Il film: Elemental, 2023. Regia: Peter Sohn. Cast: Leah Lewis, Mamoudou Athie, Ronnie Del Carmen, Shila Ommi, Wendi McLendon-Covey, Catherine O’Hara.
Genere: animazione, commedia. Durata: 103 minuti. Dove l’abbiamo visto: al Festival di Cannes, in lingua originale.
Trama: Il rapporto bislacco fra Ember, ragazza di fuoco, e Wade, ragazzo d’acqua, nel contesto della multiculturale Element City.
Dopo l’apertura nel 2009 con Up e lo slot fuori concorso nel 2015 per Inside Out (e il marchio nel 2020 per Soul, che doveva debuttare all’edizione annullata), il Festival di Cannes ha nuovamente sottolineato la sua amicizia con la Pixar dando al ventisettesimo lungometraggio dello studio d’animazione l’onore e onere di chiudere l’edizione 2023. Una scelta che rientra anche nell’ottica della kermesse francese di tutelare i film previsti per la sala, un fattore particolarmente delicato per la Pixar dopo ben tre uscite consecutive dirottate su Disney+ e – per probabile effetto domino – il successivo flop al cinema di Lightyear, che ha pagato il prezzo di una mentalità aziendale che ha portato le famiglie ad aspettare lo streaming. Sarà diverso il destino del nuovo film di Peter Sohn, di cui parliamo nella nostra recensione di Elemental?
La trama: Acqueo e Fiammetta
La storia si svolge a Element City, megalopoli dove vivono le incarnazioni fisiche dei quattro elementi naturali: acqua, aria, terra e fuoco. Questi ultimi, discriminati per la loro propensione a distruggere tutto ciò che toccano, vivono per conto loro in un apposito quartiere, ed è qui che cresce Lumen, il cui padre spera di farle ereditare un giorno il negozio di alimentari di famiglia. La routine quotidiana viene scombussolata quando un giorno la ragazza fa la conoscenza di Wade, un giovane della comunità acquea, e tra i due nasce un’intesa che ha del paradossale data l’evidente incompatibilità fisica. Ma se a questo in qualche modo si può rimediare, rimane l’ostacolo maggiore che è il padre di Lumen, inacidito da anni di isolamento e piuttosto intollerante nei confronti di chiunque non sia fatto di fuoco.
Il cast: poco noti ma buoni
Come nel precedente Il viaggio di Arlo, il regista Peter Sohn – che per l’occasione non fa parte del cast vocale – ha preferito evitare nomi eccessivamente noti per i ruoli principali, puntando su due attori in ascesa come Leah Lewis (vista nella recente incarnazione televisiva di Nancy Drew) e Mamoudou Athie (apparso in film come Underwater e Jurassic World – Il dominio), mentre lo strepitoso padre di Lumen è l’ex-collega Ronnie Del Carmen, che ha lasciato la Pixar come animatore nel 2021 ma continua a prestarsi occasionalmente come doppiatore. Come nei quattro precedenti film Pixar, non c’è il precedentemente consueto cameo di John Ratzenberger, voce fissa in tutti i lungometraggi dello studio da Toy Story fino a Onward (e ora di casa alla Skydance Animation, nuovo luogo di lavoro di John Lasseter dopo l’estromissione dalla Disney).
Una comunità fluida
Se il film sui dinosauri, rimaneggiato all’infinito durante la lavorazione, è arrivato in sala con una confezione efficace ma a suo modo anonima, Elemental è invece un’avventura piena di personalità, con Sohn che si è liberamente ispirato al proprio vissuto – è cresciuto nella multiculturale New York come figlio di immigrati coreani – mescolandolo con una premessa tipicamente pixariana, che richiama mondi simili immaginati per i mostri e le emozioni. E se sul piano narrativo la familiarità è inevitabilmente presente (incluso il fatto che, dopo l’uscita di scena di Lasseter, si è fatta ricorrente la riflessione sull’emancipazione dei figli), ciò non è per forza un male perché si estenda alla cura nella costruzione delle gag, agevolate sul fronte slapstick dalle infinite potenzialità degli elementi, e nella caratterizzazione dei personaggi, archetipici e allo stesso tempo a tutto tondo.
E sebbene manchino i picchi emotivi a cui siamo abituati, si fanno ammirare ben altre vette, quelle formali, con nuove evoluzioni visive per portare sullo schermo acqua e fuoco come non li abbiamo mai visti prima in un film animato digitalmente. Da quel punto di vista, i due opposti si uniscono perfettamente per creare un mondo ricco di piccoli, fluidi dettagli, di quelli che si apprezzano maggiormente sullo schermo più grande possibile. E forse, nell’anno del centenario della Disney, ciò è esattamente quello che occorre per ricordare a tutti come, fino a pochi anni fa, la Pixar fosse la vera punta di diamante del settore animazione della major.
La recensione in breve
La Pixar torna a raccontare mondi ricchi di spunti e personaggi memorabili, con il giusto mix di pathos, humour e ambizione tecnica per mettere in scena una bella storia di opposti che si attraggono in modo inconsueto.
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