Il film: Hold Your Breath, 2024. Regia: Karrie Crouse e Will Joines. Cast:arah Paulson, Amiah Miller, Annaleigh Ashford, Alona Jane Robbins, Ebon Moss-Bachrach, Arron Shiver. Genere: thriller, horror. Durata: 94 minuti. Dove l’abbiamo visto: Su Disney+.
Trama: Una donna cerca di sopravvivere con le sue figlie in una zona degli Stati Uniti devastata da un clima inclemente. Qualcosa però si insinua tra le pareti della loro casa, che potrebbe metterle tutte in pericolo.
A chi è consigliato? A chi ama i thriller psicologici che più che sconvolgere preferiscono inquietare, a chi a apprezzato titoli come Shining o The Others.
La spooky season è iniziata e come ogni anno è segnata dal proliferare di prodotti di genere horror su tutte le piattaforme streaming. Disney+ apre la stagione con Hold Your Breath, un thriller horror che mescola suggestioni da Shining e The Others e diversi altri classici del genere per dare vita ad una storia che – seppur non all’altezza dei titoli che abbiamo citato – è inquietante al punto giusto. Ad elevare il film diretto da Karrie Crouse e Will Joines è la splendida interpretazione di Sarah Paulson, che da vita sullo schermo ad una madre vittima dei suoi stessi demoni interiori.
I mostri interiori di Margaret
Ci troviamo nella America rurale degli anni ’30, in un Oklahoma devastato da continue tempeste di sabbia che rendono la vita dei pochi abitanti quasi impossibile. Margaret (Paulson) è una madre sola, il marito è lontano per lavoro e l’ha lasciata insieme alle due figlie Rose (Amiah Miller) e Ollie (Alona Jane Robbins), che lotta ancora con il dolore per la perdita della prima figlia Ada.
La solitudine, l’isolamento e sopratutto la mortifera sabbia che si insinua in ogni orifizio, in ogni crepa, stanno mettendo a dura prova tanto Margaret che le sue figlie. Con l’arrivo di uno strano individuo, il predicatore Wallace (Ebon Moss-Bachrach), le cose per la nostra protagonista si fanno sempre più difficili: quali sono le vere intenzioni dell’uomo? I poteri da guaritore che afferma di avere sono reali o solo un modo per insinuarsi ancor di più nelle loro vite? Terrorizzata di non riuscire a proteggere le sue bambine e sempre più sull’orlo di una crisi di nervi, la donna si ritrova a lottare contro i fantasmi del suo passato e i terribili ricordi di quanto accaduto tanto tempo prima…
La follia di Sarah Paulson
Come anticipavamo inizialmente la forza del film risiede nell’ottima interpretazione della sua protagonista: Sarah Paulson rende palpabili per lo spettatore le paure di una madre che si sente sempre più isolata e messa alle strette. Non c’è via d’uscita e tutto è ricoperto da un nefasto strato di sabbia, veleno terreno per i polmoni delle sue bambine ma anche orrore sovrannaturale che prende la forma del cosiddetto “Uomo Grigio”: quando la polvere ti entra dentro e prende il controllo della tua mente ti trasforma in una creatura mostruosa, capace di azioni terribili. L’attrice cammina sulla linea sottile tra follia e terrore in cui si ritrova il suo personaggio, rendendo credibili gli scatti d’ira, i momenti di smarrimento, l’orrore sempre più nero che l’attanaglia.
In questa storia il vero villain, oltre alla mente della protagonista, è la natura selvaggia che si accanisce contro l’essere umano. Non è luogo adatto alla sopravvivenza quello che Margaret e la sua famiglia hanno scelto, ma con l’ostinazione che è tipica della nostra specie lei e tutti gli altri cercano di mettervi radici, sognando il momento in cui finalmente pioverà, in cui l’erba crescerà verde.
Un buon film… ma manca qualcosa?
La natura mortifera di questa zona si fa reale per lo spettatore grazie agli effetti speciali di Dale Fay e Werner Hahnlein, che con l’aiuto della splendida fotografia di Zoe White raccontano per immagini il tumulto e l’isolamento in cui i personaggi sono costretti. Regia, interpretazioni, effetti speciali e fotografia sono capaci di costruire le giuste atmosfere per un thriller psicologico di tutto rispetto, capace di inquietare ma non di spaventare mai veramente: sconvolgere lo spettatore non era certo nell’obbiettivo di Karrie Crouse e Will Joines, ma a visione ultimata ci sembra che manchi qualcosa, che le sensazioni che il film ci ha regalato siano volatili come la polvere che ricopre ogni cosa.
Altri titoli – in primis quelli che abbiamo citato in apertura – hanno trasmesso meglio gli effetti dell’isolamento sulla mente umana, i tormenti emotivi a cui può portare la maternità, la lenta discesa nella follia di un personaggio messo sempre più alle strette. Hold Your Breath, che è stato presentato all’edizione di quest’anno del festival di Toronto, è un prodotto decisamente interessante ma a cui manca quel qualcosa in più per convincerci del tutto: sarà colpa di una prima metà forse fin troppo lenta, di uno scarso approfondimento dei personaggi secondari, di un epilogo decisamente troppo prevedibile? Il risultato è a nostro parere un film che convince solo in parte e non è mai capace di essere veramente memorabile.
La recensione in breve
Hold Your Breath è un buon thriller psicologico che punta tutto sull'ottima fotografia ed effetti speciali e soprattutto sull'ottima interpretazione della protagonista. Manca quel qualcosa in più per rendere il film veramente memorabile.
Pro
- L'ottima interpretazione di Sarah Paulson
- Fotografia ed effetti speciali
- Le atmosfere inquietanti
Contro
- Il finale piuttosto prevedibile
- La parte iniziale fin troppo lenta
- Lo scarso approfondimento dei personaggi secondari
- Voto CinemaSerieTV.it