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Home » Film » Recensioni film » Il mio nome è vendetta, la recensione del film Netflix con Alessandro Gassman

Il mio nome è vendetta, la recensione del film Netflix con Alessandro Gassman

La recensione de Il mio nome è vendetta, il revenge movie di Cosimo Gomez con protagonista Alessandro Gassman.
Simone FabrizianiDi Simone Fabriziani30 Novembre 2022Aggiornato:6 Dicembre 2022
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Poster del film Il mio nome è vendetta
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Il film: Il mio nome è vendetta, 2022. Regia: Cosimo Gomez. Cast: Alessandro Gassman, Ginevra Francesconi, Remo Girone, Alessio Praticò. Genere: Dramatico, Thriller. Durata: 90 minuti. Dove l’abbiamo visto: Su Netflix, in anteprima stampa.

Trama: Santo Franzé è un ex-sicario della ‘ndrangheta calabrese che da vent’anni a questa parte ha deciso di tagliare i ponti con il passato e di rifarsi una vita lontano dalla violenza e dalla morte. Vive in Alto Adige con la moglie e la figlia Sofia, ma un giorno alcuni scagnozzi del temibile Don Angelo irrompono in casa Franzé per far fuori Santo e tutta la sua famiglia. A sopravvivere all’attacco brutale saranno soltanto padre e figlia, costretti a fuggire a Milano e a mettere in atto un piano di vendetta imprevedibile…


Mercoledì 30 novembre arriva su Netflix Il mio nome è vendetta, il nuovo film diretto da Cosimo Gomez e basato su una sceneggiatura originale scritta a sei mani dallo stesso regista con Sandrone Dazieri e Andrea Nobile; protagonista di questo inedito revenge movie in salsa italiana un ruvido ed efficace Alessandro Gassman, qui nei panni di Santo Franzé, ex-sicario della mala calabrese costretto a tornare in pista dopo la brutale uccisione di sua moglie e parte della sua famiglia.

Nella nostra recensione de Il mio nome è vendetta analizzeremo come il film originale Netflix mescoli elementi propri del cinema d’azione e più propriamente “di vendetta” con un sottotesto famigliare che accomuna il film diretto da Cosimo Gomez ai road movie che, per tradizione cinematografica, vedono protagonisti genitori e figli. Ma lo spettro dei cliché televisivi, purtroppo, è dietro l’angolo….

La trama: paura e delirio in Alto Adige

Alessandro Gassman in Il mio nome è vendetta

Santo Franzé (Alessandro Gassman) ha speso molta della sua vita come sicario per conto della potente ‘ndrangheta del Sud Italia, ma poi ha deciso di cambiare vita e si è trasferito in un piccolo villaggio del Trentino Alto-Adige, dove vive nascosto assieme alla moglie e alla figlia Sofia (Ginevra Francesconi). La loro vita famigliare viene interrotta però dal passato, che torna a bussare alla porta di Santo: due criminali entrano in casa e uccidono la moglie e il fratello, vendicandosi del brutale assassinio del primogenito di Don Angelo (Remo Girone), compiuto dallo stesso Santo venti anni prima. Sofia scopre così il passato del padre e decide di stringere alleanza con il genitore per salvarsi dalla furia omicida dei sicari della ‘ndrangheta che li vogliono morti e per vendicare il duplice omicidio della madre e dello zio.

Così inizia Il mio nome è vendetta, terzo lungometraggio diretto da Cosimo Gomez (Brutti e cattivi, Io e Spotty) e che debutterà su Netflix per tutti gli abbonati a partire da mercoledì 30 novembre. Giocando su un canovaccio sicuro e appassionante almeno per una buona fetta degli utenti della piattaforma, il film mescola elementi narrativi tipici del revenge movie assieme a quelli propri invece del road movie, come anticipavamo precedentemente; il risultato è un curioso ibrido che pare più accontentare l’algoritmo della potente piattaforma che non l’impegno dietro la macchina da presa di Cosimo Gomez.

