Il film: Habit. Diretto da: Janell Shirtcliff. Cast: Bella Thorne, Gavin Rossdale, Libby Mintz, Andreja Pejić, Ione Skye, Jamie Hince, Alison Mosshart, Paris Jackson, Josie Ho. Genere: Thriller/Commedia. Durata: 90 minuti. Dove lo abbiamo visto: Prime Video.
Trama: Tra le molte ombre e le poche luci di Los Angeles, Mads si aggira sulla sua macchina, cercando di sopravvivere a modo suo, con le due amiche sempre pronte a cedere a qualsiasi tipo di eccesso. Non è un caso che i loro ritrovi preferiti siano i locali notturni tra le cui mura tutto è concesso senza alcun limite. Uno stile di vita che la porta automaticamente a lavorare per Eric, un attore ormai fallito. Anche lui ai margini della società losangelina vive di espedienti e, più precisamente, grazie alla droga. Così, senza nessun tipo di tentennamento, Mads si aggrega al suo particolare “commercio”. Tutto sembra volgere per il meglio, sempre secondo i loro standard naturalmente, fino a quando Eric non viene ucciso da un altro signore della cocaina. A quel punto a Mads e alle sue amiche non rimane che fuggire e nascondersi per provare a sopravvivere. Ma come? Magari indossando gli abiti di una suora. Niente illusioni, però. Qui non siamo su Sister Act e le ragazze sono tutt’altro che propense alla redenzione.
Non è raro che un film venga preceduto dalla sua stessa fama. Il più delle volte si tratta di aspettative che vengono confermate da prime visioni internazionali e, quasi sempre, non fanno che consolidare un’idea già formata. In altri casi, poi, è possibile ascoltare anche delle voci poco convinte o perfino negative. Non stupisce, dunque, che Habit, ancor prima di essere messo a disposizione sulla piattaforma Prime Video avesse già fatto parlare di sé con termini non proprio lusinghieri. Piuttosto, ciò che veramente lascia interdetti, è la quantità di recensioni negative ricevute dalla critica americana, compatta nel definire il film come un flop. A testimoniare quest’opinione unanime, poi, anche i dati di Rotten Tomatoes che registrano un rating del 6%. Tutti elementi che, però, possono accendere la curiosità e spingere alla visione tanto per capire effettivamente come sia stato possibile realizzare un prodotto così poco apprezzato all’unanimità.
In sostanza, dunque, la domanda cui rispondere è: come può Habit riuscire a essere così fragile dal punto di vista artistico, non riuscendo a salvare nessun aspetto artistico? La risposta potrebbe essere complessa e prevedere una commistione di fattori. Da una parte l’inesperienza alla regia di Janell Shirtcliff, l’incapacità di gestire la commistione tra due generi diversi come il thriller e la commedia, la scelta di un cast non propriamente brillante, tra cui prova a spiccare Bella Thorne per notorietà, e la decisione si scimmiottare un gusto anni ’90 senza padroneggiarne riferimenti, tempi e linguaggio. In questo modo, dunque, si ottiene un insieme spesso confusionario che non riesce a trovare una sua direzione narrativa e non può nemmeno contare sulle qualità interpretative degli attori. A questo, poi, si aggiunge una sceneggiatura che mostra ben poca attenzione per il senso della misura e del reale, consegnando situazioni prive di un benché minimo di logica puntando tutto sull’esaltazione di una violenza onestamente gratuita. Nella nostra recensione di Habit considereremo con più attenzione tutti questi aspetti.
Trama: Sesso, droga e religione
Prendete una città brulicante di umanità come Los Angeles, i suoi locali più sordidi e fateli frequentare a delle ragazze senza scrupoli, il cui unico fine è ottenere un soldo facile e vivere ai confini del lecito. Unendo tutti questi elementi si definisce l’ambiente frequentato da Mads. Provocatrice e priva di qualsiasi tipo di freno inibitorio, la ragazza vive nutrendosi di eccessi e violenze, alimentando intorno a sé un ambiente fatto di delinquenza, uso di droga e sesso occasionale. Ma a definire gli eventi successivi, sarà proprio la droga. Per mantenere il suo stile di vita, infatti, la ragazza accetta di iniziare un’attività da spacciatrice per Eric, una star di Hollywood ormai caduta nell’oblio della dimenticanza.
