Il film: Drive-Away Dolls, 2024. Regia: Ethan Coen. Genere: Commedia. Cast: Margaret Qualley, Geraldine Viswanathan, Beanie Feldstein, Pedro Pascal, Colman Domingo, Matt Damon. Durata: 84 minuti. Dove l’abbiamo visto: Al cinema, in anteprima stampa.
Trama: Jamie si rammarica della rottura con la sua ragazza, mentre Marian ha solo bisogno di rilassarsi e non pensare a nulla. Alla ricerca di un nuovo inizio, le due intraprendono un viaggio improvvisato verso Tallahassee, Florida, ma le cose si mettono male quando si imbattono in un gruppo di criminali inetti.
Arriverà nelle sale italiane giovedì 7 marzo in versione esclusivamente in inglese con sottotitoli in italiano, una vera e propria novità per il mercato distributivo nostrano. Secondo lungometraggio in solitaria per il quattro volte premio Oscar Ethan Coen, Drive-Away Dolls è una commedia on the road libera e scanzonata, che all’interno di un minutaggio veramente esile (il fim dura soltanto 84 minuti, titoli di coda compresi) riesce miracolosamente a raccontare una storia circolare senza elementi in meno o di troppo. Una tempistica che si addice perfettamente al genere della commedia cinematografica, tanto che il nuovo esperimento dietro la macchina da presa del fratello Coen coadiuvato in sceneggiatura dalla moglie e scrittrice Tricia Cooke, è tra i titoli ingiustamente meno blasonati in patria della fine del 2023.
Nella nostra recensione di Drive-Away Dolls vi racconteremo in che modo questo curioso e deflagrante road movie tutto al femminile sia più una creatura di Tricia Cooke che un lungometraggio coeaniano al 100%. Una confluenza di stili, temi e suggestioni portata sul grande schermo da un cast eterogeneo capitanato da due protagoniste imperdibili, tra cui una Margaret Qualley sempre più brava.
Fuga col malloppo a Tallahassee
Philadelphia, 1999: un uomo di nome Santos (Pedro Pascal) siede in un bar stringendo nervosamente una valigetta; esce di corsa ed è seguito dal barista, che lo uccide in un vicolo e lo decapita. Altrove in città, Jamie (Margaret Qualley) e Sukie sono amanti la cui relazione va in pezzi a causa dell’infedeltà di Jamie. Dopo che Sukie ha cacciato Jamie dal loro appartamento, quest’ultima scopre che la sua amica Marian (Geraldine Viswanathan) sta programmando un viaggio dalla zia a Tallahassee, in Florida, e decide di andare con lei. Le due si dirigono verso un servizio di noleggio auto nel quale è possibile guidare un’automobile per un viaggio di sola andata e consegnarla ad u altro cliente. A causa di un malinteso però, viene loro assegnata un’auto che qualcun altro aveva già prenotato per un viaggio a Tallahassee. Un’auto che al suo interno contiene una valigetta con un contenuto molto importante…
Per inquadrare al meglio l’assetto e le ambizioni di Drive-Away Dolls, è giusto fare un passo indietro e mettere sotto la luce del riflettore la co-sceneggiatrice Tricia Cooke. Personalità di grande importanza per il cinema di Joel ed Ethan Coen, ha conosciuto i due fratelli nel 1989, quando si occupò personalmente del montaggio di Crocevia della morte, il loro secondo film. Da lì, Tricia Cooke è stata montatrice di altri lungometraggi del dinamico duo, arrivando a sposare Ethan Coen nel 1993. Un matrimonio “non tradizionale”, visto che la montatrice è gay dichiarata, e da sempre i due (pur legati da sentimento amoroso) conducono una vita matrimoniale “aperta” e sessualmente priva di catene. Con Drive-Away Dolls, Tricia Cooke debutta come sceneggiatrice e produttrice cinematografica e firma assieme al marito un queer movie che diverrà molto probabilmente un cult.
Amore, sesso e politica
In Drive-Away Dolls, c’è tutto quello che abbiamo imparato ad amare del cinema dei fratelli Coen: uno o più protagonisti problematici invisichiati in una situazione più grande della loro, la minaccia di un pericolo incombente, criminali inetti e grotteschi, un viaggio on the road nel cuore di un’America contraddittoria ma sempre affascinante. Stilemi che in un qualche modo hanno segnato un stile riconoscibile ascritto al cinema dei due fratelli e che adesso diventa perfetto canovaccio nelle mani di una co-scrittura affidata a Tricia Cooke, personalità dichiaratamente queer e moglie di Ethan Coen. Alla sua seconda pellicola diretta in solitaria (nel 2022 si era occupato del documentario Jerry Lee Lewis: Trouble in Mind, con la Cooke al montaggio) Ethan lascia spazio a sua moglie e confeziona un’opera sulla carta quintessenzialmente coeniana ma al contempo di grandissima libertà di ambizioni e contenuti.
