Il film: Fernanda, 2023. Regia: Maurizio Zaccaro. Cast: Matilde Gioli, Eduardo Valdarnini, Maurizio Marchetti, Valeria Cavalli, Francesca Beggio e Lavinia Guglielman. Genere: Biopic. Durata: 100 minuti. Dove l’abbiamo visto: All’anteprima stampa.
Trama:I bambini, solitamente, sognano un futuro molto fantasioso. Per Fernanda, però, il suo era costellato da colori, forme, intuizione, passione ed armonia. Tutti aspetti che, fin dai primi anni della sua vita, ha respirato durante i lunghi pomeriggi trascorsi nei corridoi dei musei di Milano. Qui, accompagnata dal padre e con lo sguardo conquistato dalla bellezza, sognava di poter diventare la Direttrice. Un desiderio che ha realizzato, una volta diventata adulta. Nei difficili anni che hanno preceduto la seconda guerra mondiale e per tutta la durata del conflitto, ha guidato l’Accademia di Brera. La sua attenzione, però, non è rivolta solo all’arte. In quegli anni buoi in cui la vita sembra non avere molto valore, Fernanda dedica le sue energie anche a mettere in salvo molti ebrei che, altrimenti, sarebbero stati destinati alle deportazioni.
Dopo il successo di ascolti ottenuto con Binario 21, in cui Fabio Fazio e la Senatrice Liliana Segre hanno accompagnato il pubblico attraverso il percorso di una delle pagine più dolorose della nostra storia contemporanea, la Rai continua a mantenere viva la memoria della Shoah attraverso un’altra vicenda importante. Si tratta della storia personale e professionale di Fernanda Wittgens che, dedicando la sua vita alla conservazione dell’arte, si è trovata nel bel mezzo della Storia e non si è tirata indietro. Una personalità che Rai Fiction ha deciso di celebrare attraverso il film per la televisione Fernanda, la cui messa in onda è prevista per il 31 gennaio.
La sua vicenda non è sicuramente nota al grande pubblico e, proprio per questo, ancora più interessante. Prima Direttrice dell’Accademia di Brera, non solo ha rivestito questo primato con impegno e dedizione ma, soprattutto, ha affrontato con coraggio le prove che il suo tempo le ha posto di fronte. La prima e più importante, sicuramente, è stata quella di opporsi alle persecuzioni razziali contro gli ebrei. In questo senso, dunque, possiamo dire di trovarci di fronte ad un elemento d’intellettuale attivo che, senza perdere troppo tempo nel teorizzare, ha preferito di gran lunga il fare. Conosciamo meglio la sua vicenda anche attraverso questa recensione di Fernanda.
Trama: L’arte e il coraggio, ritratto di donna
È il 1945, la guerra è quasi alla fine ma nel Nord Italia le persecuzioni nei confronti degli ebrei continuano senza sosta. Fernanda Wittgens si trova in una posizione di privilegio, ricoprendo il posto di Direttrice dell’Accademia di Brera. Un ruolo, però, che non usa per garantirsi una vita tranquilla e al riparo da eventuali minacce. Al contrario, la mette a disposizione di una duplice causa di salvataggio. Da una parte, infatti, fa di tutto per mettere le sue preziose opere d’arte al sicuro dalle razzie tedesche. Dall’altra, s’impegna attivamente a proteggere e far fuggire gli ebrei perseguitati e destinati ai campi di deportazione.
Due attività che, il più delle volte, abbina nello stesso tempo. Altre, invece, utilizza i suoi scopi professionali come paravento dietro il quale nascondere quelli più umanitari e sociali. Da sempre educata al rispetto e alla conservazione della bellezza, Fernanda ha visto in prima persona gli effetti devastanti che le leggi razziali hanno avuto sulla vita di persone a lei care. Uno tra tutti lo stesso Modigliani che, giovanissima, incontra, conosce ed impara a stimare proprio alla fine degli anni venti presso l’Accademia di Brera.
