Il film: Gli spiriti dell’isola (The Banshees of Inisherin), 2022. Regia di Martin McDonagh. Cast: Colin Farrell, Brendan Gleeson, Kerry Condon, Barry Keoghan.
Genere: commedia drammatica. Durata: 109 minuti.Dove lo abbiamo visto: alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, in lingua originale.
Trama: 1923, isola di Inisherin, Irlanda. Pádraic e Colm sono amici da una vita, ma improvvisamente il secondo decide di interrompere ogni contatto con il primo, senza motivo apparente. Le conseguenze saranno bizzarre per i due e per l’intera comunità.
Nel 2017, con il suo esilarante e provocatorio Tre manifesti a Ebbing, Missouri, ritratto del razzismo e delle ipocrisie di una certa America, il drammaturgo irlandese divenuto regista Martin McDonagh si portò a casa il premio per la sceneggiatura alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Cinque anni dopo è tornato al Lido, con alcuni vecchi amici, per una nuova riflessione sul caos esistenziale, di cui parliamo nella recensione de Gli spiriti dell’isola.
Trama: questa me la lego al dito!
È l’aprile del 1923, e in Irlanda è in corso la Guerra Civile. Sull’isola fittizia di Inisherin vivono Pádraic Súilleabháin e Colm Doherty, che hanno l’abitudine di vedersi ogni giorno alle 14 per andare al pub.
Un giorno, però, Colm non esce di casa all’orario solito, e quando finalmente si presenta rifiuta di tenere compagnia a Pádraic, sostenendo di non volere più avere a che fare con lui. Una scelta che nessuno sull’isola riesce a spiegarsi, al punto che lo stesso Colm deve chiarire che non c’è cattivo sangue in senso stretto tra i due. Semplicemente, dopo anni di bevute e conversazioni su argomenti disparati, interagire con Pádraic non gli dà più soddisfazione. L’amico cerca di fargli cambiare idea, ma questo rischia solo di peggiorare la situazione…
Cast: il meglio dell’Irlanda
Gli spiriti dell’isola segna il ritorno congiunto di Colin Farrell e Brendan Gleeson davanti alla macchina da presa di Martin McDonagh, dopo l’exploit di In Bruges nel 2008 (Farrell è poi apparso nel successivo Seven Psychopaths, mentre Gleeson, che aveva recitato anche nel corto che valse l’Oscar al cineasta, Six Shooter, mancava all’appello dai tempi dell’avventura belga, essendosi invece prestato ai primi due film del fratello del regista, John Michael McDonagh).
Al loro fianco ci sono Kerry Condon (nota per Roma della HBO e Better Call Saul) nei panni di Siobhán, la sorella di Pádraic, e Barry Keoghan, una delle giovani promesse degli ultimi anni, nel ruolo di Dominic, lo scemo del villaggio.
Litigio surreale
C’è sempre stato un gusto per l’assurdismo nel cinema di McDonagh, in particolare nei primi due film che si divertivano a rileggere i codici della crime comedy (con Seven Psychopaths che aggiungeva la decostruzione delle convenzioni hollywoodiane). Un che di beckettiano, che qui raggiunge l’apice con la collocazione in un non-luogo basato sulla ripetitività, dove le battute seguono uno schema giocato sullo sfinimento umoristico che sfrutta alla perfezione le sensibilità recitative dei vari attori e le tonalità dell’accento irlandese (alcune scene, anche per la presenza inevitabile di un prete, sono quasi una versione più sboccata delle migliori gag della mitica sitcom Father Ted).
Forse anche per il ritorno a casa, è il film più puro e completo del regista, che coniuga tradizione (la banshee del titolo originale che si aggira per il villaggio ad annunciare sventure imminenti) e attualità (la Guerra Civile trasposta metaforicamente sull’isola, a ricordarci che a un secolo di distanza le tensioni sono tutt’altro che finite). Con un gusto del macabro in chiave umoristica e del dialogo stralunato che riassume con elegante e impeccabile precisione la poetica del suo autore.
Pádraic e Colm, nemici amici
C’è un lirismo malinconico che attraversa tutta la pellicola, perfettamente incarnata nel sodalizio ostile tra Farrell e Gleeson, entrambi parte di un disegno specifico del regista: è stato fra i primi a intuire che Farrell fosse un grande caratterista intrappolato nel corpo di ciò che il sistema americano considera un divo classico, e che Gleeson, comprimario di lusso, fosse all’altezza di ruoli da protagonista al di fuori del cinema puramente “di casa”.
Riuniti sulle colline di una prigione all’aperto da cui i loro personaggi non potranno mai fuggire, aspettando la fine della guerra come se fosse Godot, i due attori si confrontano in un sublime gioco di sguardi stoici e grande estro verbale (chi può veda il film in lingua originale, per apprezzare pienamente i ritmi comici delle loro interazioni), i cui meccanismi a ripetizione non cessano mai di sorprendere.
La recensione in breve
Con Gli spiriti dell'isola, Martin McDonagh torna a casa con una commedia surreale sorretta da magnifici, malinconici paesaggi, un copione di ferro e la grande intesa recitativa fra Colin Farrell e Brendan Gleeson.
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Voto CinemaSerieTV