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Home » Film » Recensioni film » Il signore delle formiche, recensione: un processo all’amore

Il signore delle formiche, recensione: un processo all’amore

La recensione de Il signore delle formiche, il film di Gianni Amelio che racconta la storia vera del processo ad Aldo Braibanti.
Carlotta DeianaDi Carlotta Deiana7 Settembre 20226 min lettura
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Il signore delle formiche: una scena
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Il film: Il signore delle formiche. Regia di Gianni Amelio. Cast: Luigi Lo Cascio, Elio Germano, Sara Serraiocco.
Genere: drammatico. durata: 136 minuti. Dove l’abbiamo visto: alla Mostra del Cinema di Venezia 2022

Trama: Negli anni Cinquanta Aldo Braibanti è un poeta e intellettuale omosessuale la cui storia d’amore con un suo allievo, Ettore, verrà improvvisamente troncata dalla famiglia di lui. L’uomo verrà poi processato per plagio, con l’accusa di aver traviato il giovane amante.


Come in Italia, in passato, gli omosessuali potessero essere puniti dalla legge (senza che, però, la parola omosessualità fosse mai citata nel codice penale) e fossero vittime di terapie di conversione, è un triste tassello della nostra storia che – se trattato nel modo giusto – può risultare estremamente attuale, stimolando una conversazione ad oggi ancora fondamentale. Gianni Amelio, per il suo nuovo film presentato in concorso a Venezia 79, parte da un caso di cronaca piuttosto conosciuto, quello che vede un intellettuale e poeta italiano, Aldo Braibanti, essere accusato, tra gli anni Cinquanta e Sessanta, di aver “plagiato” un suo giovane allievo. Il termine “plagio” è proprio quello che viene utilizzato, in sede di processo, per sottintendere (senza mai dirlo apertamente, lo ribadiamo), l’accusa di omosessualità, e che – questa è la versione che è stata portata in tribunale – Braibanti avesse costretto il ragazzo a una serie di rapporti.

Inutile dire come una storia di questo tipo offra diversi spunti e punti di vista da esplorare: come vedremo in questa recensione de Il signore delle formiche, Amelio per il suo film si concentra sulla figura del protagonista, raccontando la storia d’amore che lo legava al suo giovane allievo, un rapporto costruito, inizialmente, solo sul piano intellettuale e sfociato poi in un relazione fisica.

Scegliere di porre l’accento sui sentimenti, in questo caso, ha però il risultato di imbastire una narrazione che risulta un po’ frammentaria, e che pone in secondo piano alcuni elementi che forse sarebbe stato più interessante approfondire. Il film sarebbe stato più coinvolgente, a nostro parere, se si fosse fatta una più estesa ricostruzione del processo, dell’impatto che il caso ebbe sull’Italia dell’epoca (o sul suo panorama politico, visto che Braibanti era stato una figura di spicco del PC) o se si ci fosse soffermati un po’ di più, oltre a una sola sequenza di pochi minuti, sulle terapie a cui i giovani omosessuali venivano sottoposti per essere “convertiti”. Un film che, pur concentrandosi sul lato sentimentale della vicenda, fatica ad emozionare veramente, forse perché incapace di farci respirare davvero il contesto sociale, culturale e politico degli anni in cui la vicenda è avvenuta.

La trama: l’amore tra Aldo ed Ettore

Una scena de Il signore delle formiche

Aldo (Luigi Lo Cascio) è un poeta e un intellettuale appassionato di mirmecologia, ossia lo studio della vita delle formiche. L’uomo si innamora del giovane Ettore (Leonardo Maltese), amante della letteratura e della poesia quanto lui. Per un breve periodo i due riescono a vivere in pace la loro storia d’amore, trasferendosi dalle campagne dell’Emilia Romagna a Roma, ma poi la madre e il fratello di Ettore lo rintracciano e lo riportano a casa. Da questo momento la vita dei due prende una svolta drammatica: Aldo verrà accusato e processato per plagio, ossia per aver traviato il giovane Ettore, che a sua volta sarà sottoposto (per volontà della famiglia) a una serie di dolorose terapie di conversione.

