Il film: Ferrari, del 2023 Regia: Michael Mann. Cast: Adam Driver, Penélope Cruz, Patrick Dempsey. Genere: Drammatico. Durata: 130 minuti. Dove l’abbiamo visto: In anteprima al Festival di Venezia.
Trama: Estate 1957. Enzo Ferrari sta attraversando un momento di profonda crisi: il fallimento della sua scuderia è dietro l’angolo, il rapporto con la moglie si sta deteriorando e il loro figlio Dino è appena scomparso. Nel frattempo, i suoi piloti sognano di conquistare la leggendaria Mille Miglia…
Imprenditore visionario, geniale progettista e dirigente sportivo, ma soprattutto mitico fondatore di una delle più importanti case automobilistiche della storia, Enzo Ferrari è un personaggio avvolto da un inossidabile alone di leggenda.
Soprannominato “Drake” – come lo spregiudicato corsaro inglese – per la sua capacità di tenere testa a qualsiasi sfida, anche a costo di spingersi al limite del regolamento, Ferrari è riuscito ad associare il proprio cognome a quello del colore rosso della livrea delle sue creature a quattro ruote, che continuano ancora oggi a far sognare milioni di appassionati delle quattro ruote.
A cimentarsi nella difficile impresa di diradare le nebbie del mito e raccontarci il volto umano di Enzo Ferrari nel suo anno più drammatico, il 1957, è il cineasta americano Michael Mann, autore di Manhanter e Nemico Pubblico, che ritorna dietro la macchina da presa a otto anni dall’uscita di Blackhat (2015).
Il volto del protagonista, sotto un capolavoro di make-up davvero sorprendente, è invece quello di Adam Driver, uno dei migliori attori in circolazione, che da Star Wars a Rumore Bianco, e da Storia di un matrimonio a L’uomo che uccise Don Chisciotte, passando anche per House of Gucci, The Last Duel e BlacKkklansman, ha dato più volte prova di sorprendente versatilità.
Azzardo o scommessa vincente? Ecco la nostra recensione di Ferrari.
La trama: Ferrari sotto assedio
Modena, 1957. Dopo anni di trionfi, la celebre società automobilistica fondata da Enzo Ferrari tra le macerie della seconda guerra mondiale è a un passo dal fallimento.
Le scuderie come Jaguar, che partecipano alle competizioni soltanto per vendere utilitarie, stanno dominando il mercato.
La Maserati, che, al contrario, condivide con la Ferrari la vocazione di “vendere per poter correre”, sta incalzando sempre più da vicino i successi del Cavallino Rampante, e il pilota Jean Behra si accinge persino ad abbattere lo storico record sul giro della società di Maranello.
Per poter continuare a correre, a entrambe le scuderie serve al più presto un acquirente, un partner di alto profilo del calibro di Henry Ford o l’Avvocato Agnelli.
A essere in ginocchio, però, non sono soltanto i libri contabili di Enzo Ferrari: anche il suo matrimonio con Laura sta cadendo a pezzi, consumato dalla recente morte per distrofia del figlio Dino.
Al di là delle apparenze, ormai Enzo non condivide con lei nemmeno più il letto, e tutta l’Emilia (a eccezione della diretta interessata!) sa che il Commendatore trova conforto soltanto tra le braccia della sua storica amante, Lina Lardi.
Ferrari vorrebbe fare riconoscere il loro figlio illegittimo, Piero, ma deve fare i conti con il fatto che Laura è anche la sua socia in affari, e possiede il 50% delle quote della scuderia.
Mentre la pressione si innalza su ogni fronte e tutto sembra sul punto di precipitare, Ferrari si ritrova costretto a scommettere ogni cosa sulla conquista della leggendaria Mille Miglia, e a scommettere su un talento emergente, il giovane Alfonso de Portago.
Adam Driver e l’ombra del gigante
Fulcro dell’intero lungometraggio, la performance di Adam Driver nei panni del leggendario fondatore della scuderia Ferrari non è soltanto un capolavoro di mimesi nei confronti di un celebre personaggio storico, ma rappresenta anche e soprattutto un viaggio nelle profondità dell’anima di Enzo Ferrari.
