Il film: Emily, 2022. Regia: Frances O’ Connor. Cast: Emma Mackey, Fionn Whitehead, Oliver Jackson-Cohen, Alexandra Dowling, Amelia Gething, Adrian Dunbar, Gemma Jones.
Genere: drammatico, biografico. Durata: 130 minuti. Dove l’abbiamo visto: in anteprima stampa (screener), in lingua originale.
Trama: La vita di Emily Brönte, fra ambizioni letterarie e amori tormentati.
Chi era Emily Brönte, la celebre autrice di Cime tempestose? È la domanda al centro dell’esordio registico di Frances O’Connor, apprezzata attrice australiana di origine inglese che al cinema si è fatta notare soprattutto nel ruolo della “madre” di David in A.I. – Intelligenza artificiale di Steven Spielberg. Dopo decenni di onorata carriera davanti alla macchina da presa, ha deciso di passare dall’altro lato della barricata, con un debutto che ha avuto l’onore di celebrare la sua prima mondiale al prestigioso Festival di Toronto, per poi arrivare gradualmente nelle sale in giro per il mondo. E in occasione dell’uscita italiana è giunto il momento di parlare del film, con la nostra recensione di Emily.
La trama: famiglie tempestose
Emily Brönte è in punto di morte, all’età di soli 30 anni, e la sorella maggiore Charlotte (destinata a scomparire alcuni anni più tardi), le chiede quale fosse l’ispirazione dietro il suo unico romanzo, Cime tempestose. Un lungo flashback ricostruisce la vicenda, a partire dal rapporto non sempre idilliaco tra le due sorelle, con Charlotte che ritiene una perdita di tempo i mondi immaginari concepiti da Emily. Al centro di tutto c’è il rapporto di famiglia, con l’intesa – e a volte ostilità – fra Emily, Charlotte e il fratello Branwell, e poi l’arrivo del nuovo curato della regione, William Weightman, con il quale nasce un rapporto conflittuale ma sempre guidato dalla passione.
Il cast: Emily e le sue sorelle
Quello di Emily è il primo ruolo da protagonista assoluta per l’attrice franco-inglese Emma Mackey, che con questa performance abilmente “tempestosa” ha vinto un BAFTA, mentre Weightman è un intenso Oliver Jackson-Cohen, la cui presenza ha un che di filologico data la sua affinità per il gotico e l’horror dopo essere stato, fra gli altri, l’uomo invisibile e uno dei collaboratori regolari del regista di genere Mike Flanagan. Fionn Whitehead dà la sua consueta gravitas al personaggio di Branwell, e Alexandra Dowling torna sullo schermo per la prima volta dal 2016 per interpretare Charlotte. Anne Brönte, la più giovane delle sorelle, è l’emergente Amelia Gething, voce della protagonista femminile nel videogioco Hogwarts Legacy, e la grande caratterista inglese Gemma Jones conferma il suo essere una comprimaria di lusso nei panni di Elizabeth Branwell, la zia delle tre sorelle.
L’arte del biopic romanzato
Se sul piano della scrittura la solita formula del racconto fintamente biografico che segue la struttura di una delle opere del soggetto rappresentato è piuttosto evidente (con la parte romanzata particolarmente forte nel caso della caratterizzazione di Weightman, veramente esistito ma di cui abbiamo pochi dettagli salvo qualche menzione negli scritti di Anne Brönte, la più trascurata delle tre sorelle a livello di presenza nel film), Frances O’Connor compensa tali pecche narrative con uno sguardo moderno che riesce a dare un impeto contemporaneo alle convenzioni letterarie d’epoca, sfruttando alla perfezione l’abilità del cast nello stare in equilibrio fra gli stilemi classici della pellicola in costume e un’energia più recente. Un approccio non tanto dissimile da quello di Andrea Arnold per quello che era, sulla carta, un adattamento tradizionale del testo di Emily Brönte, e con il quale il lavoro di O’Connor condivide un’anima passionale potente, per quanto dotata di una confezione leggermente più canonica.
La recensione in breve
Frances O'Connor esordisce dietro la macchina da presa con un film un po' schematico ma intrigante e ben recitato sulla vita della grande autrice Emily Brönte, magnificamente interpretata da Emma Mackey.
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Voto CinemaSerieTV