Il film:I migliori giorni, 2022. Regia: Massimiliano Bruno, Edoardo Leo. Cast: Luca Argentero, Edoardo Leo, Anna Foglietta, Max Tortora, Paolo Calabresi, Valentina Lodovini, Greta Scarano, Claudia Gerini, Stefano Fresi, Marco Bonini, Maria Chiara Centorami, Ludovica Martino, Liliana Fiorelli, Tiberio Timperi, Pietro De Silva. Genere: Commedia. Durata: 125 minuti. Dove l’abbiamo visto: In anteprima Stampa.
Trama: Stefania è agitatissima al solo pensiero di riunire intorno ad un tavolo per la vigilia di Natale i fratelli Alessandro e Luca. I due, infatti, si trovano in netto contrasto sulle vicende legate al vaccino anti Covid. Bruno Amenta, industriale senza scrupoli, durante la notte dell’ultimo dell’anno si trova a confronto con Alberto, il suo ex autista caduto in disgrazia. Dal loro faccia a faccia all’interno dei locali di un’associazione benefica per i senza tetto, esce un ritratto egoista e sostanzialmente menefreghista dell’umanità.
Passano i mesi, arriva febbraio e con lui anche San Valentino. In questo particolare giorno Sonia e Gianni fanno i conti con un rapporto lungo e stanco, riflettendo sulla differenza tra innamoramento e amore. E, per finire, non poteva mancare l’8 marzo. Nel giorno dedicato alla donna, all’interno di uno studio televisivo si consuma l’ennesimo atto di sottile maschilismo ai danni di una donna pressata in un momento di difficoltà. Tanto per ricordare che con il termine violenza s’intende anche quella verbale.
Nella vita di ognuno di noi ci sono de giorni considerati migliori non per motivi soggettivi ma assolutamente oggettivi. Il che vuol dire che tutti veniamo accomunati da una generale atmosfera di gioia e leggerezza. Almeno è quello che ci viene imposto tacitamente dalle convenzioni sociali.
Alla luce di questo, dunque, il Natale deve essere dispensatore di armonia e bontà, l’ultimo dell’anno non può che portare vitalità ed aspettative per il futuro, San Valentino ci deve trovare tutti invariabilmente innamorati, anche se solo per un giorno, e la festa della donna necessita di un’ostentata apertura mentale ed un rispetto per l’universo femminile ben lontano dall’essere applicato durante il resto dell’anno.
Ecco, tutti questi appuntamenti vanno a comporre la base narrativa di I migliori giorni, film diretto a quattro mani da Massimiliano Bruno e Edoardo Leo. Ma questa commedia, che arriva al cinema il 1 gennaio, non ha alcuna intenzione di cavalcare le aspettative di una narrazione leggera e prevedibile. Prendendo spunto dal sano cinismo della commedia all’italiana, infatti, prova a cambiare il punto di osservazione e a mostrare l’altra faccia della medaglia.
O, per essere più precisi, l’imperfetta realtà che si cela dietro le immagini patinate dei messaggi promozionali. Un percorso non sempre perfettamente riuscito e con un andamento incostante, dovuto soprattutto dalla struttura in episodi. Nonostante questo, però, il film presenta delle note interessanti che andiamo a scoprire nella recensione de I migliori giorni.
Trama: La realtà dietro la facciata
Si sa perfettamente che non tutto è esattamente come sembra e che, molto spesso, le apparenze tendono ad ingannare. Questo accade soprattutto quando tutti ci si affanna per aderire a dei modelli comportamentali e sociali che non prevedono discrepanze. Una necessità che la quasi totalità delle persone avverte, come una vera e propria pressione, durante alcuni giorni decretati dal calendario e dall’uso comune come speciali.
In quegli appuntamenti specifici, che ricorrono ogni anno, è vietato mostrare le proprie imperfezioni, lasciarsi andare alla tristezza o mostrarsi quanto meno contenti di partecipare ad una sorta di festeggiamento globale.In sostanza, dunque, il Natale non può che essere santissimo, il capodanno obbliga al divertimento a tutti i costi, San Valentino impone ventiquattro ore di zuccherose espressioni e l’8 marzo inonda di mimosa ogni singola donna che, con grande impegno e molta fatica, ogni giorno si trova a contrastare un pensiero ancora strutturalmente maschilista.
Partendo da questi presupposti, dunque, Alessandro, Luca, Stefania, Bruno, Alberto, Gianni, Sonia, Daniela, Margherita e Paolo, provano a sovvertire i modelli imposti e a mostrare l’altra parte dell’umanità. Ossia quella che, pur cercando di giocare secondo le regole, proprio non ce la fa a rimandare questo modello preimpostato. Perché, alla fine, la vita è tutt’altro che perfetta.
