Il film: Frozen II – Il segreto di Arendelle (Frozen II), 2019. Regia: Chris Buck, Jennifer Lee. Cast: Kristen Bell, Idina Menzel, Josh Gad, Jonathan Groff, Sterling K. Brown, Martha Plimpton, Jason Ritter, Rachel Matthews, Alan Tudyk, Jeremy Sisto, Alfred Molina, Evan Rachel Wood, Ciarán Hinds, Aurora Aksnes.
Genere: fantastico, animazione. Durata: 103 minuti. Dove l’abbiamo visto: su Disney+, in lingua originale.
Trama: Tre anni dopo gli eventi del primo film, Elsa e Anna devono indagare su un misterioso fenomeno legato al passato della loro famiglia.
Nel 2011, Jennifer Lee fu reclutata dalla Walt Disney Animation per quello che doveva essere un incarico di poche settimane (la scrittura di Ralph Spaccatutto). Due anni dopo era al timone di Frozen – Il regno di ghiaccio, che fino al 2019 è stato il lungometraggio d’animazione più visto di sempre al cinema (inflazione esclusa). Fu vera gloria? Quesito a cui cerchiamo di rispondere parlando del sequel nella nostra recensione di Frozen II – Il segreto di Arendelle.
La trama: al di là della nebbia
Sono passati tre anni dall’incoronazione di Elsa, e sei dalla morte dei suoi genitori. Una misteriosa voce che solo lei può udire comincia ad attirare la sua attenzione, e dopo aver consultato i troll si reca, insieme ad Anna, Olaf, Kristoff e Sven, nel paese confinante con Arendelle, Northuldra, di cui il padre aveva parlato tanto tempo fa. È una regione i cui abitanti sono a stretto contatto con la natura e i quattro spiriti elementali che ne rappresentano la volontà. Elsa deve capire esattamente cos’è successo anni addietro, quando il re di Arendelle strinse un’alleanza con i vicini, e scoprire l’identità di un presunto quinto spirito che fungerà da ponte tra i due paesi, ponendo fine al rischio di guerra.
Il cast: di nuovo tutti insieme
Sia in inglese che in italiano tornano gli interpreti principali del primo film: Kristen Bell/Serena Autieri per Anna, Idina Menzel/Serena Rossi per Elsa, Josh Gad/Enrico Brignano per Olaf e Jonathan Groff/Paolo De Santis per Kristoff. La leader della tribù di Northuldra, tale Yelena, è doppiata in originale da Martha Plimpton, mentre il capo dell’esercito di Arendelle è Sterling K. Brown. Alan Tudyk, che nel primo film doppiava il duca di Weselton, a questo giro presta la voce a vari personaggi minori, principalmente alcuni soldati. I genitori di Anna ed Elsa, che nel capostipite erano doppiati dalla regista Jennifer Lee e dall’attore Maurice LaMarche, questa volta hanno le voci di Evan Rachel Wood e Alfred Molina (quest’ultimo il compagno della regista nella vita). Come nel primo episodio, i versi e grugniti di Sven sono frutto del lavoro dell’attore Frank Welker (non accreditato), “voce” di gran parte degli animali Disney dal 1986 in poi.
Terreni ignoti
Into the Unknown, recita una delle canzoni del sequel. Terreni sconosciuti, ed è proprio così per quanto riguarda questo film che, insieme al lungometraggio che lo ha preceduto nel calendario dei titoli dei Walt Disney Animation Studios, ossia Ralph Spacca Internet, è un oggetto anomalo nella produzione dello studio principale della major: un sequel animato realizzato dalla stessa squadra, in tempi relativamente brevi (sei anni dopo l’originale), e per la sala (laddove gli anni Novanta e Duemila erano dominati da seguiti raffazzonati che cavalcavano l’onda del mercato VHS e DVD).
E tutto questo nello stesso periodo in cui, oltre a doversi occupare del proprio film, Jennifer Lee è anche diventata la responsabile creativa dell’intero studio, in seguito all’estromissione di John Lasseter all’inizio del 2018. Un contesto interessante in cui si è evoluto il film, quasi un’involontaria dichiarazione d’intenti poiché si parla della nuova generazione che deve imparare dagli errori di quella precedente.
Una fiaba “alternativa”
Già con il primo film c’era stata la volontà di reinventare la convenzione della principessa Disney, pur rispettando parte del canone (fu proprio Jennifer Lee, subentrata a produzione già avviata, a suggerire il fortunato passaggio da un racconto più action al classico musical), e Frozen II si muove ancora di più in una direzione inedita, privilegiando l’introspezione e uno sguardo più approfondito a elementi del folclore nordico, laddove il prototipo aveva comunque la tradizionale struttura con amori a prima vista e perfidi villain. Una scelta che alimenta anche l’evoluzione tecnologica, dal momento che la storia incentrata sul rapporto tra umani e forze della natura comporta un uso cospicuo di effetti legati a vento, fuoco e acqua, già presenti nel prototipo ma qui promossi a effettivi personaggi a pari merito con il consolidato quintetto, un gruppo di archetipi esplorati con maggiore profondità in questo secondo capitolo.
Let It Go?
Dove l’operazione cala un po’ rispetto al predecessore è nel reparto musicale: senza nulla togliere ai talenti di Christophe Beck (compositore), i coniugi Lopez (parolieri) e Idina Menzel (da anni conclamata star di Broadway, e ingrediente fondamentale del successo del primo Frozen tramite la sua interpretazione del brano Let It Go), le canzoni non sono altrettanto memorabili a questo giro, ma è anche vero che era difficile replicare l’impatto delle composizioni per il capostipite, emblema inscalfibile del ritorno alle vecchie abitudini dopo anni di avventure che si discostavano dal modello simil-teatrale che rese grande il cosiddetto Rinascimento Disney (di cui Frozen, Rapunzel e il più recente Encanto sono i grandi eredi).
Ma anche se meno orecchiabili, rimangono parte integrante dell’evoluzione di un racconto che vuole soprattutto mettere in evidenza ciò che lo studio è in grado di fare sul piano tecnico, supportando un intreccio che opta per vie leggermente traverse ma arriva comunque al cuore. Perché alcune cose, come recita un’altra canzone, non cambiano mai.
La recensione in breve
La premiata ditta capeggiata da Jennifer Lee torna in pista con un ambizioso, efficace sequel che cerca di non ripetere la formula del capostipite, pur rispettandone gli elementi di successo come la dinamica tra i personaggi.
- Voto CinemaSerieTV