A causa delle leggi razziali, infatti, Modigliani viene sollevato dal suo incarico di Direttore, perseguitato e mandato al confine. Fernanda gli succede alla guida di Brera ma questo evento le impartisce una lezione di vita che non dimentica, tanto meno quando la guerra inasprisce ancora di più gli animi. Così, per tutta la durata del conflitto, porta avanti la sua duplice attività quasi indisturbata. Almeno fino a quando un suo collaboratore non la tradisce. Dopo essere stata arrestata viene condotta a San Vittore. Qui trascorre alcuni mesi della sua vita che, fortunatamente per lei, coincidono anche con le fasi finali della guerra.
I protagonisti della piccola grande Storia
Da sempre la Rai ha dedicato un settore ben preciso nella produzione delle sue Fiction a ritratti di personalità italiane eccellenti. In questo modo, muovendosi in modo trasversale tra protagonisti della politica o della cultura, ha sempre cercato di rimandare l’immagine migliore dell’italianità. Quella che, nonostante le condizioni avverse, è riuscita sempre a fare la scelta giusta. In questo senso, dunque, si è andata profilando una galleria di “giusti” tutta nostrana, grazie ai quali la Rai continua a svolgere il suo ruolo di servizio pubblico.
Ed in questa sequenza di ritratti che, attraverso la descrizione della soggettività ci si propone di definire un racconto storico più ampio, si aggiunge anche quello di Ferananda Wittgens. Questo vuol dire, in sostanza, che dal punto di vista narrativo e realizzativo, ci troviamo di fronte ad una fiction, o film per la televisione, dalla struttura classica e, sicuramente, non innovativa. La stessa che, di fatto, accomuna tutti i progetti che rientrano in questo filone. Un elemento che diventa uno stile ben preciso, una sorta di regola matematica da applicare senza apportare varianti.
Tradotto in termini puramente cinematografici, dunque, ci troviamo di fronte ad un racconto che, concentrandosi sulla soggettività della protagonista, costruisce una sorta di scenografica sociale all’interno della quale farla muovere e interagire. In questo modo, dunque, va profilandosi anche l’intreccio storico vero e proprio che acquista un valore narrativo grazie alle scelte della protagonista. Da quanto detto fino a questo punto, dunque, si deduce facilmente come il personaggio di Fernanda, interpretato da Matilde Gioli, sia assolutamente centrale per definire la qualità di questo progetto e, soprattutto, rappresenti l’elemento più interessante ed innovativo.
Chi è Fernanda?
Questa è la domanda che in molti potrebbero porsi prima di vedere la fiction targata Rai. Una questione, però, che questo film per la televisione riesce a risolvere alla perfezione, consegnandoci una storia solo in apparenza piccola ma, in realtà, caratterizzata dalla grande importanza culturale e non solo. Dal punto di vista sociale e, soprattutto, rispetto alla considerazione riservata alla figura femminile del tempo, la Wittgens rappresenta un grande esempio di autonomia e forza. Due aspetti forgiati essenzialmente dalla conoscenza e dalla cultura acquisita.
La sua ostinata testardaggine nel seguire la strada scelta, la inserisce di diritto tra le ragazze ribelli. Quelle, per intenderci, grazie alle quali le donne hanno imparato ad usare attivamente la propria voce. Così, in un marasma di figure eroiche maschili, la Wittgens rappresenta un’eccezione nell’attività rappresentativa ma non nel racconto reale. Perché le pagine più nascoste della Storia sono piene di donne eccezionali che attendono solo di essere narrate. Speriamo che la Rai, nella sua funzione di servizio pubblico si ricordi di loro, concedendo la possibilità di far conoscere queste storie.
Questo film per la tv targato Rai Fiction rientra alla perfezione nella struttura narrativa e rappresentativa del filone dedicato ai ritratti storici. Questo vuol dire che fonda la sua struttura su degli elementi classici e più volte applicati come un teorema perfetto. Una scelta che si abbina perfettamente allo stile e agli scopi anche "didattici" della Rai ma che rischia di rendere meno appetibile il progetto. Fortunatamente la personalità di Fernanda Wittgens e la sua storia non particolarmente nota riescono a sopperire ad una mancanza di originalità realizzata.
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