Il film: Il mondo dietro di te, 2023. Regia: Sam Esmail. Cast: Julia Roberts, Mahershala Ali, Ethan Hawke, Myha’la Herrold, Kevin Bacon. Genere: Thriller. Durata: 138 minuti. Dove l’abbiamo visto: su Netflix, in anteprima stampa in lingua originale.
Trama: La vacanza di una famiglia newyorchese viene interrotta da dei fatti strani: un blackout, il wi-fi che smette di funzionare. Che siano indizi di qualcosa di terrificante che sta per accadere?
Non c’è periodo migliore di questo per i film di stampo apocalittico per fare presa sul pubblico: ora come non mai questo genere di storie parla delle nostre paure più profonde, di quei terrori che – dopo aver passato una pandemia, diversi conflitti bellici, con la crisi climatica che si fa sempre più tangibile – come collettività ci siamo trovati a provare. È proprio sulla parte di noi preda di questi timori che il nuovo film di Sam Esmail fa presa: lo sceneggiatore di Mr. Robot, adattando il romanzo omonimo di Rumaan Alam, racconta la storia di un ristretto gruppo di persone che, inaspettatamente, si ritrova a fare i conti con un’imminente apocalisse. La situazione “straordinaria” che i protagonisti si trovano a vivere diviene occasione – come spesso accade con opere di questo tipo – di imbastire una critica nei confronti della società in cui viviamo, parlando di temi come classismo, razzismo e la diffusa dipendenza da tecnologia, tanto per gli adulti come per i più giovani.
È proprio da una tecnologia “impazzita” che prende il via questa storia, anche se il vero cuore del racconto sono gli esseri umani protagonisti, e come reagiscono agli scossoni di un mondo che sta improvvisamente crollando. Come vedremo in questa recensione de Il mondo dietro di te, a rendere così convincente il film di Esmail sono principalmente i suoi interpreti, un cast in grande spolvero – di cui fanno parte Julia Roberts, Mahershala Ali, Ethan Hawke, Myha’la Herrold e Kevin Bacon – capace di catturare e trascinare lo spettatore. Trattandosi di una storia principalmente ambientata tra le mura di una casa, in cui i protagonisti si mettono a nudo e “reagiscono” al disastro imminente, chi guarda si fa coinvolgere in quanto sta accadendo attraverso gli sguardi, i dialoghi, gli scatti d’ira. Ed è così che ci troviamo insieme a loro, a chiederci che cosa faremmo in una situazione simile che, più la narrazione prosegue, meno ci sembra irrealistica e lontana da noi.
La trama: una vacanza che si trasforma in un incubo
La cinica pubblicitaria Amanda (Julia Roberts) e il caloroso e amichevole Clay, professore universitario interpretato da Ethan Hawke, decidono di lasciare New York per un’improvvisata vacanza sulle spiagge di Long Island. Con loro ci sono i figli: l’adolescente Archie (Charlie Evans) e la piccola Rose (Farrah Mackenzie), interessata solo a terminare la sua serie TV del cuore, Friends. Amanda ha affittato una splendida casa vicino al mare, dove i quattro si recano subito dopo essere arrivati: è qui che le cose cominciano a farsi strane, un’enorme petroliera si incaglia a pochi metri da loro, costringendoli ad interrompere in fretta e furia il loro pomeriggio al sole. Tornati a casa si accorgeranno che il wi-fi di casa non funziona, e che tutti i loro device sono ormai inutilizzabili. Poco male, il forzato isolamento gli permetterà di godersi ancora di più il tempo passato insieme.
Ma le cose prendono una piega ancor più inaspettata quando un’uomo, G.H. Scott (Mahershala Ali), e sua figlia Ruth (Myha’la), presentandosi come coloro che hanno affittato la casa ad Amanda, chiedono di poter passare li la notte dopo che un’improvviso blackout ha gettato nel panico New York. Amanda e Clay li accolgono in casa e, ben presto, il gruppo si renderà contro che dietro a ciò che ha colpito la città, ma anche alla ragione per cui il wi-fi e addirittura i telefoni satellitari hanno smesso di funzionare c’è qualcosa di ben più terrificante di quello che avrebbero mai potuto immaginare…
Una storia che ci parla di noi
A visione iniziata, viene subito in mente un cult cinematografico degli ultimi anni, Noi di Jordan Peele, che pur partendo da premesse piuttosto diverse e tendendo molto più marcatamente verso il genere horror, parla proprio di una vacanza finita male, in cui una famiglia come tante si trova ad affrontare difficoltà inaspettate. Anche in questo caso, come vi anticipavamo in apertura, l’apocalisse imminente è l’occasione ideale per puntare il dito contro la società in cui viviamo ma anche per guardarci dentro, scoprendo i lati più oscuri – ma non solo! – degli esseri umani.
