Il film: Eileen, 2023. Regia: William Oldroyd. Cast: Thomasin McKenzie, Anne Hathaway, Shea Whigham. Genere: Drammatico. Durata: 97 minuti. Dove l’abbiamo visto: Alla Festa del Cinema di Roma 2023.
Trama: La vita ordinaria della giovane Eileen cambia completamente direzione quando entra in scena Rebecca, affascinante psicologa che cattura subito l’attenzione della ragazza.
William Oldroyd mancava alla regia di un film dal 2016, anno in cui debuttò con Lady Macbeth. Torna ora con Eileen, nuovo racconto al femminile presentato in anteprima italiana alla Festa del Cinema di Roma 2023 e adattato da Luke Goebel e Ottessa Moshfegh a partire dal primo romanzo omonimo di quest’ultima. Protagoniste sono Thomasin McKenzie e Anne Hathaway, avvinghiate come vedremo in questa recensione di Eileen in un rapporto a poco a poco sempre più sognante e dai tratti quasi morbosi.
La trama di Eileen
Boston, 1964. L’inverno in Massachusetts è rigido e grigio. Eileen (McKenzie) lavora con non molto trasporto come segretaria in prigione. Quando rientra a casa, ad attenderla c’è il padre alcolizzato (Shea Whigham) che non fa altro che insultarla e denigrarla tutto il tempo evocando le lodi della moglie, deceduta da non molto tempo.
Nel mezzo di questa routine Eileen rimane incastrata quasi come se fosse in un bozzolo: è incapace di appropriarsi di un proprio spazio e anche della propria femminilità. Reprime i desideri carnali scappando nel regno dell’immaginazione, osservando le coppiette appartate in macchina o sognando rapporti fulminei con i ragazzi che le si parano davanti.
La ripetizione di questo quotidiano è spezzata quando entra in scena Rebecca (Hathaway), nuova affascinante psicologa del carcere. Eileen ne rimane immediatamente catturata. Rebecca è intelligente, elegante e di una bellezza magnetica. Mentre le due si conoscono ed entrano sempre più in stretto contatto, il film si inoltra in una spirale in cui le fantasticherie della protagonista si mescolano al gioco di aspettative e ad un torbido caso in cui la psicologa si imbatte.
Una buona fattura sopra una sceneggiatura esile
È subito chiaro con quali riferimenti Oldroyd vada a flirtare per costruire un immaginario ben confezionato nella messa in scena. C’è un po’ del calore umano del Carol di Todd Haynes, della passione amorosa tra le sue due protagoniste e di quel setting invernale degli anni Cinquanta tra pesanti pellicce e maglioni. C’è poi anche qualcosa di Last Night in Soho, da cui preleva la protagonista McKenzie e la discesa di quest’ultima nei meandri di una fascinazione d’altri tempi che confina con la psicosi.
È però altrettanto chiaro che sotto la superficie patinata la forza del racconto fatica a trovare il giusto mordente. Lavorano bene McKenzie e Hathaway a duettare in questo canto sbilenco dove si instaura una sorta di atteggiamento simulativo-imitativo di Eileen nei confronti della donna che ha davanti, e a cui aspira ad essere. Il punto di vista della pellicola è il suo ed è per lo spettatore inattendibile: frammentato, parziale, onirico.
Ma non lavora così bene la sceneggiatura nel dare l’ossatura a quella che, ad un certo punto dell’opera, diventa di fatto una folie à deux tra un soggetto dominante e uno dominato. Il tutto viene ben suggerito dall’atmosfera di cui si ammanta Eileen, eppure non trova mai fino in fondo un solido corrispettivo in una storia che al di là dello spunto si fa piuttosto carente di motivazione e movimento.
Molto buoni sono gli ultimi venti minuti del film, ai quali si arriva con la sensazione troppo netta di essere saltati di diversi gradi alla volta, di aver mancato qualche passaggio per strada. Si resta con stretta nel pugno una narrazione esile – quasi da racconto breve – che prova a far leva soprattutto sulle buone qualità artistiche di regia, fotografia (Ari Wegner) e recitazione.
La recensione in breve
William Oldroyd confeziona con Eileen un film affascinante ma dalla trama piuttosto esile, affidato alla forza delle sue qualità artistiche e alla performance delle due protagoniste.
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