Il film: Giurato Numero 2, 2024. Diretto da: Clint Eastwood. Genere: Drammatico, Thriller. Cast: Nicholas Hoult, Toni Collette, Chris Messina, J.K. Simmons. Durata: 113 minuti. Dove l’abbiamo visto: In anteprima stampa, in lingua originale con sottotitoli.
Trama: Justin Kemp, onesto padre di famiglia, viene scelto per prestare servizio come giurato in un importante processo per omicidio. Durante il dibattimento, Kemp si trova costretto ad affrontare un serio dilemma morale; il grimaldello che potrebbe influenzare il verdetto dell’intera giuria e, potenzialmente, condannare o scagionare la persona sul banco degli imputati.
A chi è consigliato? Giurato Numero 2 è caldamente consigliato a tutti gli appassionati e gli aficionados del cinema dietro la macchina da presa di Clint Eastwood. Ma anche semplicemente a chi è alla ricerca di un legal drama appassionante, mai banale e che provoca discussione e stimoli sul concetto attuale di giustizia, colpa e casualità.
A 94 anni suonati, il quattro volte premio Oscar Clint Eastwood è sempre più inarrestabile, capace di realizzare dietro la macchina da presa un lungometraggio all’anno. Certo, nelle sue ultime fatiche dietro la macchina da presa è percepibile una netta altalenanza di qualità e forma, ma il valore fortemente contenutistico e teoretico delle sue opere cinematografiche rimane cristallino ed intatto anche in Giurato Numero 2. Nelle sale italiane a partire da giovedì 14 novembre con Warner Bros. Pictures, il legal drama con Nicholas Hoult e Toni Collette si attesta tuttavia come una delle sue pellicole più stimolanti e riuscite dai tempi del solidissimo Sully con Tom Hanks.
Nella nostra recensione di Giurato Numero 2 vi racconteremo alcuni passi della trama del film giudiziario diretto e prodotto da Clint Eastwood, e vi spiegheremo altresì come sia in sordina uno dei migliori film realizzati dall’attore/regista di capolavori premiatissimi quali Gli Spietati e Million Dollar Baby, tra gli altri. Un’invettiva feroce ed impattante sulle falle del sistema giudiziario degli Stati Uniti d’America che farà discutere di sé per molto tempo, probabilmente.
Di cosa parla Giurato Numero 2?
Justin Kemp (Nicholas Hoult), giornalista ed ex-alcolizzato in via di recupero, viene chiamato per il servizio di giurato in un caso riguardante la morte della giovane Kendall Carter (Francesca Eastwood) che, un anno prima, aveva litigato con il suo fidanzato James Sythe (Gabriel Basso) in un bar locale, ed era stata poi trovata morta sotto un ponte. Per l’incidente mortale, Sythe è stato accusato di omicidio di primo grado. Nel frattempo, sperando di attrarre elettori con una condanna per violenza domestica di alto profilo nella sua corsa per procuratore distrettuale, Faith Killebrew (Toni Collette) assume il ruolo di pubblico ministero del caso. Tutti i testimoni dell’accaduto confermano che Sythe era ubriaco e molesto la notte in questione e che ha seguito Kendall dopo che lei se n’era andata furibonda; inoltre, un medico legale testimonia che le ferite sul corpo di Kendall erano compatibili con il contatto violento con un corpo contundente, forse addirittura un’automobile. Con il proseguire del processo, Justin si rende conto di aver accettato il ruolo di giurato nonostante ci sia lui dietro alla morte involontaria di Kendall Carter…
Queste sono le pedine che si muovono all’interno di Giurato Numero 2, il nuovo film diretto dal leggendario Clint Eastwood, che alla veneranda età di 94 anni compiuti non retrocede di un millimetro e firma un’ennesima opera cinematografica spietata e lucida. Magari lontana dalla vigorosità e dalla precisione di alcuni dei suoi capolavori precedenti, ma nonostante tutto spietata e fredda disamina di un sistema giudiziario, quello statunitense, fallace e tremolante. Segno di un sistema tutto, quello di un Paese come l’America, facilmente sgretolabile tra le mani di chi ne detiene il potere amministrativo. O il segreto di una verità scomoda.
Che Dio (non) benedica l’America
Non è la prima volta che Clint Eastwood mette in scena all’interno dei suoi lungometraggi luci ed ombre di un sistema sociale, quello americano, di fronte ad un pericoloso bivio etico e morale. Lo aveva già fatto in altri suoi gioiellini precedenti, nello specifico Sully e Richard Jewell. Entrambi ispirati ad incredibili storie vere, raccontavano processi giudiziari fallaci fin nelle proprie radici, dove l’imputato veniva crocefisso da un sistema amministrativo e da un’opinione pubblica spietate e qualunquiste; in entrambe le pellicole (particolarmente apprezzate dalla critica di settore alla loro uscita), il lieto fine arrivava agrodolce ed insperato, invece in Giurato Numero 2 la speranza verso un imminente futuro per gli organi giudiziari degli Stati Uniti d’America lascia grigiamente il posto ad un racconto cinematografico plumbeo e pessimista, non basato né lontanamente ispirato a storie vere registrate negli annali dei tribunali del Paese oltreoceano.