Il richiamo del passato

Remo Girone in Il mio nome è vendetta

Laddove Il mio nome è vendetta centra il bersaglio è quando mette in chiaro le sue ambizioni e i suoi obiettivi, giocando a carte scoperte. Basato su una sceneggiatura originale, il film di Gomez è un frullato innocuo e a tratti adrenalinico di cliché narrativi che però paiono funzionare alla grande per il vasto pubblico generalista delle piattaforme di streaming: una famiglia il cui equilibrio viene spezzato all’improvviso, un passato violento e doloroso che riemerge con tutta la sua potenza, un viaggio rocambolesco per sfuggire ai “cattivi” di turno e una resa dei conti finale che riavvicinerà padre e figlia, entrambi accecati dalla sete di vendetta per il torto subito.

Mescolate bene e otterrete Il mio nome è vendetta, il cui altisonante titolo già presagisce ciò che si andrà a visionare; peccato però per la confezione finale con la quale viene presentato il film ai suoi utenti di riferimento, perché nonostante l’impegno di Cosimo Gomez in cabina di regia e le presenze sceniche di un ruvidissimo e “incazzato” Alessandro Gassman e un sempre arcigno Remo Girone, la pellicola fallisce miseramente quando prova a voler diventare spettacolo cinematografico fresco e distintivo.

Tale padre, tale figlia?

I due protagonisti de Il mio nome è vendetta

Il mio nome è vendetta è senza dubbio un film ad alto tasso di adrenalina che farà felice una buona fetta di pubblico generalista su Netflix (e scommettiamo che con un titolo così accattivante potrebbe generare tam tam mediatico anche tra gli utenti al di fuori del territorio italiano), ma che non rifugge da un impianto narrativo tipicamente televisivo che abbassa in negativo tutte le ambizioni e i pur interessanti temi che offre la visione della nuova pellicola di Cosimo Gomez. Prodotto da Colorado Film, Il mio nome è vendetta si fa thriller avvincente soltanto quando gioca con gli archetipi del road movie famigliare più che con gli stili e i toni dei film di vendetta puri e duri.

Per questo diventa interessante quando introduce le vicende della famiglia Franzé sullo sfondo degli idilliaci paesaggi montani del Trentino Alto-Adige, per poi catapultare i personaggi di Santo e Sofia nella giungla urbana notturna e disturbante del capoluogo lombardo, ultima roccaforte della resistenza dei Franzé rimasti in vita; sarà proprio la Milano notturna a diventare palestra di addestramento per Sofia, che accoglie il testimone del padre ex-sicario della mala e accetta la sfida più grande della sua vita: diventare una killing machine per vendicare la morte truculenta della madre e dello zio per mano dei temibili lacché di Don Angelo Lobianco.

Un revenge movie all’italiana riuscito a metà

Una scena de Il mio nome è vendetta

“Uccidere o essere uccisi, questa à la legge.” A fare da fil rouge letterario e tematico al film Netflix sono le parole dello scrittore americano Jack London, autore del celeberrimo romanzo Il richiamo della foresta. Un monito che viene enfatizzato prima dalla voce fuori campo di Santo e poi da quella di Sofia, voci che aprono e chiudono idealmente il lungometraggio sulle note agrodolci di un passato nascosto il cui richiamo, per l’appunto, non lascerà indenni nessuno dei suoi personaggi.

Il mio nome è vendetta è in definitiva un revenge movie in salsa italiana che, anziché giocare con i cliché del genere proponendo un punto di vista inedito sul genere e sul suo decorso in Italia, vi ci si immerge completamente, dando vita a un prodotto destinato alla piattaforma streaming che accontenterà una larga fetta di pubblico in cerca di adrenalina ed emozioni, senza però pretendere nulla di più che una pellicola fin troppo compatta, scevra di originalità e, infine, dimenticabile.

La recensione in breve

5.0 Stereotipato

Il mio nome è vendetta sfrutta la struttura narrativa del revenge movie infarcendola di cliché e stereotipi appartenenti al modo di fare fiction televisiva in Italia. Il risultato è un film originale Netflix che, seppur supportato da un cast che vanta Alessandro Gassman e Remo Girone, finisce molto velocemente nel dimenticatoio nonostante la buona volontà del regista Cosimo Gomez.

  • Voto CinemaSerieTV 5.0
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