Il film: Gemini Man, 2019. Regia: Ang Lee. Cast: Will Smith, Mary Elizabeth Winstead, Clive Owen, Benedict Wong.
Genere: azione, thriller, fantascienza. Durata: 117 minuti. Dove l’abbiamo visto: su Netflix, in lingua originale.
Trama: Un ex-killer a pagamento viene braccato da un suo clone più giovane.
Era dal 1997 che diversi studios e registi cercavano di portare sullo schermo un soggetto di Darren Lemke. Un progetto dalla gestazione così lunga che dietro i tre sceneggiatori ufficiali (di cui due anche soggettisti) se ne cela almeno il triplo, un continuo passaggio di consegne che difficilmente avrà giovato a quello che alla fine è diventato un film di Ang Lee, che per l’occasione si è divertito a giocare con le nuove tecnologie girando alla velocità di 120 fotogrammi al secondo (un effetto che, almeno al cinema, creava una patina artificiale e sgradevole in tutte le scene non action). Di questo progetto, parte anche della china discendente della carriera di Will Smith, parliamo nella nostra recensione di Gemini Man.
La trama: Will, I am
Henry Brogan, 51 anni, è un ex-soldato che ora lavora come killer a pagamento per il governo americano, viene incaricato di uccidere un presunto bioterrorista. La missione non va esattamente come previsto, malgrado l’esito positivo, e questo porta Henry a ritirarsi dal mondo degli omicidi su commissione. Qualche tempo dopo fa la conoscenza di Danny, agente sotto copertura mandata per sorvegliarlo, e scopre che i suoi ex-datori di lavoro lo vogliono morto. Nella questione viene coinvolta un’agenzia militare privata fuorilegge, chiamata Gemini, il cui direttore Clay Verris fa scendere in campo il proprio figlio adottivo Junior. Quest’ultimo, in realtà, altri non è che il clone di Henry, molto più giovane, creato appositamente per replicare le doti professionali dell’originale ma senza il codice morale. Chi vincerà tra i due?
Il cast: due Smith al prezzo di uno
Will Smith è in modalità doppia, nel ruolo di Henry e, tramite ringiovanimento digitale e controfigure fatte con la CGI, di Junior, le cui fattezze sono basate su quelle dell’attore a inizio carriera (ma senza replicarne il carisma, in parte per esigenze di copione e in parte perché nemmeno Smith può salvare un progetto irrimediabilmente dozzinale). Al suo fianco, nella parte di Danny, c’è Mary Elizabeth Winstead, mentre Clive Owen cerca di rispolverare i suoi trascorsi da cattivo memorabile, senza veramente riuscirci, tramite il personaggio di Clay. A cavarsela meglio di tutti, nel ruolo di un ex-collega di Henry, ci pensa Benedict Wong, l’attore più in sintonia con l’atmosfera involontariamente caciarona del risultato finale.
Clonato zero
Tolto il già menzionato fattore tecnico che in realtà contribuiva all’estetica abbastanza respingente del film, rimane ben poco all’interno di un progetto farraginoso che vuole interrogare l’uso delle nuove tecnologie sul piano teorico, sia dentro la storia che sul piano della realizzazione, ma si perde in inutili dimostrazioni di CGI a tratti appena abbozzata e momenti di filosofia spicciola che hanno avuto precedenti ben più illustri in altri titoli di genere. L’ambizione formale di Ang Lee è l’elemento più encomiabile, ma anche lui ha potuto ben poco dinanzi alle esigenze aziendali della Paramount, come testimonia quello che in fin dei conti è un marasma di incongruenze digitali che si susseguono senza sosta.
La recensione in breve
Interessante sul piano teorico, il film di Ang Lee con un duplice Will Smith si perde per strada quasi subito, cedendo il posto al mero spettacolo privo di sostanza.
- Voto CinemaSerieTV