Solidamente sostenuto da una sceneggiatura curata da Jonathan Abrams, il nuovo film del 94enne Clint Eastwood si fà quindi carico di una visione finalmente pessimistica e crepuscolare di un sistema non tanto corrotto, quanto spiccatamente miope e ingiusto. Poli narrativi opposti eppure al contempo attrattivi di Giurato Numero 2 sono il concetto di giustizia cieca, la sua stessa messa in discussione, e il crescente senso di colpa del protagonista Justin Kemp, qui interpretato da un volenteroso e solido Nicholas Hoult, alla sua prima prova attoriale per Eastwood.
La parola al giurato numero 2
Nel legal drama in sala dal 14 novembre, Hoult mette in scena una delle sue interpretazioni più mature e controllate, segnale di una crescente ascesa nel firmamento di Hollywood di una delle sue giovani star più prolifiche e promettenti. Attorno a sé, un ottimo cast di contorno arricchito da Toni Collette e il premio Oscar J.K. Simmons, che aiuta a dar vita ad un processo giudiziario per grande schermo completamente scevro da orpelli e scorciatoie visivi e e registiche, come da tradizione artistica delle ultime opere dirette e prodotte dal prodigioso veterano del cinema americano. Quindi, più che virtuosa lezione di cinema, quella di Giurato Numero è ancora una volta esempio massimo di messa in scena teoretica, agganciata più ai suoi contenuti e ai suoi molteplici livelli di lettura e riflessione sociale che non nel linguaggio cinematografico dietro la macchina da presa in sé.
Strizzando intelligentemente l’occhio a La parola ai giurati di Sidney Lumet (che nel 1957 aveva riscritto una volta per tutte i comandamenti del dramma giudiziario nel cinema americano ed internazionale), Clint Eastwood procede a proseguire un accanito discorso già ampiamente ed efficacemente affrontato nei processi per grande schermo (e nella vita vera) raccontati rispettivamente in Sully con Tom Hanks e nel più recente Richard Jewell con Paul Walter Hauser. Ben oltre le idee politiche appartenenti al regista e produttore premio Oscar, da sempre moderato conservatore, Giurato Numero 2 è anche e soprattutto un film sul peso della colpa e dei segreti inconfessabili, e di come gli assiomi tremolanti di etica e morali incorporati nel nostro sistema educativo e sociale tutto possano rovinosamente venire meno in balia della casualità più mordente.
Un dramma giudiziario perfetto
Per questi motivi Giurato Numero 2 si attesta più che dignitosamente nella filiera delle più recenti pellicole dirette dal quattro volte premio Oscar. Chissà se sarà l’ultimo film diretto da Clint Eastwood (ma pare che il cineasta, arrivato già a 94 anni, non abbia ufficiosamente voglia di ritirarsi), eppure se fosse veramente il suo canto del cigno non sfigurerebbe affatto nell’immensa e variegata filmografia dietro la macchina da presa del leggendario autore statunitense.
A conti fatti, il nuovo film di Clint Eastwood è un lungometraggio troppo teorico per essere annoverato tra i suoi migliori di sempre, eppure è senza ombra di dubbio il suo più solido e soddisfacente dietro la macchina da presa dai tempi di Sully con Tom Hanks. In conclusione, in Giurato Numero 2, il leggendario regista rifà La parola ai giurati di Sidney Lumet a modo suo, lanciando una spietata invettiva contro il sistema giudiziario statunitense con il suo inconfondibile linguaggio cinematografico asciutto e ricco di spunti di riflessione. Consigliato.
La recensione in breve
Il nuovo film di Clint Eastwood (che sia il suo ultimo?) è un lungometraggio troppo teorico per essere annoverato tra i suoi migliori di sempre, eppure è il suo più solido e soddisfacente dietro la macchina da presa dai tempi di Sully con Tom Hanks. In Giurato Numero 2, il leggendario regista rifà La parola ai giurati di Sidney Lumet a modo suo, lanciando una spietata invettiva contro il sistema giudiziario statunitense.
Pro
- L'ottima scrittura del film affidata a Jonathan Abrams
- Il veterano Eastwood dietro la macchina da presa anche a 94 anni
- Un film teso e stimolante retto da un ottimo Nicholas Hoult
Contro
- Una regia troppo asciutta ed inerte per essere annoverata tra le migliori di Clint
- Voto CinemaSerieTV