Il film: Il male non esiste (Evil Does Not Exist, Aku Wa Sonzai Shinai) 2023. Regia: Ryususke Hamaguchi. Cast: Hitosi Omika, Ryo Nishikawa, Ayaka Shibutani. Genere: Drammatico. Durata: 106 minuti. Dove l’abbiamo visto: Alla 80° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, in anteprima stampa.
Trama: Quando un’agenzia di spettacolo decide di costruire un camping di lusso nel cuore di un villaggio immerso nella Natura poco fuori Tokyo, i cittadini locali chiedono spiegazione ai responsabili della costruzione, sollevando dubbi e preoccupazioni.
Fresco dell’Oscar vinto qualche anno fa per l’ottimo Drive My Car che lo ha imposto come una delle voci del cinema asiatico più originali e significative, il regista e sceneggiatore premio Oscar Ryusuke Hamaguchi torna dietro la macchina da presa con Il male non esiste. Progetto inizialmente nato per essere un mediometraggio, ha visto diventare verde la luce del semaforo del grande schermo quando lo stesso cineasta si è reso conto di avere in mano una quantità tale di materiale girato da poter giustificare una nuova opera cinematografica.
Nella nostra recensione di Il male non esiste , che abbiamo visto in anteprima mondiale all’80° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, vi spieghiamo perché il nuovo lungometraggio del maestro giapponese sia senza dubbio uno dei migliori titoli del concorso di Venezia 80, così come un’acutissima riflessione sulle derive dell’animo umano nella società contemporanea dei consumi.
La trama: non toccate Madre Natura
Takumi e la figlia Hana vivono a Mizubiki, villaggio non distante da Tokyo. Come le generazioni che li hanno preceduti, anche loro vivono una vita modesta secondo i cicli e l’ordine della natura. Un giorno, gli abitanti del villaggio vengono a conoscenza di un piano per costruire un glamping – campeggio di lusso con tutti i comfort – vicino alla casa di Takumi, offrendo ai cittadini una comoda fuga (si fa per dire) nella natura. Quando due rappresentanti dell’azienda costruttrice arrivano nel villaggio per un incontro, diventa palese che il progetto avrà un impatto negativo sull’approvvigionamento idrico locale, provocando disordini e complicazioni. I piani dell’azienda mettono in pericolo sia l’equilibrio ecologico dell’area, sia lo stile di vita della popolazione locale.
Elegiaco pamphlet cinematografico sugli usi e gli abusi della ruralità locale, Il male non esiste è il nuovo film scritto e diretto da Ryusuke Hamaguchi, cineasta giapponese vincitore dell’Oscar al miglior film straniero per Drive My Car nel 2022. Se la pellicola precedente era una maestosa e sinfonica rappresentazione per grande schermo dell’elaborazione dei lutti del passato con lo sguardo puntato al drammaturgo Anton Cechov, Il male non esiste opera invece una cesura diametralmente opposta a Drive My Car, con una visione a cavallo tra suggestioni esistenzialiste alla Ingmar Bergman e lo sguardo pragmatico e socio-utilitario di Ken Loach.
Parola d’ordine: glamping
Approccio al linguaggio registico minimalista ed essenziale, scrittura dei personaggi all’osso eppure al contempo di rara sensibilità e tridimensianalità psicologica, sguardo alla contrapposizione tra la grande città e il villaggio rurale dal sapore quasi dickensiano. Ne Il male non esiste, Ryusuke Hamaguchi usa gli strumenti più semplici ed efficaci del mestiere per raccontare una storia iper-stratificata e dalla natura complessissima: mettere in scena un incontro/scontro tra la terza rivoluzione industriale del Paese asiatico e la realtà rurale dell’entroterra, paradiso incontaminato che rischia di franare su se stesso con l’arrivo dell’ennesimo progetto edilizio capace di annientare potenzialmente un intero ecosistema che nutre e dà lavoro ai cittadini locali.
Un approccio alla difesa dell’ecosistema mondiale che sembra andare felicemente a braccetto con un certo cinema di Ken Loach, tra realismo sociale, sia nella configurazione dei suoi personaggi che nella messa in scena minimalista; eppure ne Il male non esiste c’è di più, molto di più. L’ultimo lungometraggio diretto da Ryusuke Hamaguchi, pur nella sua confezione solo apparentemente distante e chirurgica, è anche un’intelligentissima disamina sulla natura ambigua dell’essere umano nel cuore delle contraddizioni della società contemporanea. Nella migliore tradizione del cinema del maestro Bergman.
Il male è dappertutto
Nell’orgogliosa e ostinata “vita lenta” degli abitanti del villaggio rurale giapponese e nella loro strenua difesa del loro habitat naturale contro le proposte ingenue (e quindi scellerate) dei responsabili della costruzione del glamping, sta il cuore dell’ambivalenza contenutistica di Il male non esiste . Il titolo del lungometraggio di Hamaguchi in concorso per il Leone d’Oro 2023 suggerisce alle spettatore che il male, inteso come sentimento di negazione e contrapposizione di azioni e idee tra due o più soggetti, non esista veramente; eppure la provocazione del regista giapponese ha quasi un retrogusto terribilmente nichilista.
Perché non basta poi la redenzione dei due responsabili ai lavori per salvare la flora e la fauna dell’inedito Giappone dell’entroterra incorniciato da Hamaguchi con sensibilità e tatto cinematografico, a nulla serviranno le grida di allarme dei protagonisti quando la piccola Hana viene improvvisamente dispersa nei boschi di Mizubiki, a caccia degli elusivi cervi del luogo. La tragedia, e il cuore di tenebra di un’umanità mai veramente malvagia ma al contempo costantemente pervasa da un istinto (auto)distruttivo, sono dietro l’angolo, e pur nella loro lacerante accoglienza, feriscono lo spettatore con la ruvida violenza dell’ineffabilità dell’animo umano e del suo contraddittorio rapportarsi con la realtà tutta che lo circonda. Nuovo testamento cinematografico di un Hamaguchi inedito e nichilista che non ti aspetti.
La recensione in breve
Dopo l'exploit con l'Oscar vinto per l'esistenziale Drive My Car, il regista e sceneggiatore premio Oscar Ryusuke Hamaguchi firma un lungometraggio minimalista ma chirurgico nel suo indagare l'animo umano. Partendo da un manifesto di scrittura che sembra difendere in primis Madre Natura dalle brutture dell'edilizia umana, Hamaguchi mette in scena un toccante e complessissimo pamphlet cinematografico sulla natura ambivalente dell'essere umano.
- Voto Cinemaserietv