Il film: Finalmente l’alba, 2023. Regia: Saverio Costanzo. Cast: Rebecca Antonaci, Lily James, Joe Keery, Willem Dafoe, Alba Rohrwacher.
Genere: drammatico. Durata: 140 minuti. Dove l’abbiamo visto: alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, in lingua originale.
Trama: Una giovane donna romana, Mimosa, viene trascinata in una notte di follie insieme a un gruppo di attori, tra cui alcune star hollywoodiane.
Saverio Costanzo sbarca alla Mostra del Cinema di Venezia con un film che parla di Cinema, di quello italiano dei tempi d’oro, quello del dopoguerra, dei grandi kolossal girati a Cinecittà con star internazionali. Un’ode a una luminosa epoca che però si tinge di oscurità, traendo il suo incipit da un fatto di cronaca nera che segnò il nostro Paese negli anni ’50. La giovane Wilma Montesi venne trovata morta su una spiaggia del litorale romano: il delitto ebbe un’enorme risonanza mediatica perché si ritennero coinvolte diverse personalità del mondo dello spettacolo – che la giovane Wilma frequentava lavorando come comparsa -, al punto che la vittima per i media e per l’opinione pubblica finì per passare in secondo piano rispetto ai possibili carnefici. Una premessa a suo modo interessante, ma che, come vedremo in questa recensione di Finalmente l’alba, si perde in uno svolgimento assolutamente privo di mordente, confuso e a tratti francamente tedioso.
La trama: Una notte con leonessa
Ci troviamo all’inizio degli anni Cinquanta, Mimosa è una giovane donna appassionata di cinema vicina al matrimonio. Un giorno si ritrova a partecipare a un casting con la sorella a Cinecittà: nei grandi studios italiani stanno girando un kolossal con diverse star internazionali, tra cui Josephine Esperanto (Lily James) e Sean Lockwood (Joe Keery). Josephine nota Mimosa sul set e la vuole nella scena conclusiva e più importante del film, trovando nella sguardo d’ammirazione della ragazza quella spinta per recitare al meglio. Conclusa la scena l’attrice chiede alla ragazza di seguire lei, Sean e alcuni suoi amici (tra cui un mercante d’arte interpretato da un come sempre istrionico Willem Dafoe) in una serata insieme e Mimosa, anche se riluttante, accetta. Dal lì in poi per lei avrà inizio un’avventura nel dietro le quinte del mondo dello spettacolo, tra rivalità tra prime donne e feste scatenate, personaggi oscuri e ambigui e leonesse (scappate da non si sa bene dove) che si aggirano per Roma. Al giungere dell’alba Mimosa sarà una persona diversa, che ha visto il mondo che prima adorava da lontano sotto una luce nuova.
Nelle viscere di Cinecittà
Finalmente l’alba ha un incipit, come vi anticipavamo, a suo modo interessante. Costanzo, da una parte, riscrive la storia di Wilma Montesi dandole un finale diverso, concludendo il viaggio di Mimosa con una nota certamente più positiva. Dall’altra cerca di rappresentare la Cinecittà dell’epoca, raccontandone anche i lati oscuri: nulla di originale, ma la prima frazione del film – quella appunto che racconta il dietro le quinte del Cinema – resta quella più affascinante e meglio realizzata. È subito dopo che la storia deraglia, e si perde in un girotondo confuso che non ci trasmette granché: la notte di Mimosa è un susseguirsi di esperienze negative e positive, che con il senno di poi non risultano nemmeno così formative quanto vorrebbero sembrare.
Tra momenti che sfiorano il grottesco e sequenze esageratamente trascinate (che invece che piene di significato risultano semplicemente noiose), il film di Costanzo non rende per niente onore al suo cast internazionale: Dafoe è come sempre affascinante anche nel suo stentato italiano, ma risulta decisamente sprecato, Lily James e Joe Keery sono invece quasi macchiettistici nelle loro interpretazioni di star di Hollywood alle prese con la dolce vita romana. I loro personaggi, così importanti per il percorso della protagonista, risultano solo superficialmente abbozzati, e avrebbero meritato un diverso approfondimento.
La protagonista: la Mimosa di Rebecca Antonaci
Mimosa, nella sua innocenza si aggira tra le brutture di un mondo finto e costruito facendosi scalfire solo fino ad un certo punto, e mantenendo una certa purezza a dispetto di tutto. Stupisce l’interpretazione della giovane Rebecca Antonaci, che supera in naturalezza il resto del cast e affascina per grazia e innocenza.
La sua presenza è una piccola nota positiva in un film per il resto piuttosto deludente, e che non ci è sembrato all’altezza del Concorso della Mostra del Cinema di Venezia.
La recensione in breve
Finalmente l'alba cerca di raccontare l'epoca d'oro di Cinecittà ma si perde in un girotondo noioso e inconcludente. Brava però la giovane protagonista Rebecca Antonaci.
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Voto CinemaSerieTV.it