Quattro episodi per raccontare gli italiani
Nella tradizione della cinematografia italiana il racconto ad episodi ha rappresentato per molto tempo uno stile utilizzato con successo. Basti pensare a pellicole entrate nella nostra storia come Altri Tempi, Siamo donne, Souvenir d’Italie e, ovviamente, I mostri. La lista potrebbe andare avanti all’infinito, visto che questo tipo di produzione ha conosciuto una lunga stagione dai primi anni cinquanta fino agli ottanta. Il suo successo si deve soprattutto ai toni leggeri con cui, però, venivano descritte le umane piccolezze.
Da questo punto di vista, dunque, ci troviamo di fronte al cinema più onestamente popolare, visto che trae ispirazione proprio dagli aspetti forse meno edificanti ma sicuramente più reali dell’uomo. Il film di Massimiliano Bruno e Edoardo Leo, dunque, si rifà chiaramente a questo filone, cercando di rispettare regole ed intenti narrativi. Il risultato è interessante, visto che viene consegnata finalmente una commedia che non ha nessuna intenzione di cavalcare il politicamente corretto e, soprattutto, le atmosfere da film famigliare poco adatte al nostro DNA cinematografico.
Ciò che si ottiene, dunque, è un quadro piuttosto esauriente dell’umanità attuale messa alla prova da nuovi stimoli non sempre edificanti. In questo quadro generale, poi, l’attualità entra con pieno diritto mostrando gli effetti collaterali di una pandemia. Ed il riferimento non è certo a quelli fisici ma, più specificatamente, a quelli caratteriali e comportamentali.
Dall’altra parte, poi, ci si confronta ancora con quelli che vengono definiti come dei valori universali. L’amore e l’uguaglianza tra uomini e donne al di sopra di tutto. Ma quando si entra in questi campi specifici ci si trova persi in un labirinto intricato di ombre e sfumature, sottotesti e temi taciuti. Due strade veramente intricate che, gli episodi dedicati, non riescono a percorrere fino in fondo.
Il pericolo della discontinuità
Affrontare un racconto ad episodi può offrire il vantaggio di concentrarsi in modo esclusivo su di un argomento alla volta, finendo con l’offrire un quadro generale più completo. Allo stesso tempo, però, si tratta di una struttura che nasconde non poche insidie. Alcune delle quali possono essere evidenziate proprio ne I migliori giorni.
Come già accennato, la più evidente è la discontinuità. I capitoli, infatti, non solo solamente diversi per argomento, ma anche per ritmica e atmosfera. Caratteristiche che li rendono peculiari e non entrano assolutamente in collisione con la narrazione totale che si vuole portare a termine. Questi aspetti, però, portano anche ad una conduzione o, se vogliamo, ad una evoluzione spesso non omogenea.
In sostanza, alcuni episodi possono risultare meno riusciti di altri nell’evolversi della riflessione fatta. Nel caso particolare de I migliori giorni, ad esempio, il capitolo finale dedicato all’8 marzo e, quindi, al ruolo della donna all’interno di un mondo ancora strutturalmente maschilista, avrebbe necessitato sicuramente di un approfondimento maggiore, di un’estensione temporale più ampia per non cadere in una sintesi che ha una conclusione piuttosto prevedibile e tendenzialmente superficiale.
Ugualmente poco centrata, poi, è la parabola narrativa dell’episodio dedicato a San Valentino e al significato di amore all’interno di una quotidianità sempre più distratta e sottoposta a ritmi ferrei. Anche in questo caso si viene accompagnati per gran parte della narrazione all’interno d’interessanti punti d’osservazione. Peccato per l’epilogo tendenzialmente frettoloso che volge ad una risoluzione priva di sostanza.
Particolarmente centrati, invece, i due racconti dedicati al Natale e Capodanno dove l’imposta euforia per le festività si scontra con una natura umana in totale controtendenza. Due episodi che riescono a mettere in evidenza, con un cinismo costruttivo, le infinite scappatoie perbeniste che utilizziamo per apparire migliori agli occhi degli altri ma, soprattutto, ai nostri.
La recensione in breve
Traendo ispirazione direttamente dalla commedia all'italiana e da quel cinismo irriverente che l'ha sempre contraddistinta, Massimiliano Bruno e Edoardo Leo realizzano una commedia controcorrente rispetto alla stagione natalizia appena trascorsa. Lontani dal voler consegnare un film per famiglie, dove aleggiano i buoni sentimenti a tutti i costi, e che poco si adatta al DNA della nostra cinematografia, costruiscono un percorso tra le varie realtà che si nascondono dietro le perfette facciate imposte dalla società. Alla fine si ottiene un ritratto dell'umanità moderna interessante anche se tendenzialmente discontinuo. La narrazione, infatti, tende a perdere d'impatto nei due episodi finali, cadendo in alcune conclusioni retoriche.
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