Il film: In The Land of Saints and Sinners. Regia: Robert Lorenz. Cast: Liam Neeson, Kerry Condon, Ciarán Hinds. Genere: Thriller. Durata: 106 minuti. Dove l’abbiamo visto: al Festival di Venezia 2023.
Trama: Il sicario Finbar Murphy è pronto a ritirarsi dalla professione. Quando però la cittadina dove vive è minacciata dall’arrivo di alcuni fuggiaschi, l’uomo torna a imbracciare un’ultima volta il fucile.
Per fare un film solido non c’è bisogno di strafare. Basta mettere i giusti tasselli negli giusti spazi del puzzle. Ecco, The Land of Saints and Sinners è un film solido. Fa le cose giuste al momento giusto. Soprattutto non fa il passo più lungo della gamba e lavora con mestiere sugli stilemi del genere di riferimento. Lo dirige Robert Lorenz, alla sua terza regia dopo una lunga carriera da produttore e su sceneggiatura di Michael McNally e Terry Loane, ed è stato presentato in anteprima nella sezione Orizzonti Extra dell’80esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Approfondiamo in questa recensione di In The Land of Saints and Sinners.
La trama di In The Land of Saints and Sinners
Irlanda, anni Settanta. Sono gli anni degli attentanti dell’IRA, delle tensioni tra Irlanda del Nord e Inghilterra. Morte e politica danzano a braccetto a non poi così tanti chilometri di distanza dalla piccola cittadina costiera di Glencolmcille. Qui vive e lavora Finbar Murphy (Liam Neeson, che collabora ancora una volta con Lorenz dopo il precedente The Marksman), ma il suo lavoro non è un lavoro come tutti gli altri. Di professione fa l’assassino, il sicario su commissione.
Ma di seppellire cadaveri sotto un albero pare non averne proprio più e quindi decide di ritirarsi. Tutto sembra filare liscio: il suo capo non gli fa questioni (Colm Meaney) e c’è qualcuno che può prendere il suo posto (Jack Gleeson, che i più riconosceranno dai tempi di Game of Thrones nei panni del non simpaticissimo Joffrey Baratheon). Quando però arrivano nel villaggio dei membri fuggiaschi dell’IRA, capitanati da una donna risoluta e ruvida (Kerry Condon), le cose precipitano rapidamente e Finbar è costretto a imbracciare di nuovo il fucile.
Un western in salsa irlandese
La linea narrativa di In The Land of Saints and Sinners è tanto essenziale quanto funzionale a innescare gli eventi che fanno precipitare la quiete di un posto dove nulla sembra mai accadere. Un piccolo buco nell’entroterra brullo della brughiera irlandese, che Lorenz riprende in campi lunghi e accarezza sfiorandone il verde fino a scivolare dalle coste a strapiombo sul mare.
In The Land of Saints and Sinners a partire da questi ambienti spogli, dove tra un’abitazione e l’altra ci sono campi aperti e strade impolverate, pare quasi assumere i toni del western. C’è anche una sorta di saloon dove ci si ritrova a fine giornata, al di fuori del quale si consumerà poi, a un certo punto, una grande e violenta sparatoria. È un film costruito tutto sui caratteri e sugli archetipi: il giustiziere che torna alle armi per vendicare e proteggere, i banditi che arrivano a turbare la pace, lo sceriffo che contro questa invasione può poco o nulla (Ciarán Hinds).
Ed è proprio in virtù di questo che si dice che In The Land of Saints and Sinners è un film solido, che prende un modello rodato da decenni di storia del cinema e lo riconfigura altrove, con tanti volti locali e una voglia di fare le cose in modo sano, puntuale, dedito al puro desiderio d’intrattenimento.
Un film piccolo, ma con grandi attori
Sceneggiatura a parte, gran parte del lavoro è infatti poi affidata nelle mani e nelle espressioni degli interpreti. E non serve nemmeno ricordare la caratura di molti di questi, a partire da un Liam Neeson oramai sempre più abituato a vestire i panni dell’uomo a cavallo tra il bene e il male, dalla moralità grigia e dall’umore un po’ abbacchiato. Il vero contrappunto del film è però nella performance di Kerry Condon, che dopo aver conosciuto per bene nel ruolo deciso e tenero ritagliatole da Martin McDonagh ne Gli spiriti dell’isola, arriva con un personaggio a tratti detestabile, vero e proprio villain dall’arma sempre salda in pugno e dal grilletto per niente timido.
E i due danno il via a un gioco del gatto e del topo fatto di inseguimenti, depistaggi, confronti alla luce del sole e morti ammazzati, scandito dai rintocchi di una regia consapevole che non si risparmia anche lo scendere nella violenza più cruda quando si alzano i ritmi della tensione. In The Land of Saints and Sinners non è qui per reinventare nulla e lo sa bene. E quindi da buon film di genere sa che dalle traiettorie del genere deve attingere e limitarsi a riposizionare, confezionando un’opera pulita, gradevole ed efficace.
La recensione in breve
In The Land of Saints and Sinners è un'opera solida perché consapevole di non dover reinventare nulla. Gioca con il genere e si fa gradevole western ambientato nelle lande irlandesi, con un parco attori di grande qualità.
- Voto CinemaSerieTV