Tutto sembra procedere alla perfezione, almeno per gli standard e le aspettative di Mads, quando accade un imprevisto in grado di rendere la situazione pericolosa e sempre più fuori controllo. Eric, infatti, viene ucciso da un altro signore della droga. Come se non bastasse, poi, i loro soldi vengono rubati. Considerato il tutto, dunque, anche Mads e le sue due migliori amiche non sono più al sicuro. Come sfuggire, a questo punto, a una morte certa? L’illuminazione colpisce la ragazza dopo una notte passata in macchina. Sulla strada accanto alla sua auto, infatti, vede una suora chiedere delle offerte per i più bisognosi. A quel punto tutto è chiaro. Non solo questo travestimento le renderà invisibili ma, al tempo stesso, darà loro la possibilità di accumulare dei soldi. Ma sarà veramente così? Indubbiamente è difficile non notare delle suore che indossano stivali con il tacco alto e sfoggiano un rossetto rosso per un look da cubiste. Questo vuol dire che, inevitabilmente, molto altro dovrà accadere.
Bella Thorne, da Disney Channel a bad girl
Disney Channel ha offerto spesso un ottimo trampolino di lancio a giovani artisti che, nel corso, del tempo, hanno dimostrato di essere destinati a una carriera ad alti livelli. Tra tutti loro spiccano sicuramente i nomi di Ryan Gosling, Justin Timberlake e Zac Efron. Un destino che, però, non sembra spettare a Bella Thorne. Nonostante reciti da quando aveva solo nove anni, l’attrice ha scelto un percorso che definire peculiare è veramente poco. Dal mondo della Disney, infatti, è passata a vestire i panni della bad girl con una certa agilità. Ma non è certo questo il problema. Piuttosto sembra che la frequentazione del genere, oltre ad atteggiamenti volutamente provocanti, non vengano sostenuti da un’effettiva capacità interpretativa.
Una mancanza che proprio in questo film, già così poco solido per quanto riguarda la struttura narrativa, viene amplificata e notata in modo spesso imbarazzante. La sua interpretazione, infatti, è costantemente sopra le righe e, nel tentativo di rendere omaggio a un certo cinema d’ispirazione tarantiniana, cade semplicemente in una sorta di ridicolo costante. Oltre a questo, poi, l’esternazione di una personalità maledetta ad ogni costo senza alcun tipo di motivazione o introspezione, risulta talmente artefatta da infastidire senza via di ritorno. In effetti, nelle sue esternazioni eccessive non esiste alcun tipo di genialità o necessità in relazione alla vicenda. A sostenerla e darle i giusti tempi, poi, non c’è un cast capace di giocare con il genere, padroneggiando i tempi recitativi. Al contrario sembra che ogni singolo elemento sia stato scelto e utilizzato proprio per generare una sorta di confusione narrativa. Qui si aggirano personaggi privi di una meta e, soprattutto, di una motivazione, incapaci di essere credibili anche nei momenti di maggior intensità.
Volere ma non potere
Al di là d’interpreti poco talentuosi e di un insieme di elementi eccessivi dove fanno pessima mostra di se violenza, torture, perversioni sessuali e un fervore religioso blasfemo, il vero problema di questo film rappresenta l’assenza di coraggio. Tra le tante sensazioni provate durante la visione, c’è la consapevolezza che non si sia riusciti ad andare fino in fondo. Un film del genere, infatti, avrebbe potuto trovare una motivazione e un senso d’essere se avesse effettivamente cavalcato fino alla fine le atmosfere più kitsch e splutter. L’ispirazione è chiaramente una cinematografia estrema e non edulcorata ma, nonostante i chiari riferimenti, non si riesce a raggiungere mai la giusta intensità.
In questo senso, dunque, possiamo dire che la Shirtcliff non abbia avuto il livello di audacia necessario per dare vita, effettivamente, a un prodotto che potesse essere provocatore. Nonostante il gusto pop che la contraddistingue e uno stile psichedelico che caratterizza tutta la pellicola, questa può essere considerata, al massimo, come un contenitore assolutamente vuoto. Una forma anche poco definita dove l’essenza è totalmente assente. Il risultato, dunque, è un prodotto che rimanda la sensazione di essere fin troppo compiaciuto di se stesso anche se, a esserne onesti, non ne avrebbe alcun motivo.
La recensione in breve
Il film strizza l'occhio alla cinematografia pop dal gusto un po' splatter tipica degli anni Novanta. Nonostante questo, però, dimostra di non padroneggiare pienamente il genere. Un problema che si riflette in una storia che non riesce a dare un'interpretazione personale dello stile visivo e del linguaggio. Il risultato, dunque, è una copia citazionista non ben riuscita.
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Voto CinemaSerieTV