A seguire il caso fin dai primi giorni del processo c’è Marcello (Elio Germano), un giornalista dell’Unità che prende a cuore la vicenda e si impegna per attirare l’attenzione dei suoi lettori su quello che sta accadendo ad Aldo.

Vivere il contesto

Una scena de Il signore delle formiche

Come vi anticipavamo uno dei difetti del film è proprio la sua incapacità di trasportare lo spettatore nella realtà storica in cui è ambientato, ossia l’Italia degli anni Cinquanta e Sessanta. La messa in scena è limitata a poche location, se non in poche scene (una delle poche è quella in cui Aldo ed Ettore partecipano a una festa a Roma) non si percepisce mai l’atmosfera di quel periodo, il fervore del Dopoguerra. Tutto risulta particolarmente spoglio, vago; una scelta probabilmente voluta, finalizzata a concentrare l’attenzione sul nascente sentimento tra Aldo ed Ettore, sulla delicatezza e la profondità dell’amore che li lega, ma che va a discapito del coinvolgimento di chi guarda, che fatica a ritrovarsi nel contesto da cui il film prende il via.

La storia sarebbe risultata forse più efficace e coinvolgente se si fosse dedicato più tempo ad alcuni passaggi della trama che vengono volutamente trascurati: da una parte l’impatto sociale e culturale che il caso di Braibanti ha avuto sull’Italia dell’epoca (fece infatti scoppiare la scintilla che portò poi all’abolizione delle leggi sul plagio), dall’altra ci sarebbe piaciuto che il processo venisse rappresentato e approfondito in maniera diversa, che fosse un tassello importante della trama, e di cui invece vediamo esclusivamente le deposizioni di Aldo ed Ettore. Per quanto riguarda quest’ultimo, poi, sarebbe stato importante esplorare maggiormente l’esperienza da lui vissuta in clinica, dove i genitori lo hanno mandato per “curare” la sua omosessualità. Un percorso traumatico e violento a cui tanti giovani di allora venivano sottoposti, senza ovviamente riuscire a “guarire”, ma anzi venendo segnati a vita e cambiati irrimediabilmente.

Un cast ricchissimo

Il signore delle formiche: una scena

Non possiamo che chiudere questa recensione spendendo qualche parola sul cast del film: a distinguersi come è logico aspettarsi sono Elio Germano, in un ruolo tutto sommato minore ma in cui l’attore risulta estremamente convincente, e il protagonista, Luigi Lo Cascio, che però – a causa di una sceneggiatura i cui dialoghi non sono caratterizzati da una particolare autenticità e scioltezza – non riesce sempre a infondere la naturalezza necessaria al suo personaggio. Lo Cascio, comunque, ci fa percepire il tormento vissuto da Aldo lavorando sempre in sottrazione, dosato tanto nelle parole come nell’esprimere le proprie emozioni. Addirittura nella scena del processo, in cui viene incalzato dalle domande del giudice, l’uomo si trincera in un assoluto mutismo, permettendoci però, con i suoi sguardi e con la trattenuta mimica facciale, di comprendere il grande disagio che sta provando.

Amelio porta sul grande schermo una storia che meritava di essere raccontata e, a visione ultimata, ci resta un po’ l’amaro in bocca nel valutare quanta strada resti ancora da fare perché tutti condividano i medesimi diritti civili: Il signore delle formiche si prende la responsabilità di trasmetterci un messaggio importante, puntando il riflettore su tematiche di indiscutibile attualità. Non possiamo fare a meno di chiederci, però, se il regista abbia utilizzato il giusto linguaggio con cui raccontare questa storia, e se il film avrà il giusto impatto sulle coscienze degli spettatori che il resoconto della vicenda di Braibanti meriterebbe.

La recensione in breve

6.0 Insipido

Il signore delle formiche racconta un caso importante per la storia del nostro Paese, ponendo l'accento sul sentimento tra i due protagonisti ma trascurando il contesto storico e le ambientazioni. Sempre convincenti e in parte Luigi Lo Cascio ed Elio Germano.

  • Voto CinemaSerieTV 6.0
  • Voto utenti (1 voti) 6
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