Il film: Io Capitano, del 2023 Regia: Matteo Garrone. Cast: Seydou Sarr, Moustapha Fall, Issaka Sawagodo. Genere: Drammatico. Durata: 121 minuti. Dove l’abbiamo visto: In anteprima al Festival di Venezia.
Trama: I giovani senegalesi Seydou e Moussa lasciano Dakar con la speranza di raggiungere l’Europa. Inizia un viaggio spietato, un’odissea infernale nel tentativo di raggiungere il Mediterraneo e le coste italiane…
A quattro anni dal successo di Pinocchio, Matteo Garrone torna sugli schermi con un’ambiziosa coproduzione italo-belga, e per la prima volta in carriera fa il suo debutto alla Mostra internazionale di arte cinematografica di Venezia.
L’autore, ormai un habitué della Croisette di Cannes, questa volta ha scelto il Lido per raccontare una storia intensa e scomoda, che dà voce all’inferno dei migranti a partire dalle reali testimonianze di alcuni giovani senegalesi sopravvissuti appena qualche anno fa a un folle viaggio della speranza.
Dalla miseria del Senegal alle roventi sabbie del Sahara, e dalle disumane torture dei campi libici alla drammatica traversata del Mediterraneo a bordo dei barconi, la storia sembra evocare le peripezie di un Ulisse contemporaneo.
A differenza dell’eroe omerico e dei suoi compagni, tuttavia, i due giovanissimi e ingenui protagonisti di Io Capitano non lottano per tornare a casa dalle proprie famiglie, bensì abbandonano i propri cari per intraprendere un pericoloso cammino alla volta dell’ignoto, alla disperata ricerca di una speranza.
Ecco la nostra recensione di Io Capitano, tra dramma, avventura e denuncia politica…
La trama: la disperata impresa del giovane Seydou
Il 16enne Seydou è stanco di vivere nella povertà di Dakar, e sogna di intraprendere una nuova vita in Europa.
A trasmettergli quell’idea è stato suo cugino Moussa, con il quale ha faticosamente raccolto un’enorme somma di denaro per pagare il viaggio attraverso il deserto.
Lasciare il Senegal di soppiatto, però, significa anche lasciarsi alle spalle sua madre senza neppure salutarla, dal momento che la donna si rifiuta anche solo di sentir parlare dell’argomento. Dopo molti tentennamenti, Seydou prende questa drammatica decisione e parte insieme a Moussa alla volta del Mali senza sapere quel che lo attende. A ogni tappa del suo viaggio, i due ragazzi dovranno fare i conti con violenti uomini armati che li ingannano, li derubano dei loro risparmi con la forza e li minacciano.
Come se non bastasse, durante la traversata del Sahara si ritroveranno anche costretti a lottare per la vita nel cuore del deserto, tra sabbie che celano a malapena i cadaveri di altri sventurati che hanno tentato la stessa sorte.
Una tragica scelta sbagliata li costringerà a separarsi al confine della Libia, dove Seydou verrà brutalmente incarcerato dalle milizie locali: privo di qualsiasi punto di riferimento, il ragazzo dovrà affrontare ogni genere di tortura e abuso per mano dei ribelli, fino a ricevere un aiuto inaspettato.
Tra sorprese ed evoluzioni impreviste, il suo viaggio lo condurrà al porto di Tripoli, dove scoprirà che l’unica possibilità a sua disposizione per raggiungere l’Italia consiste nel guidare un barcone per conto di un gruppo di trafficanti senza scrupoli. Essendo 16enne, infatti, in caso di sbarco sulle coste della Sicilia il giovane capitano non potrà essere arrestato dalla polizia italiana…
Il grande ritorno di Matteo Garrone
Dopo alcuni film obiettivamente mal riusciti – o quantomeno sottotono – Matteo Garrone ritrova lo slancio registico e la visione d’autore che avevano contraddistinto la prima parte della sua carriera.
La narrazione di Io Capitano è molto solida e fortemente incardinata sull’archetipo del viaggio: tutte le sequenze risultano ben bilanciate e i tempi della narrazione sono gestiti sapientemente, regalandoci così non soltanto un film di denuncia, ma anche un’avventura toccante e avvincente.
Il focus narrativo e cinematografico posto sul giovane Seydou è molto forte, e ci permette di stabilire un profondo rapporto empatico con i suoi sogni e le sue paure.
Sempre concentrato sul suo protagonista e sulla sua personale odissea, Garrone non intende strafare, azzardando visioni corali di insieme, sovrainterpretazioni o sottotesti politici: la sua regia ha il grande merito di restringere il campo sulla sola storia che intende narrare, evidenziando nel migliore dei modi con una cura davvero certosina dell’immagine e della messa in scena.
Menzione d’onore per le due sequenze oniriche che emergono nel corso del racconto, e che ci conducono nel cuore stesso del protagonista, mediante sprazzi di linguaggio fantastico mai fini a se stessi, che, anzi, rappresentano la vera chiave di volta nell’esplorazione dell’anima di Seydou.
Fotografia d’autore
Le impressioni che emergono fin dalla visione del primo trailer del lungometraggio sono corrette: Io Capitano è un film caratterizzato da un’eccellente fotografia, che riesce a utilizzare nel migliore dei modi i colori e la composizione dell’immagine sullo schermo per regalarci un’opera non soltanto ben scritta, ma anche di sicuro impatto visivo.
Colori, paesaggi, primi piani, sequenze notturne: sono davvero molti i fotogrammi del film che emergono dal flusso della storia e lasciano il segno, regalandoci istantanee potenti e indelebili.
A esaltarle contribuisce anche una colonna sonora efficace e intensa, che riesce a sottolineare nel migliore dei modi la nitidezza dell’immagine.
Una porta aperta verso lo spettatore
Molto convincente è anche la chiusura del racconto: pur non intendendo svelarvi anzitempo l’epilogo del film, non possiamo non enfatizzare come la scelta del regista di troncare la narrazione nel bel mezzo di una determinata sequenza abbia il grande merito di lasciare aperta una finestra preziosa, che collega la finzione con la realtà e il passato con la più stretta attualità.
Io Capitano lascia la porta aperta e non conclude la propria storia perché quello del Mediterraneo è un dramma irrisolto, che è destinato a proseguire sui giornali e sui notiziari di ogni giorno ancora per molti anni: è così che Garrone lascia la propria elegante denuncia d’autore, invitando lo spettatore a proseguire il racconto in prima persona, uscendo dall’indifferenza e seguendo con la medesima partecipazione anche quel che accade nel mondo reale.
Un finale aperto, quello di Io Capitano, che ha la chiara forma di un appello, un dito indice teso verso lo spettatore e la sua coscienza.
Con l’irrompere dei titoli di coda, veniamo ridestati dalla narrazione e riportati alla realtà con un drastico invito all’azione: l’ombra della sala si sta diradando, e non c’è più spazio per nascondersi.
La recensione in breve
Con la potenza delle immagini di Io Capitano, Garrone ritrova la propria voce d'autore e la mette al servizio di una storia semplice e potente, capace di interpellare direttamente i suoi spettatori.
- Voto CinemaSerieTv