Il film: Don’t Worry Darling del 2022. Regia di Olivia Wilde. Cast: Florence Pugh, Harry Styles, Olivia Wilde, Chris Pine, Gemma Chan.
Genere: Thriller. durata: 123 minuti. Dove l’abbiamo visto: alla Mostra del Cinema di Venezia 2022 in lingua originale.
Trama: Alice e Jack vivono una vita perfetta in una piccola e reclusa comunità, legata al misterioso Victory Project. Lì i mariti lasciano le loro case la mattina, lavorando ad un progetto segreto e di cui le loro mogli non possono chiedere i dettagli. La vita di Alice verrà sconvolta da una serie di inquietanti visioni, che le faranno mettere in discussione la propria sanità mentale.
Quello del citazionismo è un fenomeno piuttosto comune al cinema: da sempre ci sono film che si rifanno più o meno direttamente ad altre opere, che le omaggiano, riutilizzando idee e spunti narrativi per prendere direzioni originali, trovando comunque una propria unicità, una propria ragion d’essere. Come vedremo in questa recensione di Don’t Worry Darling nel secondo film da regista di Olivia Wilde il rifarsi a tanti cult del passato (alcuni dei quali già a loro volta erano stati rifatti…) si traduce però in una completa mancanza di originalità, ed in una storia che non riesce mai a trovare una propria voce. Questo al punto da essere costretti, in questa sede, a non corroborare il discorso menzionando i titoli a cui l’opera della Wilde si ispira, perché finiremmo per svelarvi tanto i temi centrali, quanto alcuni colpi di scena e – addirittura – il finale del film. Se l’attrice principale, la sempre bravissima Florence Pugh, è capace di creare empatia con lo spettatore e quindi di ottenere da parte sua un certo coinvolgimento, il resto del film si esaurisce in uno sfilacciato e superficiale tentativo di parlare delle dinamiche di potere che si instaurano tra uomini e donne. Tematica complessa, importante e sempre attualissima, che qui però finisce per essere schiacciata da una sceneggiatura mal costruita e che non sfrutta come dovrebbe gli elementi del thriller.
La trama: le mogli del Victory Project
Negli Stati Uniti degli anni Cinquanta, Alice (Florence Pugh) e Jack (Harry Styles) sono due giovani innamorati che vivono in una piccola e reclusa comunità, i cui abitanti sono tutti legati al misterioso Victory Project. Tutti i mariti lasciano le loro case la mattina, lavorando ad un progetto segreto in quella che sembra una base militare nel bel mezzo del deserto. Alle mogli è proibito fare domande, devono solo passare le loro giornate tra cocktail party, bei vestiti e ovviamente la cura della casa, sempre pulitissima ed impeccabile.
A capo della comunità troviamo Frank (Chris Pine), a metà tra un’imprenditore di successo ed il guru spirituale, che non perde occasione per ricordare a tutti i cittadini come insieme stiano cercando di ricreare un mondo migliore, basato su ordine, regole e – ovviamente – una rigida divisione dei ruoli tra uomini e donne.
A stravolgere la vita apparentemente tranquilla di Alice un fatto drammatico che coinvolge una sua amica, Margaret (KiKi Layne), che da qualche tempo dimostra evidenti segni di squilibrio mentale. Anche Alice inizia ad essere perseguitata da incubi e da inspiegabili visioni, che sembrano essere legate al Victory Project e al misterioso lavoro del marito, e che rischiano di rovinare la vita perfetta che lei e Jack si sono costruiti.
Problemi di sceneggiatura
Il problema più evidente di Don’t Worry Darling è una sceneggiatura mal sviluppata, a cui – ci rendiamo contro con il procedere della visione – sembrano quasi mancare dei pezzi fondamentali. Se da una parte la narrazione va avanti su binari piuttosto chiari e si chiude in un finale che fornisce la soluzione a qualsiasi mistero, il contesto in cui la storia prende il via e numerosi dettagli della trama restano abbozzati, mai veramente approfonditi. L’obiettivo di Olivia Wilde (che ha anche una parte piuttosto importante nel film) e della sceneggiatrice Katie Silberman, è chiaramente quello di farci sentire nei panni di Alice, di confonderci sempre di più mentre seguiamo la vicenda attraverso i suoi occhi, non viene però fornito il giusto scheletro narrativo su cui far muovere la protagonista e la sua storia. Arrivati ai titoli di coda, più che trovarci a ragionare sul significato più profondo dell’opera, ci chiediamo perché questo o quell’elemento del film siano stati inseriti, quale motivazione ci fosse dietro a certe scelte, e restiamo con il desiderio di approfondire un contesto di cui terminata la visione sappiamo davvero poco.
Alcune trovate di regia ma…
Olivia Wilde dimostra ancora una volta (dopo il suo esordio con La rivincita delle sfigate) di saperci fare dietro la macchina da presa: ad elevare un po’ il film ci sono infatti alcune trovate registiche visivamente davvero impressionanti, delle sequenze costruite con la giusta carica di tensione e che funziono particolarmente bene perché coadiuvante da un sapiente uso del montaggio e delle musiche.
Tra i più evidenti punti deboli del film sembra quindi esserci, lo ribadiamo, la trama poco curata, difetto che neanche il carisma della sua protagonista – una Florence Pugh sempre più lanciata nell’Olimpo delle star della nuova generazione – riesce mettere in secondo piano. Inoltre, la grande superficialità con cui la tematica principale viene trattata, non approfondendo un discorso attuale e complesso come appunto quello della mascolinità tossica e dell’evidente sbilanciamento (tanto negli anni Cinquanta come, purtroppo, anche nel presente) dei i ruoli, lascia un po’ con l’amaro in bocca, facendoci ripensare a tutti quei film che hanno sviluppato lo stesso tema in maniera decisamente più convincente. Molti dei quali sono poi gli stessi a cui Don’t Worry Darling apertamente si ispira.
La recensione in breve
Don't Worry Darling di Olivia Wilde è un film tradisce le aspettative: una trama mal sviluppata e il poco approfondimento di certe tematiche sono i suoi difetti principali, dovuti ad una sceneggiatura carente sotto molti punti di vista. Risollevano la situazione l'interpretazione della sempre splendida Florence Pugh e alcune intelligenti trovate di regia.
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