Il film: Eternal (For evigt), 2024. Regia: Ulaa Salim. Cast: Simon Sears, Nanna Øland Fabricius, Anna Søgaard Frandsen, Viktor Hjelmsøe, Halldóra Geirharðsdóttir, Magnus Krepper.Genere: drammatico, fantascienza. Durata: 100 minuti. Dove l’abbiamo visto: all’International Film Festival Rotterdam, in lingua originale.
Trama: L’attivista Elias si innamora della cantante Anita, ma il lavoro di lui lo porta lontano, a esplorare gli abissi.
Il regista danese Ulaa Salim si è fatto notare a livello internazionale nel 2019 con l’esordio nel lungometraggio Sons of Denmark, teso e notturno thriller politico sul nazionalismo di estrema destra (in Italia è stato presentato al Bifest). Un film selezionato al prestigioso Festival di Rotterdam, dove Salim è tornato, cinque anni dopo (nella sezione competitiva Big Screen Competition, e nel concorso nordico del Göteborg Film Festival), con l’ambiziosa opera seconda di cui parliamo nella nostra recensione di Eternal, lungometraggio di fantascienza che trae spunto dall’omonimo corto che lo stesso cineasta aveva girato nel 2012.
Amore a distanza
Elias è un attivista che si batte per l’ambiente, Anita una cantante che si esibisce nei locali. Una sera si conoscono, ed è presto grande amore. O almeno così credevano, perché ben presto emerge che c’è una distrazione di non poco conto nella vita di Elias, legata all’ambito professionale. I giornali e i notiziari, infatti, parlano di una misteriosa crepa sul fondo dell’oceano, causata da un terremoto, che potrebbe portare alla fine del mondo per via dell’accelerazione del cambiamento climatico. Fissato con tale fenomeno da anni, Elias decide di partecipare a una spedizione subacquea per risolvere il problema, lasciando Anita a casa con il cuore spezzato. Ma mentre il sottomarino si dirige verso quella che potrebbe essere la sua destinazione finale, egli si ritrova a riflettere su come le cose avrebbero potuto svolgersi diversamente…
La coppia instabile
Rispetto al cortometraggio è stato approfondito ulteriormente il rapporto tra i due protagonisti, occasione ghiotta per Salim per dirigere due interpreti in perfetta sintonia: da un lato l’attore Simon Sears, volto emergente del cinema danese contemporaneo che i cinefili italiani riconosceranno forse per Shorta, il thriller sui poliziotti razzisti che è stato selezionato a Venezia (nella Settimana Internazionale della Critica) e poi ha circolato su piattaforme come Prime Video; dall’altro, la cantante Nanna Øland Fabricius, nota come Oh Land, ex-ballerina (si è ritirata per un problema alla schiena) che poi si è data al canto e qui, con il suo primo vero ruolo importante dopo qualche particina occasionale, coniuga le varie sfaccettature del suo percorso artistico esibendo le sue doti recitative con un personaggio che le consente anche di cantare divinamente e contribuire al tono malinconico dell’operazione.
Apocalisse personale
Come nei suoi lavori precedenti, Salim si serve del cinema di genere per affrontare argomenti d’attualità, ma in questo caso l’espansione della materia di base ha messo in evidenza la fragilità del filtro fantascientifico (assente nel corto, che si limita a raccontare una storia d’amore nelle sue fasi cruciali), che arriva sostanzialmente a interrompere l’intreccio umano che è la parte più interessante della pellicola. Coraggioso e onesto quando ha in scena i due amanti, il film perde mordente quando deve cedere il passo alla componente più spettacolare, visivamente sontuosa ma quasi un ricettacolo vuoto dove metà dell’arco emotivo del progetto rimane in attesa del ritorno dell’altra metà. Il sentore diventa quello della fine del mondo, ma non come lo intendeva il regista, il cui talento evidente si lascia talvolta sopraffare da un’ambizione ammirevole ma un tantino mal posta.
La recensione in breve
Ulaa Salim ha occhio per la componente formale, e i due attori principali sono molto convincenti, ma l'elemento fantascientifico stride un po' con il tono più intimo dei momenti umani.
- Voto CinemaSerieTV