Il film: Fino all’ultimo indizio (The Little Things), 2021. Regia: John Lee Hancock. Cast: Denzel Washington, Rami Malek, Jared Leto, Chris Bauer, Michael Hyatt, Terry Kinney, Natalie Morales Glenn Morshower.
Genere: thriller. Durata: 128 minuti. Dove l’abbiamo visto: su Netflix, in lingua originale.
Trama: Negli anni Novanta, due poliziotti indagano su degli omicidi che ricordano un vecchio caso irrisolto.
Nel 2021 la Warner Bros. ha messo in atto il cosiddetto Project Popcorn, in base al quale tutti i film della major previsti per quell’anno uscivano in sala e, negli Stati Uniti, in contemporanea sulla piattaforma HBO Max. Una strategia discutibile, che ha trasformato molti dei titoli in uscite piuttosto anonime, soprattutto nella prima parte dell’anno quando le sale erano ancora chiuse a livello internazionale e non c’era un piano preciso per la distribuzione di questi film fuori dal territorio nordamericano. Così è stato per ciò di cui parliamo nella nostra recensione di Fino all’ultimo indizio, il primo dei vari film a subire questo trattamento.
La trama: ricordi mortiferi
Siamo in California, nei primi anni Novanta. Il vicesceriffo Joe Deacon si ritrova ad osservare, insieme al neo-poliziotto Jimmy Baxter, una scena del crimine che gli ricorda un vecchio caso di omicidi in serie rimasti irrisolti. Andando contro gli ordini dei suoi superiori, che lo hanno messo in guarda circa le possibili conseguenze, Baxter si avvale della consulenza di Deacon, ossessionato dalla possibilità di poter finalmente chiudere il vecchio caso. Ossessione che si fa pericolosa quando i due entrano in contatto con un tale Albert Sparma, che oltre a comportarsi in maniera sospetta lavora vicino a dove furono commessi gli omicidi.
Il cast: il dilemma dei poliziotti
Deacon è Denzel Washington, ormai abituato a questo genere di ruolo e perfettamente calato nel contesto di un omaggio tematico e formale agli anni Novanta (viene da pensare a Seven, progetto che l’attore rifiutò, pentendosene dopo aver visto il film). Baxter è Rami Malek, tecnicamente adatto per la parte di un professionista alle prime armi ma qui un po’ troppo spaesato al confronto con il collega più anziano. E poi c’è Jared Leto che da un lato si diverte un mondo con il ruolo di Sparma e dall’altro sembra comunque provenire da tutt’altro film. Non a caso la principale critica mossa nei confronti del progetto, nel contesto della sua bislacca inclusione nella stagione dei premi a inizio 2021 (perché per via della pandemia era stato decretato che fossero papabili anche i film dei primi due mesi dell’anno solare successivo), riguarda la scelta di proporre Leto come miglior non protagonista.
Fuori tempo massimo?
Come dicevamo in apertura, il film ha sofferto soprattutto per la decisione di renderlo uno dei tanti agnelli sacrificali della Warner in un momento in cui si pensava che lo streaming fosse una risorsa ancora più preziosa del solito (così non è stato, e difatti Jason Kilar, ideatore del Project Popcorn, è stato licenziato dopo la fusione con Discovery). Ma c’è anche il sospetto che non sarebbe andato particolarmente bene in sala anche in circostanze normali, al netto del carisma di Washington che rimane un nome capace di attirare il pubblico (adulto, soprattutto). Perché si tratta di un thriller vetusto non solo nella forma, data l’impronta classica del cinema di John Lee Hancock in generale, ma proprio nella sostanza, trattandosi di un copione che lui ha effettivamente scritto nel 1993 (il primo regista contattato fu Steven Spielberg, che declinò l’invito a causa dei contenuti troppo cupi). E se la disperazione di fondo gli conferisce un fascino non indifferente, rimane comunque il sentore che, negli anni trascorsi fra la prima stesura e l’effettiva realizzazione, qualche tentativo di svecchiamento in più non avrebbe guastato.
La recensione in breve
Le atmosfere torbide e l'interpretazione di Denzel Washington funzionano, ma non possono compensare in toto la sensazione che questo sia un esercizio di stile fuori tempo massimo.
-
Voto CinemaSerieTV