Il film: Il castello invisibile (Kagami no kojo), 2022. Regia: Keiichi Hara. Cast: Ami Toma, Kumiko Aso, Shingo Fujimori, Rihito Itagaki, Yuki Kaji, Sakura Kiryu, Takumi Kitamura, Aoi Miyazaki, Minami Takayama. Genere: animazione, fantastico. Durata: 116 minuti. Dove l’abbiamo visto: al Festival di Annecy, in lingua originale.
Trama: La solitaria Kokoro incontra dei coetanei in un misterioso castello che esiste in un universo tutto suo.
Correva l’anno 2010, e gli appassionati di animazione giapponese si lasciavano impressionare da Colorful, avventura ultraterrena a firma di Keiichi Hara. Tredici anni dopo, grazie ad Anime Factory, il pubblico italiano ha nuovamente la possibilità di gustarsi un film del talentuoso cineasta nipponico, già accolto con successo in patria e presentato nel concorso principale del prestigioso Festival di Annecy, il più noto e seguito appuntamento cinefilo dedito a tutte le forme dell’animazione. Un film dove rimane la dimensione fantastica, seppure con intenti e modalità diverse, di cui parliamo nella nostra recensione de Il castello invisibile.
La trama: ma che bel castello…
L’adolescente Kokoro, timida e introversa, sta evitando la scuola da qualche settimana poiché vittima di atti di bullismo. Un giorno, scopre in camera sua un portale, situato nello specchio. Attraversandolo, si ritrova in un castello, presumibilmente collocato in un universo tutto suo, circondato dall’acqua. Insieme a lei arrivano altri sei studenti, anch’essi iscritti alla medesima scuola. Una bambina con il volto permanentemente mascherato spiega al gruppo che sono liberi di socializzare e divertirsi all’interno del castello, a patto che si dedichino anche alla ricerca di una chiave che consentirà a chi la trova di vedere esaudito il suo desiderio più grande. Ci sono anche delle regole da rispettare, pena la morte, ed è obbligatorio aver trovato la chiave entro una certa data…
Il cast: specchi, specchi delle mie brame
Come spesso accade in questi progetti, per la versione originale Hara si è avvalso di un cast eterogeneo di attori con esperienza nel doppiaggio misti a interpreti che si cimentano per la prima volta con l’animazione (non commentiamo la versione italiana, avendo visto il film ad Annecy in giapponese con sottotitoli). In particolare, con un’astuta mossa di typecasting, ha ripescato per il ruolo della madre di Kokoro l’attrice Kumiko Aso, che ha già avuto un ruolo materno non solo in Colorful, ma anche in tre dei lungometraggi di un altro grande dell’animazione nipponica, Mamoru Hosoda.
Riflessi tragici
Se in precedenza Hara si era interessato alla questione dell’anima e della reincarnazione, qui il paranormale serve per riflettere sull’identità, con i sette specchi che diventano sette sfaccettature delle personalità dei giovani protagonisti, tutti lupi solitari finalmente a loro agio con altre persone. Il castello, luogo fiabesco per eccellenza, diventa la fuga dalla realtà di cui loro hanno bisogno per evitare le sofferenze scolastiche (ma anche, per certi versi, un’amplificazione del loro isolamento nella vita di tutti i giorni), e il gioco metafisico si fa viaggio introspettivo fuori dai confini tradizionali di tempo e spazio, con una commistione di generi che non sempre è armoniosa (il mistero associato alla chiave è un escamotage un po’ debole), ma si muove sempre con intelligenza da un piano all’altro per creare un coming of age che a suo modo trascende le età.
La recensione in breve
Anche se con alcune pecche strutturali, il nuovo lungometraggio di Keiichi Hara affronta in maniera interessante il tema della solitudine in età scolastica, con una stimolante commistione di generi.
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Voto CinemaSerieTV