Merito dell’apporto in fase di scrittura della moglie, che dà vita a due protagoniste lesbian semplicemente da antologia. Il punto di vista dello spettatore è quello dell’effervescente e ferina Jamie, ragazza omosessuale dallo smaccato accento del Sud, e della sua migliore amica Marian, agli antipodi in carattere e portamento. Un mélange manicheo che affronta un viaggio ricco di sorprese e di situazioni esilaranti da Philadelphia alla Florida più profonda e bigotta, portatrici di un messaggio unico e trino: amore, sesso e politica. Questi i tre cardini narrativi su su poggiano le solide fondamenta di Drive-Away Dolls.
Un road movie tutto al femminile
Con la scrittura di questa sceneggiatura originale, Tricia Cooke mette amorevolmente e rispettosamente all’angolo la visione cinematografica di Ethan senza mai contraddirla o rinnegarla; su elementi narrativi e cliché ormai assodati nella filmografia dei due fratelli, la Cooke espande una tavolozza libertina attraverso la quale narrare al proprio pubblico cinematografico un racconto lesbian 2.0 alle soglie del Nuovo Millennio. Ambientato nell’America del 1999, Drive-Away Dolls si prefigge come obiettivo quello di restituire ancora una volta il pieno potere al sesso femminile strappandolo dalle mani di un’esilarante sfilza di personaggi maschili di totale inettitudine: a partire dallo spaurito Pedro Pascal con la misteriosa valigetta dell’incipit, contenitore di “meraviglie” sfrenate che chiuderà il cerchio del viaggio in tandem di Jamie e Marian tornando nelle mani del legittimo proprietario (un inedito Matt Damon nei panni del conservatore Senatore Channel della Florida).
Il nuovo film diretto da Ethan Coen diventa così occasione per marito e moglie di fare “comunella” e registrare su grande schermo un’acutissima disamina post-hippie del sistema violentemente patriarcale della nazione occidentale. In tal guisa, la deflagrante posizione delle due protagoniste omosessuali simboleggia una detenzione di potere sessualmente e socio-culturalmente liberatorio che da lì a poco, con il sorgere degli anni 2000 e con l’arrivo di generazioni socialmente più consapevoli degli asfissianti limiti del machismo pervasivo degli USA, avrebbe cambiato per sempre menti e cuori bigotte.
Margaret Qualley mai così brava
Obiettivi centrati alla grande quelli prefissatisi da Ethan Coen e Tricia Cooke, a partire dalla scelta del cast che, pur comprendendo piccoli ma significativi ruoli per Matt Damon, Colman Domingo e Pedro Pascal, si ancora esclusivamente sulle spalle di Margaret Qualley e Geraldine Viswanathan. In particolare, nei panni dell’imprevedibile furia e frizzantezza incarnata da Jamie, Qualley si dimostra tra le interpreti statunitensi più talentuose e versatili della sua generazione, incassando un ruolo da protagonista tra i più incisivi ed irresistibili del suo attuale percorso davanti la macchina da presa.
Ecco perché, a conti fatti, Drive-Away Dolls riesce a riportare il regista premio Oscar alle radici dello stile e dei contenuti che avevano reso distintivo il suo modo di fare cinema anni addietro; senza però dimenticare di lasciare spazio di manovra al fondamentale apporto della moglie nella stesura dell’intelligente script. Un viaggio on the road, due protagonisti disadattati, guai in vista, criminali grotteschi; tutto declinato al femminile e con un’irresistibile nota queer ad incorniciarlo. Mescolate bene ed avrete a portata di sala cinematografica uno dei queer movie più inaspettati dell’anno.
La recensione in breve
Il nuovo film in solitaria di Ethan Coen riporta il premio Oscar alle radici dello stile e dei contenuti che avevano reso distintivo il suo modo di fare cinema anni addietro: un viaggio on the road, due protagonisti disadattati, guai in vista, criminali grotteschi. Il tutto declinato al femminile e con un'irresistibile nota queer ad incorniciarlo.
- Voto CinemaSerieTV