Nel suo raccontare la fine del mondo su “piccola scala”, dalla prospettiva di poche persone che si ritrovano isolate e “lontane” dagli scoppi di violenza, Esmail si prende il giusto tempo per imbastire un approfondito studio dei personaggi, mettendone in scena pregi e difetti, e rendendoli nei loro chiaroscuri ancor più affascinanti ed “umani”. Ci rendiamo conto della portata di quello che sta accadendo, il film è infatti ricco di indizi che ci fanno intuire l’enormità del disastro imminente, dalla petroliera che si incaglia sulla spiaggia agli animali che cambiano rotte migratorie. I protagonisti devono interpretare questi misteriosi segnali, cercando di capire che cosa sta succedendo e trovare la giusta strategia per reagire: lo spettatore è costretto a mettersi nei loro panni, perchè le informazioni che ci vengono date sono quasi le stesse di cui sono in possesso i protagonisti. E, per tutto la durata del film, la domanda che ci poniamo in continuazione è la stessa: che cosa faremmo noi in una situazione come questa?
Il cast perfetto per questa storia
Sempre come vi accennavamo in precedenza, a convincere maggiormente de Il mondo dietro di te, sono le interpretazioni dei protagonisti, sia prese singolarmente sia per come si adattano le une alle altre. Julia Roberts è – inaspettatamente – perfetta nel ruolo di una madre cinica e sospettosa, mentre Ethan Hawke riesce benissimo nel ruolo del padre-amico, un intellettuale che (pur insegnando comunicazione all’Università) si dichiara poco interessato al mondo della tecnologia e del digitale. Questi caratteristiche della loro personalità non sono mai però completamente predominanti, non li trasformano in personaggi bidimensionali, e ognuno dei due mostra, man mano che il racconto prosegue, diversi strati e una ricchezza emotiva sempre maggiore.
A colpire di più, però, è il personaggio di Mahershala Ali, estremamente affabile ed affascinante e che, suo malgrado, si ritrova ad essere ospite in casa propria; Ali con il suo G.h. è ancora una volta capace di rubare la scena. È ovviamente tramite il suo personaggio che temi come razzismo e classismo fanno capolino nella sceneggiatura. Non a caso, quando Amanda esprime i propri dubbi a lasciare entrare in casa G.H. e sua figlia, una delle prime cose che dice è: “Magari conoscono così bene la casa perché ci lavorano come domestici”. E qui torna in mente Jordan Peele, quando con il suo Scappa – Get Out si scagliava contro quell’America liberale e falsamente aperta e tollerante: ovviamente le premesse in questo caso sono completamente diverse, ma è evidente come Clay e soprattutto Amanda si straniscano (e mal digeriscano) il successo lavorativo e la ricchezza di un uomo – nero – come G.H.
Una regia davvero ispirata
La regia di Sam Esmail sfrutta movimenti di macchina inaspettati (spesso ci ritroviamo “a testa in giù”, ribaltando la prospettiva) e inquadrature decentrate ed asimmetriche per evidenziare ancor di più la situazione “anormale” e terrificante in cui si ritrovano i protagonisti. Esmail ci porta dentro la sua storia, “sentiamo” con grande chiarezza quello che provano i protagonisti e, per quanto assurde, alcune delle loro reazioni finiscono per sembrarci più naturali che mai: l’esempio perfetto è l’arco narrativo della piccola Rose, che nel bel mezzo del disastro in corso trova il modo di terminare la sua serie del cuore. Non paragonando ovviamente la situazioni, ma quanti di noi si rifugiano, durante i momenti più difficili, nel confort di un prodotto TV conosciuto ed amato?
Il film di Esmail sviluppa una pluralità di spunti, dalla crisi ambientale e climatica a quella creata dalle divisioni intrinseche nella società in cui viviamo, fino al ruolo sempre più predominante che la tecnologia ricopre nelle nostre vite. Quando non riusciamo a fare “praticamente niente senza il nostro cellulare e il GPS” (come dichiarerà ad un certo punto il personaggio di Ethan Hawke), quanto sarebbe semplice creare il caos e far crollare il mondo per come lo conosciamo? Esmail da il meglio di sé nel raccontare la fine del mondo, e lo fa portando sullo schermo del nostro televisore una storia “piccola”, spaventosamente vicina a noi e terribilmente realistica.
La recensione in breve
Il mondo dietro di te racconta una fine del mondo realistica, "vicina", e per questo ancor più terrificante. Tra i pregi del film una sceneggiatura solida, la regia ispirata di Sam Esmail e il cast di grandi interpreti.
- Voto CinemaSerieTV