Il film: Enea, 2023. Regia: Pietro Castellitto. Cast: Pietro Castellitto, Sergio Castellitto, Chiara Noschese, Benedetta Porcaroli, Giorgio Quarzo Guarascio. Genere: Commedia. Durata: 115 minuti. Dove l’abbiamo visto: All’80 Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, in anteprima stampa.
Trama: Enea e Valentino sono amici sin dall’infanzia. Lui di famiglia buona gestisce un ristorante sushi nel centro di Roma, l’altro è un novello aviatore in cerca di se stesso. Il loro rapporto si trasformerà per sempre quando un amore improvviso e 30 kg di droga si mettono in mezzo, cambiando i loro percorsi di vita per sempre.
Nel 2020 ce l’aveva messa tutta per affrancarsi dall’ingombrante presenza nell’ombra di papà Sergio, e con l’ottimo ed originalissimo I predatori ci era riuscito in barba alle aspettative e alla polemica, spesso semplicemente sterile, del nepotismo. Eppure, il giovane e talentuoso Pietro Castellitto casca nella trappola perigliosissima della confidenza dietro la macchina da presa e dà alla luce Enea, titolo italiano tra i sei selezionati dalla Biennale in concorso per il Leone d’oro alla 80° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia. Che a noi ha convinto veramente poco.
Nella nostra recensione di Enea, vi spiegheremo meglio perché Pietro Castellitto ha dato vita a un oggetto cinematografico solo all’apparenza oscuro e iper-stratificato, nascondendo però in piena vista tutte le ossessioni e i passi falsi che espongono in piena luce limiti ed irritanti ambizioni di un giovane super-autore (del resto, ne è interprete principale, regista ed unico sceneggiatore) che in fondo non ha proprio nulla di originale da dire.
La trama: gioventù annoiata zona Parioli
Enea rincorre il mito che porta nel nome: lo fa per sentirsi vivo in un’epoca morta e decadente. Lo fa assieme a Valentino, aviatore appena battezzato. I due, oltre allo spaccio e alle feste, condividono la giovinezza. Amici da sempre, vittime e artefici di un mondo corrotto, ma mossi da una vitalità incorruttibile. Oltre i confini delle regole, dall’altra parte della morale, c’è un mare pieno di umanità e simboli da scoprire. Enea e Valentino ci voleranno sopra fino alle più estreme conseguenze. Tuttavia, droga e malavita sono l’ombra invisibile di una storia che parla d’altro: un padre malinconico, un fratello che litiga a scuola, una madre sconfitta dall’amore e una ragazza bellissima, un lieto fine e una lieta morte, una palma che cade su un mondo di vetro. È in mezzo alle crepe della quotidianità che l’avventura di Enea e Valentino lentamente si assolve. Un’avventura che agli altri apparirà criminale, ma che per loro è, e sarà, prima di tutto, un’avventura d’amicizia e d’amore.
A tre anni di distanza dall’ottimo esordio dietro la macchina da presa e come sceneggiatore cinematografico con il provocatorio I Predatori, Pietro Castellitto torna a dirigere per il grande schermo e decide di presentare in anteprima mondiale all’80° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia il suo Enea, atteso e misteriosissimo seguito spirituale delle sue idee e visioni artistiche già in parte affrontate nella pellicola d’esordio. Un secondo tentativo che però a conti fatti è confusionario e pasticciato, ingoiato dalle tante (forse anche troppe) ambizioni e contenuti che vorrebbe raccontare in poco meno di due ore di durata.
La grande bruttezza by Catellitto
A non convincere in primis in Enea è l’ambizione smodata con la quale Pietro Castellitto inquadra il suo secondo lungometraggio da autore a tutto tondo: riprendendo le fila di un discorso pure giustamente provocatorio e graffiante sullo status attuale della media borghesia della Capitale affrontato già ne I Predatori, il giovane figlio d’arte opera su due piani narrativi e ispirazionali di tutto rispetto, seppure fin troppo ingombranti. Un po’ sfacciato debitore dello sguardo kitsch e decadente della Roma elitaria de La grande bellezza di Paolo Sorrentino e a tratti inedita e curiosissima rilettura in salsa finto-borghese di Gioventù bruciata di Nicholas Ray, Enea non riesce tuttavia a rinascere dalle ceneri e dall’eredità né dell’uno e né dell’altro, con il risultato di mostrarsi al suo pubblico cinematografico come un ambiziosissimo ibrido dalle mille facce.
Denso fino al parossismo di concetti, idee, dialoghi e battute al limite della rarefatta (in)decenza, il secondo lungometraggio di Pietro Castellitto riesce a farsi valere quando il giovane e vulcanico autore si cimenta alla regia con un linguaggio visivo e narrativo di sicura potenza ed impatto; un involucro però solo all’apparenza attraente, che nasconde in piena vista un vuoto pneumatico di contenuti fagocitato a più riprese da una frequente inclinazione all’onanismo cinematografico che trasforma il film in un mostro di egocentrismo a tratti allarmante.
Un atto di onanismo cinematografico
Manierato fino all’estremo e costituito da elementi di costruzione narrativa e puramente visiva presi con forza dall’immaginario cinematografico e dall’artigianalità dei personaggi enigmatici di Paolo Sorrentino, Enea vorrebbe costruire per il nuovo cinema italiano un ritratto surreale del crollo dei valori e dei punti di riferimento culturale nella società medio-borghese dell’Italia contemporanea; prigioniero di uno scontro trans-generazionale tra genitori imperfetti e carichi di rimpianti e figli avventati e spavaldi che vorrebbero Roma e la vita in tasca, il secondo film scritto, diretto e interpretato da Pietro Castellitto fallisce nel compiere un discorso sia sensato che al contempo condivisibile sull’una o l’altra cosa.
Non ci riesce perché orgogliosamente ingabbiato in una prigione a sbarre dove le regole di sopravvivenza sono dettate da una malcelata arroganza di idee e contenuti, gli stessi che venivano affrontati con la medesima caratura e linguaggio proprio dagli ultimi lungometraggi di Sorrentino, che di una certa scaltra e ineffabile decadenza della Roma attuale ne aveva fatto cifra stilistica e riconoscibile in tutto il mondo con il film che nel 2014 gli valse il premio Oscar. Perché quindi tentare di bruciarsi una reputazione di giovane e volenteroso autore dietro la macchina da presa con un secondo film così egoista, falsamente provocatorio e, a tutti gli effetti, accessorio e paradossalmente già démodé? in Italia? Quale il senso di questa arrogante operazione cinematografica praticamente già fuori tempo massimo? Che peccato, Pietro.
La recensione in breve
Arrogante, manieristico ed egocentrato, Enea è il secondo tentativo dietro la macchina da presa per Pietro Castellitto, che nel 2020 aveva esordito con l'ottimo I predatori. Con questo secondo outing, però l'attore, regista e sceneggiatore romano mostra senza pudore tutti i suoi limiti dietro la macchina da presa, firmando un confusionario e pretenzioso oggetto cinematografico a metà tra La grande bellezza di Paolo Sorrentino e Gioventù bruciata di Nicholas Ray.
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Voto Cinemaserietv