Il film: Fingernails – Una diagnosi d’amore, 2023. Regia: Christos Nikou. Cast: Jessie Buckely, Jeremy Allen White, Riz Ahmed, Luke Wilson. Genere: Commedia, Sentimentale. Durata: 113 minuti. Dove l’abbiamo visto: Alla 18° Festa del cinema di Roma.
Trama: In un presente alternativo, l’Istituto dell’Amore fa in modo che le coppie restino assieme e coltivino il sentimento reciproco. Ma misurare il sentimento e l’emozione basandosi su dati empirici non porta mai a cose buone…
Abbiamo visto in anteprima italiana alla 18° Festa del Cinema di Roma l’ottimo Fingernails – Una diagnosi d’amore, esordio in lingua inglese per il regista e sceneggiatore greco Christos Nikou, che nel 2020 aveva ottenuto l’attenzione internazionale grazie al sottovalutato Apples. Ora, il cineasta europeo fa il salto di qualità realizzando la sua prima opera con interpreti e setting totalmente in lingua inglese, riunendo attori del calibro di Jessie Buckley, Jeremy Allen White e il premio Oscar Riz Ahmed. Il risultato, disponibile su Apple TV+ a partire da venerdì 3 novembre, è una delicata e misuratissima rom-com dal sapore distopico.
Nella nostra recensione di Fingernails – Una diagnosi d’amore, ci addentreremo più nel dettaglio sui temi, i contenuti e le ambizioni della pellicola di Christos Nikou, di come rifletta ed affronti il sentimento amoroso sul grande schermo con grande originalità e slancio artistico e di quanto il cineasta greco sia in parte debitore del suo “maestro” conterraneo Yorgos Lanthimos, senza però scimmiottarlo.
La trama: quanto mi vuoi bene da 0 a 100?
Anna (Jessie Buckley) e Ryan (Jeremy Allen White) hanno trovato il vero amore. O almeno, così è stato annunciato loro da una nuova e controversa tecnologia che garantisce di trovare per ognuno l’anima gemella. C’è solo un problema: Anna non è per niente sicura di questa fantomatica diagnosi fornita dal software. Nel frattempo, la giovane donna accetta un posto di lavoro in un istituto che si occupa, per l’appunto, di sperimentazione amorosa. Qui incontra Amir (Riz Ahmed) e le sue sicurezze, già traballanti, si fanno ancora meno stabili. Le conseguenze di questa incertezza, ovviamente, daranno il via a delle conseguenze emotive inaspettate…
Queste sono le premesse di Fingernails – Una diagnosi d’amore, trasferta in english del regista e sceneggiatore Christos Nikou, già particolarmente apprezzato in Europa dopo l’ottimo Apples del 2020. Partendo da un assunto non troppo dissimile rispetto al suo lungometraggio precedente, anche in quest’opera per grande schermo lo spettatore è catapultato in un presente alternativo, regolato dalla dipendenza degli esseri umani dai potenti software. Nessun parallelismo concettuale con il 1984 di orwelliana memoria, bensì una rappresentazione cinematografica di un presente alternativo mondano e concreto, dissimile e al contempo fin troppo simile al nostro vivere quotidiano. Se non fosse che nella realtà dipinta dalla scenggiatura originale curata dallo stesso Nikou assieme al sodale Stavros Raptis, la quantità dell’amore reciproco di una coppia può essere addirittura misurato da 0 a 100 a partire dal macchinario in mano all’Istituto dell’Amore.
