Il film: Forever Young – Les Amandiers (Les Amandiers), 2022. Regia: Valeria Bruni Tedeschi. Cast: Nadia Tereszkiewicz, Sofiane Bennacer, Louis Garrel, Micha Lescot, Clara Bretheau, Vassili Schneider, Eva Danino, Oscar Lesage, Suzanne Lindon.
Genere: drammatico. Durata: 125 minuti. Dove l’abbiamo visto: al Festival di Cannes, in lingua originale.
Trama: Alla fine degli anni Ottanta, diversi giovani aspiranti attori sostengono i provini per essere ammessi a Les Amandiers ed entrare a far parte della compagnia diretta dal noto regista Patrice Chéreau.
Per il suo settimo lungometraggio da regista, l’attrice italofrancese Valeria Bruni Tedeschi ha scelto di non apparire davanti alla macchina da presa. Eppure, è senza dubbio il suo lavoro più personale, liberamente basato sulle sue vere esperienze a inizio carriera. Esperienze che hanno conquistato, tra gli altri, gli avventori del Festival di Cannes, dove il film era in concorso, e di cui parliamo nella nostra recensione di Forever Young – Les Amandiers.
La trama: giovani promesse a Nanterre
Siamo a Nanterre, appena fuori Parigi, nel 1986. Il grande regista teatrale e cinematografico Patrice Chéreau è, insieme all’amico Pierre Romans, il direttore artistico del teatro Les Amandiers (“i mandorli”), e vuole mettere in scena Platonov, celebre testo di Anton Chekov. A tal fine istituisce dei corsi di recitazione, per reclutare gli studenti. Tra questi ci sono Stella ed Etienne, che gradualmente si innamorano l’uno dell’altra, e i loro amici Victor e Adèle. Privato e professionale si intrecciano nel corso dei mesi, con il mondo della scuola che si scontra con gli eventi della realtà circostante.
Il cast: veterani e novizi
Stella ha il volto di Nadia Tereszkiewicz, giovane promessa del cinema francese contemporaneo, prossimamente alla corte di François Ozon, mentre Etienne è Sofiane Bennacer, compagno della regista nella vita (si sono conosciuti sul set) e oggetto di polemica in occasione dell’uscita in sala del film, a causa di precedenti accuse di molestie e aggressioni sessuali (accuse che hanno portato i César a rimuoverlo dalla lista dei papabili per il riconoscimento come attore-rivelazione dell’anno). Chéreau, uno di due personaggi che appaiono con i loro veri nomi, ha le fattezze di Louis Garrel, anch’egli in passato legato sentimentalmente alla cineasta e già presente in altri suoi film. L’altro è Pierre Romans, il cui interprete è Micha Lescot, collaboratore frequente della co-sceneggiatrice Noémie Lvovsky. Tra i comprimari ci sono anche tre attori che all’epoca, nella vita vera, erano allievi di Chéreau.
Autobiografia, portami via
Pur non impersonandola, Nadia Tereszkiewicz è stata palesemente ingaggiata per essere l’alter ego di Valeria Bruni Tedeschi (Etienne sarebbe invece basato su Thierry Ravel, morto nel 1991 per motivi mai ufficialmente chiariti), che in questa sede ritorna a quando lei mosse i primi passi come attrice, affiancata da persone del calibro di Agnès Jaoui, Vincent Pérez e Bruno Todeschini, tutti divenuti in seguito attori e/o registi di successo in ambito francofono. Un omaggio sentito a quel periodo, e al mentore che fu Patrice Chéreau (scomparso nel 2013), grazie al quale gli allievi poterono anche apparire davanti alla macchina da presa. Ed è soprattutto nella prima parte del film, quella più libera e spensierata all’interno del teatro, che si respira l’aria del periodo, della gioia associata ad esso, una gioia che in parte giustifica il non felicissimo titolo internazionale della pellicola (soprattutto in un mercato come l’Italia dove esiste già almeno un lungometraggio nazionale con quell’appellativo).
La coppia al centro di tutto
Dove l’operazione perde un po’ di mordente, al netto dell’eccellente direzione degli attori, è nella seconda metà quando la componente corale cede per lo più il posto al racconto più intimo del rapporto fra Stella ed Etienne, con il quale si scivola in territori più convenzionali e subentra una malinconia che, per quanto giustificata, smorza l’energia drammatica di quello che, innanzitutto, vuole essere un viaggio emotivo nel mondo del giovane teatro francese degli anni Ottanta. Un viaggio che è complessivamente ipnotico e travolgente, da gustare, se possibile, in lingua originale (Louis Garrel, com’è noto da anni, è particolarmente appiattito in sede di doppiaggio).
La recensione in breve
Valeria Bruni Tedeschi rivisita i suoi inizi professionali omaggiando con gioia e grazia gli anni del teatro Les Amandiers e l'incontro con Patrice Chéreau.
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