporto di un apparato visivo e sonoro ricco di intuizioni e inventiva, coerente con la nozione della duplice identità, spogliata delle sue caratteristiche originarie e trasformata in qualcosa di nuovo, una transizione che Alex, e il film con lui, accetta un po’ a fatica, ma sempre con la grinta necessaria per arrivare fino in fondo, esibendo un potenziale che è quello del cineasta, esordiente che dimostra di avere tutte le carte in regola per diventare uno dei nomi più interessanti del cinema europeo contemporaneo.
La recensione in breve
Giacomo Abbruzzese esordisce nel lungometraggio con un'opera ambiziosa e squilibrata la cui struttura un po' sghemba è in realtà coerente con il percorso del personaggio principale.
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Voto CinemaSerieTV