Eclissi totale del cuore
“Once upon a time i was falling in love, but now i’m only falling apart. Nothing i can say, a total eclipse of the heart…” Così cantava negli anni ’80 Bonnie Tyler nella sua hit mondiale, la stessa canzone che la Anna interpretata da Jessie Buckley canta a squarciagola all’interno della sua automobile, nei primi minuti di Fingernails. Un testo musicale premonitore che inquadra già alla perfezione l’incipit emotivo e psicologico della protagonista; ingabbiata in un rapporto amoroso con il Ryan dal volto del belloccio Jeremy Allen White, Anna è convinta di amarlo e di essere contraccambiata, anche perché l’ultima volta che si sono sottoposti al test empirico dell’Istituto dell’Amore il risultato era 100%. Perché allora la nostra protagonista inizia a provare sempre di più affetto e tenerezza nei confronti dell’affascinante ma discreto Amir (Rizh Ahmed), suo nuovo collega a lavoro? Per mettere alla prova il suo sentimento, quello di Amir e dello stesso Ryan, si sottoporrà all’analisi congiunta delle unghie: secondo le ultime ricerche scientifiche del distopico istituto, la conformazione e lo stato di salute delle unghie è uno dei primi sintomi fisiologici che possono confermare o smentire un sentimento amoroso in corso.
In Fingernails, il presente della narrazione non assume nessun connotato specificatamente futuristico, anzi la messa in scena è contemporanea e concreta, maniacalmente in sintonia con la vita che conduciamo tutti nella realtà attuale, escamotage narrativo per Nikou nel trarre un efficace parallelismo tra la finzione cinematografica e la verità quotidiana del nostro vivere comune: in entrambi gli scenari, la dipendenza dai software e dalle ultime tecnologie condiziona la quotidianità e gli stati emotivi degli esseri umani, che sia l’ossessione da smartphone o quella di conoscere la percentuale di amore che intercorre tra di noi e il nostro partner. Fingernails dipinge per questo motivo una società alternativa perversamente coercitiva, che stimola il romanticismo nelle coppie attraverso terapie e strategie psicofisiche di dubbia efficacia, con risultati altrettanto discutibili.
C’è del Lanthimos in questo Nikou
Eppure, il film in lingua inglese di Christos Nikou non ha di certo la pretesa di allestire uno spettacolo distopico lugubre e serioso, no. Nonostante tutto, Fingernails sceglie il linguaggio e gli elementi della commedia romantica, sviscerandone preconcetti, convinzioni e cliché narrativi, dissezionando il sentimento amoroso e facendolo concettualmente a pezzi. Il risultato è un lungometraggio di tenerezza e dolcezza semplicissime, che non segue pedissequamente i tracciati passati della romcom nel cinema di ieri e di oggi, ma li prende in prestito per costruirgli attorno una disamina sull’ineffabile complessità dell’intima esperienza umana, delle emozioni e dell’impossibilità di calcolare freddamente il valore matematico assoluto di un sentimento come l’amore.
Avvalendosi di uno script originale sensibile ed efficace, Christos Nikou si rifà con grande rispetto ma senza rubare né strafare al primo cinema del conterraneo Yorgos Lanthimos, in special modo con un occhio di riguardo verso quello che fu appropriatamente il debutto di Lanthimos al cinema in lingua inglese, The Lobster. Anche nel film di culto del 2015 il maestro greco giocava con la distopia, i preconcetti della contemporaneità e i sentimenti umani, immaginando una società in cui era praticamente proibito rimanere single. Dalla lezione di Lanthimos, Nikou si allontana però dal suo registro surreale e ieratico, prediligendo quello per l’appunto della commedia sentimentale; con un grande senso dell’equilibrio e della calibrazione di temi, linguaggi, contenuti ed emozioni sul grande schermo accessibili a tutti. Un gioiellino da vere e rivedere su Apple TV+ a partire da venerdì 3 novembre.
La recensione in breve
Lungi dal seguire tracciati già percorsi dal cinema sentimentale, il debutto in lingua inglese del regista greco Christos Nikou è un film romantico nel senso più etimologico del termine. Presentando allo spettatore un presente alternativo in cui il sentimento di coppia può essere misurato e monitorato da una macchina, Nikou parla di romanticismo in maniera intrigante ed efficace, senza strafare.
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Voto CinemaSerieTV