Un’anima che traspare soltanto nei momenti di solitudine, per rimanere altrimenti ben celata al resto del mondo tramite gli immancabili occhiali neri e una maschera gelida e impassibile: un muro in apparenza invalicabile, eretto molti anni prima in occasione della morte del padre e del fratello, e poi del duo di amici e piloti Campari e Borzacchini.
Da allora, Enzo Ferrari non si è più concesso il lusso di mostrare al mondo la propria umanità, diventato un uomo profondamente solo, costretto a interpretare la parte dell’uomo di ferro fin dalle prime ore dell’alba.
Gli unici momenti in cui lo vediamo davvero a nudo sono le visite alla tomba del figlio Dino, che Ferrari ha cercato in ogni modo di salvare, vedendosi sfuggire la sua vita dalle mani. Nel resto del film, il suo vero io traspare dalla magistrale prova del suo interprete, che ha il difficile compito di far affiorare l’uomo Ferrari soltanto a favore dell’occhio dello spettatore.
Come già anticipato dal regista, non siamo al cospetto di un film biografico che ripercorre l’intera esistenza del grande Drake, bensì di un’istantanea che ne fotografa soltanto l’ora più buia: come spesso accade nel cinema di Mann, il risultato è un avvincente ritratto in chiaroscuro che conquisterà anche chi non è appassionato del mondo dei motori.
“La nostra gioia mortale”
Malgrado il lungometraggio metta magistralmente a fuoco tutti i volti di Enzo Ferrari, il vero cuore del film risiede ovviamente nelle corse automobilistiche.
Una passione viscerale, tutta racchiusa nell’ossimorica “gioia mortale” con cui il protagonista si rivolge ai suoi piloti per parlare del loro lavoro.
L’obiettivo di Michael Mann è quello di raccontare le gioie, le emozioni e i pericoli che da sempre infiammano i cuori di chi gareggia: una dipendenza letale dall’adrenalina che, dopo un brutto incidente, può consentire ai più responsabili di vacillare per qualche giorno, e magari anche indurli a decidere di abbandonare le corse, salvo poi puntualmente riportarli la settimana dopo nel loro abitacolo.
Il film non si limita a descriverci questa sensazione attraverso le parole dei piloti e dello stesso Ferrari (che in gioventù aveva gareggiato in prima persona), ma ci mostra il brivido viscerale che anima le corse mediante la magistrale sequenza dedicata alla Mille Miglia.
Attraverso un uso magistrale della telecamera e della colonna sonora, Ferrari fa rivivere l’epica battaglia tra Ferrari e Lamborghini sulle strade dell’Italia centrale, culminata poi – come noto – in una svolta davvero inattesa.
Anche se non sempre la CGI assiste il regista nelle sue ambizioni, abbiamo davvero l’impressione di condividere l’abitacolo con i piloti.
Un’ottima prova di precisione storica
A suggellare il successo di Ferrari contribuisce anche il profondo lavoro di studio delle vicende storiche da parte di Michael Mann e del suo team.
Prendendo le mosse dal saggio biografico di Brock Yates Enzo Ferrari: The Man and the Machine del 1991, il film ricostruisce con cura e precisione filologica la vita del grande Drake, e ne cattura con sorprendente fedeltà le dichiarazioni, le scelte e persino i più piccoli dettagli che contribuirono a renderlo famoso, dall’immancabile tappa mattutina nella bottega dal suo barbiere di fiducia alla scelta di guidare automobili di basso profilo, e dalla consueta partecipazione alla Messa dei meccanici all’abitudine di seguire in solitudine le dirette delle corse automobilistiche.
Ferrari non è soltanto un ottimo esempio di cinema di intrattenimento, ma è anche una solida testimonianza storica che immortala con cura e fedeltà la storia del suo monumentale protagonista.
La recensione in breve
Con Ferrari, Micheal Mann fa rivivere l’anno più drammatico della biografia del fondatore della scuderia di Maranello, unendo all’intrattenimento una grande cura per la ricostruzione storica e per la connotazione del personaggio. Magistrale come sempre la prova di Adam Driver, che mette a nudo l’anima del mitico Commendatore.
-
Voto CinemaSerieTv